Tempo di anniversari. Se la meritata vittoria di Raikkonen ad Austin è arrivata esattamente undici anni dopo la conquista del suo unico titolo mondiale a Interlagos, oggi, lunedì 22 ottobre, è tempo di rispolverare il libro della memoria. Correva l’anno 2006, era domenica 22 ottobre e, il circuito sempre quello brasiliano; in “scena” l’ ultima di Schumacher in rosso, gara che regalò il secondo titolo ad Alonso e la prima affermazione davanti al suo pubblico di Felipe Massa.
Gli occhi, però, erano tutti per lui. Annunciato il ritiro a Monza, poco dopo aver conquistata la vittoria davanti ai suoi Tifosi, Schumi replicò a Shanghai con l’ultima delle sue 91 affermazioni. Arrivati a Suzuka, con il titolo mondiale assolutamente in ballo, l’amaro ritiro a causa di un guasto al motore che proietta Alonso alla distanza di sicurezza per correre a Interlagos con relativa tranquillità.
L’ex campione tedesco, quindi, arriva in Brasile consapevole che i giochi sono praticamente finiti e che può davvero tirare fuori il meglio del suo repertorio, e così fa. La qualifica, però, lo costringe in 10° posizione, commentata così dal tedesco:
“E’ chiaro che sono deluso ma sono cose che possono accadere. All’inizio di Q3 la macchina ha avuto un problema di pressione della benzina e sono riuscito soltanto a rientrare lentamente ai box. Ora dobbiamo capire che cosa sia accaduto e cercare di tirare fuori il meglio da questa situazione. Certo, è un brutto handicap dover partire dalla decima posizione. L’unica cosa buona della giornata è che Felipe è in pole position: per lui, che corre in casa, deve essere una grande soddisfazione. Spero che domani possa vincere la gara.”
Felipe la gara la vince, mentre Schumi si rende subito protagonista, all’ottavo giro, di un contatto nel tentativo di passare la Renault R26 di Fisichella, da molti visto un po’ al limite del cartellino giallo vista la lotta per il costruttori tra la scuderia ai tempi diretta da Flavio Briatore e il team di Maranello. Il tedesco fora alla S di Senna e deve percorrere un giro intero su tre ruote prima di tornare ai box, ma la gara è appena iniziata…
L’idolo dei ferraristi riparte dalla diciannovesima posizione, ma al giro 41° giro è settimo, dopo un gran numero di sorpassi. È qui che la classe di un pilota ormai prossimo al ritiro (nessuno, ai tempi, avrebbe immaginato un ritorno nel 2010, specie al volante della rivale Mercedes) si mostra in tutta la sua chiarezza. Prima l’ex compagno Barrichello, poi Fisichella, infine Raikkonen, con una splendida manovra di sorpasso costruita su colui che avrebbe ereditato di lì a poco il suo sedile.
Quarto posto finale, peccato non aver finito sul podio, ma l’ultima di Schumacher in rosso è già da libri di storia. Il tedesco commento così la sua gara:
“Sono felicissimo per Felipe, ha fatto una gara straordinaria! E’ bello per lui poter essere il primo brasiliano che vince ad Interlagos dopo Ayrton Senna. Sarebbe stato bello almeno poter salire sul podio insieme a lui. Voglio fare anche le mie congratulazioni ad Alonso. Oggi la mia gara è stata compromessa dalla foratura arrivata al nono giro, quando avevo appena superato Fisichella: non mi sono accorto di nulla, è stata la squadra via radio ad avvertirmi del problema. Ho fatto una bella rimonta, grazie anche ad una macchina straordinaria e a delle gomme Bridgestone eccezionali. Oggi si chiude la mia carriera agonistica. E’ un momento ovviamente speciale per me e sono orgoglioso di averlo potuto vivere insieme a delle persone fantastiche, tutte quelle che fanno parte della famiglia Ferrari. Ci sono tante cose che potrei dire di loro ma è difficile trovare le parole più appropriate.”
Questa è stata una delle gare più belle di Schumacher alla Ferrari, da leggenda, se non che l’ultima di un rapporto durato ininterrottamente dal 1996 e condito da ben cinque titoli mondiali e 72 vittorie, record che solo il buon Hamilton può pensare di avvicinare e, forse, battere.
Un ricordo sincero di un Pilota, con la p maiuscola, costretto su una sedia a rotella da quel maledetto incidente sugli sci che non cancellerà mai la memoria del campione che è stato.
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