Se in Italia siamo alle prese con firme false ed elezioni contestate, anche in Germania nelle ultime ore si è scatenato un uragano sul famoso premio auto dell’anno: il loro Adac, l’Automobil Club tedesco con oltre 19 milioni di iscritti, ha ammesso di aver fornito cifre false sul concorso per l’elezione dell’auto più amata dell’anno dai tedeschi, che è risultata essere ancora la Volkswagen Golf. Michael Ramstetter, responsabile della comunicazione dell’Adac e direttore di ‘Motorwelt’, la rivista dell’Automobil Club inviata gratuitamente a tutti gli iscritti, si è dimesso da tutte le sue funzioni, dopo aver ammesso che i voti ottenuti dalla Golf come auto dell’anno da parte dei lettori sono stati solo 3.409, non 34.299 come comunicato ufficialmente. L’Adac ha spiegato che l’errore ha riguardato “solamente” il numero assoluto di voti assegnati alla vettura premiata, mentre la classifica riguardante tutte le auto in concorso è rimasta invariata.
A rivelare lo scandalo era stato nei giorni scorsi un articolo della ‘Sueddeutsche Zeitung‘, smentito inizialmente dall’Automobil Club di Monaco di Baviera.
Da Wolfburg è arrivato un comunicato in cui si spiega che all’Adac “bisogna dare la possibilità di spiegare i fatti”, anche se ci si chiede quanto possa valere un riconoscimento ottenuto con una procedura del genere. “Continuiamo ad essere convinti che la Golf è l’auto più amata dai tedeschi”, spiega il colosso di Wolfsburg, mentre un portavoce della Bmw chiede all’Adac “una completa chiarezza sui fatti”. La Daimler non si sbilancia, precisando di non voler commentare i procedimenti interni al più potente Automobil Club europeo, la cui dirigenza afferma in un comunicato di non essere “mai stata al corrente in alcun momento delle irregolarità sulla scelta dei lettori” della sua rivista. Polemico il commento arrivato dall’associazione concorrente, l’Automobil Club Europa (Ace), in cui si spiega che per sapere quale sia davvero l’auto più amata basta solo andare a guardare le cifre riguardanti le vendite, “a fronte delle quali tutto il resto è solo una messinscena”.