Maserati Modena: il viaggio nella storia della fabbrica che ha scritto il mito del Tridente

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16 dicembre 2025, 17.22
Maserati Stabilimento Viale Ciro Menotti Modena Autoappassionati
“La GranTurismo è tornata a casa”. Questo è stato il messaggio con il quale Maserati ha accompagnato il passaggio della produzione della sportiva della Casa del Tridente da Mirafiori allo storico stabilimento Maserati di Modena. Aperta ufficialmente nel 1940, la fabbrica di Viale Ciro Menotti è uno degli stabilimenti per la produzione automobilistica più longevi ancora in attività, che fin dalla sua apertura ha visto avvicendarsi tra le sue linee produttive tutti i modelli Maserati più importanti della sua storia, dalle vetture di Formula 1 degli anni ’50 alle attuali sportive della Casa, la famiglia MCPura e la GranTurismo.
Il ritorno della Tipo 189, il progetto della seconda generazione della GranTurismo che include anche la GranCabrio e l’elettrica Folgore, e l’avvicinarsi del Centenario del Tridente, nato nel 1926 da un disegno di Mario Maserati, è il momento perfetto per fare un viaggio nella storia della fabbrica Maserati di Modena, che ha cambiato faccia diverse volte nel corso degli anni e ora è uno stabilimento che unisce all’attenzione artigianale, parte integrante della storia Maserati, l’utilizzo di tecnologie di ultima generazione.

La nascita dello stabilimento di Viale Ciro Menotti: l’era Orsi e il trasferimento da Bologna a Modena

La genesi dello stabilimento Maserati di Viale Ciro Menotti di Modena è da ricercarsi negli anni ’30 del Novecento. Nel 1937, infatti, i fratelli Ettore, Bindo ed Ernesto Maserati, orfani del fondatore Alfieri da qualche anno e in difficoltà economica, decisero di cedere la loro azienda ad Adolfo ed Omar Orsi, industriali modenesi nel settore dell’acciaio.
Durante i primi 10 anni dalla cessione, i fratelli Maserati restarono come consulenti, per poi aprire la loro officina, la OSCA, una volta terminati i 10 anni di consulenza, nel 1947. Nel frattempo, però, la piccola officina di Bologna diventò presto poco adatta alle ambizioni della nuova gestione, che alla produzione di prototipi e auto da corsa voleva affiancare delle automobili stradali capaci di unire lusso e sportività.
Maserati Modena Settore Macchine Utensili
Il settore Macchine Utensili all'interno dello stabilimento Maserati di Modena
Per questo, Adolfo Orsi decise di mettere a disposizione della sua nuova azienda dei terreni di sua proprietà nell’allora periferia di Modena, in una zona circondata da vigneti, oggi perfettamente integrata all’interno della città emiliana. I lavori iniziarono alla fine degli anni ’30, e il 1° gennaio del 1940 la nuovissima fabbrica Maserati aprì i battenti nell’entusiasmo generale.
In un periodo nel quale Ferrari era ancora lontana dalla nascita (sarebbe stata fondata a Maranello solamente 7 anni dopo), Lamborghini era ancora concentrata sulla produzione agricola e solo le grandi del Nord come Alfa Romeo, Lancia e FIAT rappresentavano l’Italia nel mondo dell’auto, Maserati si rilanciò al mondo come un vero, grande marchio italiano, e preparava il suo arrivo su strada con i suoi primi modelli di serie. All’orizzonte, però, arrivò la Seconda Guerra Mondiale, che scombinò tutti i piani previsti per la Casa del Tridente. Fino al 1945, infatti, la fabbrica di Viale Ciro Menotti si convertì all’industria bellica, producendo motocarri elettrici e accumulatori, e dopo la fine del conflitto la famiglia Orsi cominciò a mettere in piedi il piano per l’atteso rilancio dell’azienda.

L’epoca d’oro di Maserati: tra sportive stradali e Formula 1

Dopo un paio d’anni di assestamento, Maserati decise di tornare dove aveva lasciato per l’impegno bellico. Prima del conflitto, infatti, la leggendaria Maserati 8CTF (ancora assemblata a Bologna) riuscì a vincere per due volte consecutive la 500 Miglia di Indianapolis nel 1939 e 1940, facendo conoscere in tutto il mondo il Tridente e il nome Maserati.
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La Maserati A6 1500 del 1947, la prima vettura stradale prodotta dalla Casa modenese
Forte di questo successo, la Casa (ormai) modenese lanciò nel 1947 la sua prima vettura stradale, la Maserati A6 1500, una coupé elegante e raffinata, disegnata da Pininfarina e con meccanica derivata dall’esperienza in pista del Tridente.
Considerata la prima esponente moderna di un tipo di vetture che darà grandi soddisfazioni a Maserati, ovvero le gran turismo, la A6 1500 diede vita alla produzione stradale che, dal 1947 ad oggi, ha sempre avuto spazio in Viale Ciro Menotti. Complice il successo della A6, Maserati decise di ritornare nelle competizioni ammodernando la 4CL, monoposto di successo degli anni ’40, e lanciando la 4CL/50, vettura che permise a Maserati di partecipare alla prima edizione del Campionato del Mondo di Formula 1 del 1950.
Reparto Corse
La produzione delle vetture da corsa a marchio Maserati avveniva nel Reparto Corse, a breve distanza dalla linea delle vetture di serie.
La svolta arrivò con la Maserati 250F, che partecipò al Mondiale di Formula 1 tra il 1954 e il 1960. Dotata di un motore 2.5 sei cilindri in linea da 240 CV, cambio a 5 marce e un sistema di accensione a doppia candela, la 250F debuttò con una vittoria al Gran Premio d’Argentina del 1954 guidata dall’asso Juan Manuel Fangio, e con il campione argentino e altri grandi piloti come Stirling Moss alla guida (che la definì la “migliore auto mai guidata in tutta la carriera), la Maserati 250F vinse due Mondiali di Formula 1, il primo nel 1954 e il secondo nel 1957, sempre con Juan Manuel Fangio.
Nel frattempo, ai successi in pista seguirono quelli nella produzione di serie, con modelli iconici come la meravigliosa A6G (che utilizzava alcune delle tecnologie derivate dalle corse, come la doppia accensione) e una fama sempre maggiore nella produzione di Gran Turismo come la 3500 GT, la prima ad essere definita con il nome Gran Turismo anche dalla stessa Casa di Modena.
Maserati3500GT
La splendida Maserati 3500 GT, la prima Gran Turismo della Casa del Tridente
Proprio la 3500 GT portò ad un cambio netto di rotta da parte della Casa di Viale Ciro Menotti. Fino alla A6G, infatti, la produzione di automobili di serie Maserati avveniva in maniera totalmente artigianale, con tutti i processi eseguiti a mano e con una produzione di 2-3 vetture al mese. Basti pensare che una delle vetture più eleganti del periodo, la A6G Frua Spider (della quale trovate un video dedicato sul canale YouTube di Autoappassionati), è stata prodotta in soli 9 esemplari, ed era la prassi per la Maserati dell’epoca.
Omer Orsi, l’allora patron della Maserati, capì che stava nascendo un nuovo mercato per vetture di lusso, dalla cilindrata elevata, capaci di offrire comodità, prestazioni e una dinamica di guida facile, adatta anche ai clienti che non fossero veri piloti. La svolta, però, arrivò a livello di produzione: la 3500 GT doveva essere prodotta in numero molto maggiore, con l’obiettivo di raggiungere presto le 2 vetture al giorno. Disegnata da Touring e dotata di un 3.5 sei cilindri da 230 CV, la 3500 GT e le vetture da lei derivate, la Mistral e la Sebring, furono un autentico successo, capaci di raggiungere tra il 1957 e il 1964 le 3.800 unità prodotte complessive.
Linee montaggio
Le linee di montaggio di Maserati negli anni '60: si possono vedere tutti i modelli di GT della Casa di Modena
La fabbrica di Viale Ciro Menotti, così, cominciò ad ampliarsi, e diventò una vera e propria eccezione, capace di produrre sia automobili da corsa, comprese le monoposto di Formula 1, che vetture stradali di lusso, unendo queste due anime in una singola realtà industriale. La Maserati che vinceva nelle competizioni otteneva un grande successo anche su strada, dove accolse il favore di clienti facoltosi come lo Scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi, il quale, richiedendo un po’ più di potenza alla sua 3500 GT, fece nascere la prima Maserati V8 stradale, la 5000 GT.

Dalla Quattroporte all’epoca Citroen

Un’altra intuizione della Maserati fu quella di creare un altro segmento di mercato, quello delle berline di lusso ad alte prestazioni. All’epoca, infatti, c’erano solamente tre grandi produttori di berline di alta gamma, ovvero Lancia, Jaguar e Mercedes-Benz. Tutte producevano dei modelli con grandi motori e prestazioni notevoli, ma nessuna univa il lusso di una berlina con le prestazioni e il piacere di guida di una Gran Turismo. Nata da un’idea del giornalista sportivo Gino Rancati, nel 1963 Maserati presentò al Salone di Torino la prima Quattroporte, un altro modello che è diventato sinonimo del marchio del Tridente.
Caratterizzata da dimensioni esagerate per l’epoca (5,00 metri), di uno stile elegante ma sportivo nato dalla matita di Pietro Frua e caratterizzata dal motore V8 della 5000 GT, aveva prestazioni esagerate per l’epoca (arrivava, secondo Maserati, a 230 km/h) e consolidò il blasone di Maserati nell’immaginario collettivo.
Reparto Lavorazioni Meccaniche
Nel Reparto di Lavorazioni Meccaniche venivano assemblati a mano tutti i motori delle vetture stradali e da corsa del Tridente
Nonostante i successi sportivi e le ottime vendite della divisione delle vetture stradali, complici dei debiti della famiglia Orsi la Casa del Tridente finì sull’orlo del fallimento. Per evitarne la dolorosa chiusura, nel 1968 Orsi cedette l’azienda alla francese Citroen, che entrò in Maserati prima con una joint-venture atta a produrre la stranissima Citroen SM (dotata di motori Maserati V6 prodotti a Modena) e poi come proprietaria, lanciando la prima Maserati prodotta sotto l’egida Citroen nel 1969 con la bellssima Indy, una GT a quattro posti con motore V8. Due anni prima, però, arrivò quella che è considerata una delle migliori Maserati mai prodotte, la Ghibli. Disegnata dalla torinese Ghia per la matita di un giovane Giorgetto Giugaro, la Ghibli poteva contare, oltre che su uno stile immediatamente apprezzato, su una meccanica raffinatissima, con cambio a 5 marce, motore V8 da 4.7 litri e 310 CV e una produzione di circa 1.275 esemplari tra il 1967 e il 1973.
Sotto l'egida Citroen arrivò anche la prima Maserati a motore centrale, la Bora, lanciata nel 1971 e seguita poi dalla Merak, versione con motore V6 derivato dalla Citroen SM della Bora. Il periodo Citroen è terminato con la seconda generazione della Quattroporte, vettura che ha segnato il definitivo addio a questa particolare joint-venture. La Quattroporte II fu sviluppata, con costi altissimi, sulla meccanica della SM, dotata quindi di sospensioni oleopneumatiche e, soprattutto, della trazione anteriore. La Quattroporte II non vide mai la luce, se non in pochi esemplari prototipali, segnando la fine dell’era Citroen.
Stabilimento Maserati
Lo stabilimento Maserati negli anni '60
Gli enormi costi di sviluppo e la crisi petrolifera del 1973, infatti, indebolirono totalmente Maserati, che venne posta in liquidazione da Citroen, anch’essa messa in ginocchio e incorporata nel 1976 da Peugeot, andando a creare il Gruppo PSA. Tutte queste vetture così diverse, comunque, videro la luce a Modena, nello stabilimento di Viale Ciro Menotti, che infatti abbandonò progressivamente la produzione sportiva per concentrarsi su quella stradale.

Il periodo De Tomaso: la fabbrica di Modena arriva a grandi numeri

L’era Citroen, caratterizzata da tanti alti e altrettanti bassi, terminò nel 1975: l’8 agosto di quell’anno, la Maserati passò sotto il controllo della GEPI, la finanziaria erede dell’IRI dedicata al salvataggio e alla rivalutazione di aziende in difficoltà. Il presidente? L’istrionico imprenditore italo-argentino Alejandro De Tomaso, proprietario dell’omonima azienda, che utilizzò l’esperienza fatta con la De Tomaso per realizzare vetture con piattaforma De Tomaso e motori Maserati.
La prima Maserati dell’era De Tomaso fu la Kyalami, derivata dalla De Tomaso Longchamp ma dotata del classico V8 Maserati. Dopo il lancio, nel 1979, della Quattroporte di terza generazione, la svolta per la Casa del Tridente arrivò nel 1982, con il lancio di un’auto che ha segnato, nel bene e nel male, la storia Maserati: la Biturbo.
La Biturbo è stata la prima automobile di grande serie ad avere, come indica il nome, un motore con doppio turbocompressore, nello specifico un V6 da 2.0 litri di cilindrata. Caratterizzata da dimensioni contenute (la Biturbo coupé è lunga 4,15 metri) e di un’impostazione meno lussuosa ed esclusiva, la Biturbo nacque per diventare la Maserati dei grandi numeri. La fabbrica di Viale Ciro Menotti venne adeguata, infatti, per sostenere una produzione di almeno 5.000 esemplari all’anno, un aumento enorme rispetto al migliaio di esemplari conteggiato negli anni precedenti. La Biturbo fu, al lancio, un vero successo, in quanto permetteva di mettersi in garage una Maserati, un brand dal blasone indiscutibile, a circa 22.000.000 di lire al lancio. Questa era la prassi della filosofia industriale di De Tomaso: produrre prodotti dall’alto valore d’immagine, con contenuti tecnici di livello assoluto e al prezzo competitivo, per aggredire il mercato mettendo in secondo piano ricerca, sviluppo e collaudo.
Maserati De Tomaso
La Biturbo, infatti, ebbe dei problemi di affidabilità piuttosto importanti dovuti alla fretta da parte di De Tomaso e dell’intera Maserati di portarla sul mercato. In più, i nuovi ritmi imponevano un periodo di adeguamento e di formazione del personale che, di colpo, si trovò ad avere una produzione quintuplicata, e per questo la qualità di produzione non era (e non poteva essere) la stessa delle Maserati artigianali di qualche anno prima. Il risultato fu un’auto dal grandissimo potenziale, che ottenne un successo di vendite importantissimo (con oltre 40.000 unità vendute è stata per decenni la Maserati più venduta di sempre) ma che non riuscì a risollevare l’azienda.
Dalla base della Biturbo, Maserati realizzò decine di modelli, dalle berline a quattro porte come la 420 alla rara Spyder, convertibile carrozzata da Zagato e prodotta negli stabilimenti di Terrazzano di Rho, passando per la Karif, la Shamal e la Ghibli, queste ultime dotate di un nuovo motore V8 biturbo. Parte della produzione della Biturbo, poi, è stata sostenuta dallo stabilimento Innocenti di Lambrate, altro brand del Gruppo De Tomaso, che si è occupata della produzione delle carrozzerie e della verniciatura.

L’arrivo di FIAT e Ferrari: come è cambiata Maserati Modena nel Terzo Millennio

Il periodo De Tomaso si è distinto per una grande prolificità, tanti modelli prodotti e un buon successo di vendite, e terminò 18 anni dopo l’acquisizione, nel 1993. Proprio nel 1993 De Tomaso venne colpito da una grave malattia che lo costrinse a cedere sia Innocenti che Maserati al principale Gruppo industriale automobilistico italiano: FIAT.
La Casa del Lingotto, così, diventò proprietaria di Maserati, per un periodo breve ma importante. Prendendo in mano il brand del Tridente, FIAT razionalizzò la produzione, terminando la produzione della famiglia Biturbo nel 1995 e affiancando alle Ghibli e Shamal l’unico modello sviluppato sotto la diretta egida FIAT, la Quattroporte IV. Realizzata sul pianale della Biturbo, la Quattroporte di quarta generazione è ad oggi la più piccola, leggera e abbordabile della storia del modello, disponibile con le ultime evoluzioni dei motori V6 e V8 Biturbo.
Fabbrica Maserati Modena Anni '90
La Quattroporte IV è stata un modello molto importante, in quanto ha riportato, insieme alle altre “redivive” dell’era De Tomaso, la produzione interamente a Modena. La fabbrica Innocenti di Lambrate, infatti, ritornò ad uso esclusivo del marchio milanese (che chiuse definitivamente i battenti nel 1998), e così l’intero iter produttivo Maserati ritornò a casa, in Viale Ciro Menotti. La Quattroporte venne rivista completamente nel 1998 con il lancio della Quattroporte Evoluzione, riveduta e corretta dal nuovo proprietario della Casa di Modena: Ferrari. Proprio l’acerrima nemica degli anni ’50 e ’60, quella Ferrari che, da Maranello, voleva lo scettro di Casa modenese celebre in tutto il mondo, diventò l’alleata principale del Tridente, quella che, col senno di poi, riuscì a rilanciare le ambizioni di Maserati in tutto il mondo.
Maserati3200GT
Il lancio della 3200 GT del 1999 segnò il debutto della prima Maserati sviluppata da Ferrari, nonché l’ultima ad avere un motore interamente Maserati, il 3.2 V8 biturbo. Alla 3200 GT seguì, nel 2002, la Coupé, prima Maserati con motore Ferrari, entrambe prodotte a Modena come il modello che ha rilanciato maggiormente la Casa del Tridente: la Quattroporte V. Dopo anni difficili, infatti, la Casa modenese riuscì a trovare il suo spazio, sfruttando il know-how di Maranello (che da allora ha cominciato a produrre i motori nei suoi stabilimenti e lasciando a Viale Ciro Menotti il resto della produzione) e trovando il suo spazio nel mercato, con vetture sportive, eleganti e lussuose come quelle che si fecero conoscere negli anni ’50 e ’60.
In quest’ottica, lo stabilimento di Viale Ciro Menotti è stato enormemente evoluto, abbandonando quell’anima ancora artigianale che interessava la produzione delle vetture della famiglia Biturbo e adottando tecnologie, iter e processi da grande gruppo industriale, però “in piccolo”. Una delle caratteristiche rimaste invariate è infatti la dimensione contenuta della fabbrica, ancora caratterizzata da muri in mattoni rossi e formata da tanti, piccoli capannoni collegati tra di loro da una serie di strade e vie che collegano la cittadella industriale del Tridente.

L’era FCA, l’ampliamento fuori da Modena e l’addio alla GranTurismo I

L’era Ferrari prosegue con il ritorno, nel 2004, di Maserati nel Motorsport con la mitica MC12, una splendida Supercar derivata dalla Ferrari Enzo con motore V12 centrale e capace di vincere 6 titoli mondiali nella classe GT1 tra il 2004 e il 2005, mentre la Quattroporte V diventò un modello di grande successo con 24.000 esemplari prodotti a Modena fino al 2012. La fabbrica di Viale Ciro Menotti accolse, nel 2007, un altro modello che ne ha caratterizzato anche la storia recente, la GranTurismo. Erede della schiera di GT del marchio, la GranTurismo è disegnata da Pininfarina e dotata di un V8 di derivazione Ferrari, venendo prodotta fino al 2020 in quasi 29.000 esemplari. Proprio la GranTurismo è stata la grande protagonista degli ultimi 20 anni della Casa del Tridente, rimanendo fissa nella sua “casa” di Modena.
Maserati GranTurismo MC Stradale Autoappassionati
La Maserati GranTurismo di prima generazione, una delle vetture più importanti prodotte nello stabilimento Maserati di Modena
Nel 2005, infatti, Maserati tornò sotto l’egida FIAT, ed è stata una delle aziende con il maggior supporto durante l’era FCA. Il rilancio di Maserati doveva passare per modelli di grande serie secondo l’allora AD di FCA Sergio Marchionne, e la fabbrica Maserati di Modena non poteva più garantire i volumi necessari. Il suo valore storico e architettonico, infatti, non permette di accogliere modifiche strutturali, né di rivoluzionarne il layout. Per questo, i modelli di maggior volume della Casa, ovvero le berline Ghibli e Quattroporte e il SUV Levante, hanno trovato casa a Torino, le prime due nello stabilimento ex-Bertone di Grugliasco e la terza a Mirafiori.
Maserati Alfa Romeo 4C
Una fase della produzione a Modena dell'Alfa Romeo 4C
Nello stabilimento di Modena, però, alla GranTurismo si è affiancata nel 2016 un’ospite per nulla indesiderata, l’instant classic Alfa Romeo 4C, sviluppata da Dallara e prodotta proprio negli stabilimenti Maserati. Con la GranTurismo in fase di addio, nel 2019 FCA puntò ancora sullo stabilimento Maserati, rivisto e ammodernato con nuove strutture, compreso l’affascinante showroom che fa da porta d’ingresso al mondo del Tridente. La sede di Viale Ciro Menotti divenne casa di un nuovo polo d’eccellenza tecnologica, con la nascita di un polo per lo sviluppo di soluzioni motoristiche di livello assoluto e la conversione della fabbrica a impianto all’avanguardia.

La rinascita, dalla MC20 alla GranTurismo

Arriviamo, così, ai giorni nostri, con l’attuale forma dello stabilimento Maserati di Modena. Dal 2021, la Casa del Tridente produce qui la Maserati MC20, la prima Supercar della Casa con motore centrale, telaio in carbonio e motore sviluppato interamente in casa, il V6 Nettuno. Questo 3.0 V6 biturbo è anche il primo motore dopo tanti anni ad essere di nuovo assemblato in Viale Ciro Menotti, con la rinascita in grande stile dell’Engine Lab, dedicato alla produzione e all’assemblaggio dei motori all’interno dello stabilimento.
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Sulla stessa linea di produzione vengono assemblate le Maserati GranTurismo e GranCabrio...
Questo sito produttivo mantiene la sua anima quasi artigianale. Sebbene, infatti, l’aiuto tecnologico sia molto ampio, con l’utilizzo di robot molto raffinati e di tecnologie di realtà virtuale e realtà aumentata, non manca la mano dell’uomo, con personale specializzato capace di realizzare vetture altamente personalizzate su una singola linea. Il vero fiore all’occhiello di questo stabilimento è proprio quello di poter fare tante cose su una sola linea. Da qualche anno, infatti, Maserati ha spostato all’interno dello stabilimento la verniciatura, e dal 2025 anche il reparto di personalizzazione Bottega Fuoriserie ha sede all’interno del sito produttivo, compresa la verniciatura con due reparti distinti per la produzione ordinaria e quella su richiesta.
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...e le Maserati MCPura ed MCPura Cielo
La vera sfida è arrivata, però, proprio quest’anno, quando Maserati ha riportato la GranTurismo e la GranCabrio di seconda generazione, inizialmente prodotte a Mirafiori, a Modena. Oggi, Maserati è in grado di produrre sulla stessa linea, l’unica che si sviluppa all’interno del reparto assemblaggio, ben sei modelli: la MCPura, la MCPura Cielo, la GranTurismo, la GranCabrio e le rispettive versioni Folgore.
Come mi ha raccontato Sandro Bernardini, Chief Vehicle Engineer del progetto GranTurismo, questa è una sfida quasi impossibile, che richiede uno sviluppo della linea preciso, snello ma efficiente, che permetta di produrre su una sola linea una vettura con motore centrale e una con motore anteriore, ma anche due modelli apparentemente identici con motorizzazioni totalmente differenti, con in più la complicazione derivata dalla presenza delle batterie. Per questo, nonostante le piccole dimensioni, la fabbrica Maserati di Modena è uno degli stabilimenti più affascinanti al mondo, non solo uno dei più longevi. Capace di resistere a tutte le difficoltà con le quali ha dovuto fare i conti anche Maserati, lo storico sito produttivo Maserati di Modena è un fiore all’occhiello dell’industria italiana, e come tale va celebrato, raccontato e festeggiato.
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