C’è qualcosa di profondamente poetico nel trovarsi tra le colline delle Langhe, in una mattina d’autunno, con la nebbiolina che sale lenta dai vigneti e il profumo di terra umida che si mescola a quello del metallo caldo. È il Piemonte che respira, quello più autentico, e oggi fa da scenario a una prova che definire straordinaria è riduttivo: sono al volante della
Pininfarina Battista Edizione Nino Farina, una hyper GT elettrica che rende omaggio non solo alla velocità, ma a una dinastia, a una storia di coraggio e bellezza scolpita nel DNA dell’automobilismo italiano.
Un test drive concesso in esclusiva a Autoappassionati.it, un privilegio raro, tanto quanto i soli cinque esemplari prodotti di questa edizione speciale. E quando la pioggia della notte lascia le strade lucide e scivolose, la potenza silenziosa della Battista assume un fascino quasi mistico: ogni curva è un dialogo tra la memoria e il futuro, tra la leggenda e l’innovazione.
Un tributo al sangue e al genio della famiglia Farina
Automobili Pininfarina ha voluto dedicare questa design edition a Giuseppe “Nino” Farina, primo Campione del mondo di Formula 1 e nipote del fondatore Battista “Pinin” Farina. Due nomi legati da una passione che ha plasmato la storia del design e delle corse italiane, un’eredità che oggi si reincarna in questa hypercar da 1.900 CV e 2.340 Nm di coppia.
Come ha raccontato il
CEO Paolo Dellachà nel corso della
mia intervista: “La Battista Edizione Nino Farina è il nostro modo di celebrare il coraggio e il carattere di un uomo che ha vissuto per la velocità. È un omaggio al suo spirito temerario, ma anche alla visione di suo zio Battista, che sognava di vedere un giorno un’auto a firma esclusiva Pininfarina.”
E questo sogno oggi è realtà: un’opera d’arte in movimento, una sinfonia di fibra di carbonio, tecnologia e ricordo.
Rosso Nino: il colore della passione
Appena la luce filtra tra le nuvole delle Langhe, la Battista Edizione Nino Farina si accende come una fiamma nel paesaggio autunnale. La sua carrozzeria Rosso Nino, intensa e profonda, cattura ogni riflesso della bruma, mentre le finiture Bianco Sestriere e Iconica Blu disegnano un profilo che sembra sospeso tra il cielo e l’asfalto. È un colore che racconta il rosso vivo delle Alfa da Gran Premio che Nino portava alla vittoria, e che oggi rivive in chiave futurista su una carrozzeria modellata dal vento e dalla luce.
I cerchi Glorioso Gold da dieci razze riflettono un gusto classico rivisitato in chiave moderna, mentre il numero “01” sui pannelli laterali è più di una decorazione: è un simbolo, un richiamo alla prima vittoria, alla nascita di un mito.
Dettagli come la firma “Nino Farina” incisa sui fari anteriori, il tetto “Goccia” in fibra di carbonio nera a vista e il pacchetto Furiosa con splitter e diffusore in carbonio, raccontano la cura maniacale di un atelier che lavora con la stessa devozione di un orologiaio svizzero, ma con l’anima torinese di chi disegna emozioni su quattro ruote.
Un abitacolo che racconta due anime
L’interno della Battista Edizione Nino Farina è un dialogo tra due mondi: quello del pilota e quello del passeggero. Il sedile del pilota, rivestito in pelle nera sostenibile, è un trono da cui si governa la potenza assoluta. Di fronte, il sedile passeggero in Alcantara beige crea un contrasto elegante e quasi teatrale, come se l’abitacolo stesso volesse ricordare la dualità di Nino: la furia in pista e l’eleganza fuori da essa.
Ogni dettaglio è pensato come un tributo: la corona d’alloro ricamata sul poggiatesta del sedile di guida, il numero “01” in oro, le cinture Iconica Blu, le cuciture rosso-beige, fino alla piastra in alluminio anodizzato nero con la firma del campione. Sul retro dei sedili, la vernice Rosso Nino crea continuità con la carrozzeria, come se l’esterno e l’interno fossero un tutt’uno, un continuum visivo che respira design puro.
E poi c’è la targa celebrativa, diversa per ciascuno dei cinque esemplari, dedicata a una delle pietre miliari della carriera di Nino Farina: dalla prima pole position a Silverstone alla vittoria del Campionato del Mondo del 1950. Un dettaglio che trasforma ogni auto in un pezzo di storia personale.
Tre gli schermi, i due posti come delle palette a lato del volante sono un capolavoro stilistico e di utilità pratica. Infatti con le bocchette di aerazione posizionate sotto di essi lo spazio per le gambe è notevole e nell’abitacolo sta comodo anche uno alto quasi 2 metri come me, d’altronde anche
Michael Jordan ha apprezzato questa caratteristica ed è diventato un cliente di Battista.
Tecnologia da fantascienza, anima italiana
Sotto la scultura firmata Pininfarina batte il cuore della prima hyper GT 100% elettrica italiana: quattro motori indipendenti, uno per ruota, un pacco batterie da 120 kWh, 1.900 CV, e un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 1,86 secondi. Numeri che fanno tremare le leggi della fisica, ma che, come vedremo nella seconda parte della nostra prova, trovano un’armonia quasi naturale tra la brutalità della potenza e la grazia della dinamica.
Con la modalità “Furiosa”, la Battista diventa una tempesta controllata; con “Calma”, una GT raffinata e silenziosa. È un’auto che unisce due mondi apparentemente inconciliabili: l’emozione viscerale della velocità e la sostenibilità del futuro.
Prova su strada: una tempesta silenziosa
Sedersi a bordo di questa hyper GT è un rito. La porta si chiude chiude come l’ ala di un rapace, un sibilo elettrico sostituisce il ruggito di un motore termico, e in un istante ti rendi conto che sei dentro qualcosa di completamente nuovo. Un oggetto di design assoluto, ma vivo, pulsante, capace di coniugare 1.900 cavalli di potenza e l'estetica di un’auto indiscutibilmente nata dal know how d'eccellenza della Design Valley Torinese.
Non c’è avviamento in senso classico, non c’è accensione. Solo un respiro profondo, un lieve click, e poi il silenzio: quello che precede la tempesta.
La prima sensazione, affrontando i tornanti che salgono verso Cerretto Langhe, è di intimidazione mista a curiosità. So di avere quasi duemila cavalli sotto il piede destro, distribuiti con chirurgica precisione su quattro motori elettrici indipendenti, e so anche che l’asfalto è viscido, traditore. Ma è proprio qui che la Battista ti sorprende: non spaventa, accompagna.
La modalità “Calma” serve per familiarizzare: sterzo morbido, erogazione progressiva, sospensioni che filtrano il peggio del manto stradale. È una GT, prima ancora che una hypercar. In questo settaggio si guida con la leggerezza di una Tesla (scelta tra l’altro come lepre di questo test drive), ma con la presenza scenica di una scultura in movimento.
Poi, presa la dovuta confidenza passo alla modalità “Energica”. Una rotazione sul selettore posto nella portiera e cambia tutto: il mondo intorno rallenta, mentre la Battista inizia a flettersi come un animale pronto allo scatto. Il rumore artificiale del powertrain si alza appena, un sussurro che accompagna un’accelerazione devastante. Il pedale ha una corsa lunga, pensata per evitare errori. Ma quando lo affondi, anche solo per metà, il paesaggio si comprime in un lampo. Lo 0-100 in 1,86 secondi è una cifra che sulla carta fa sorridere; nella realtà, toglie il fiato.
La Battista non urla, ti teletrasporta. Il corpo resta schiacciato al sedile, sportivo e avvolgente, le mani si aggrappano al volante come a un appiglio nel vuoto. Tutto succede in silenzio, ma con un’intensità fisica sconvolgente: è la velocità che si fa esperienza sensoriale pura.
Sulle curve più strette, là dove l’asfalto delle Langhe si fa davvero insidioso, entra in gioco la magia del sistema di torque vectoring. Quattro motori, uno per ruota, comunicano in tempo reale tra loro e con i sensori del telaio, anticipando ogni mio gesto. La vettura sembra prevedere il mio intento: quando sterzo, il retrotreno segue con una naturalezza incredibile, quasi liquida.
Decido infine di passare alla modalità “Furiosa”, quella da piena potenza, la spinta è assoluta, ma il controllo resta umano. La precisione con cui la coppia viene distribuita regala un senso di sicurezza surreale anche quando il grip sembra finito. È come se la Battista sapesse già cosa sto per fare, e decidesse di assecondarmi un istante prima.
Nonostante le oltre due tonnellate di peso, il telaio in fibra di carbonio e le sospensioni a doppi triangoli rendono la vettura agile, quasi snella nei cambi di direzione. Non c’è isteria da hypercar, non c’è quella nervosità da macchina estrema: c’è equilibrio, fluidità, una sensazione di completezza ingegneristica che raramente ho percepito su un’elettrica.
La sensazione è quella di un’auto che non reagisce: intuisce. Ogni modalità — da Calma a Furiosa, passando per Pura ed Energica — ha una sua logica, una sua anima. È un crescendo controllato, un viaggio nel modo in cui l’elettrico può trasformarsi da strumento di efficienza a macchina di piacere puro.
A fine giornata, quando parcheggio davanti a un vigneto avvolto dalla nebbia, il silenzio che cala intorno alla Battista è quasi commovente. L’aria sa di terra e mosto, la carrozzeria rossa riflette i toni dorati del tramonto e penso a quanto questa prova rappresenti un passaggio di epoca: la tradizione Pininfarina che incontra l’elettrico, l’artigianato che dialoga con la tecnologia più avanzata, sviluppata in collaborazione con Rimac non è certo un segreto.
Sì, la Battista condivide il suo DNA tecnico con la Rimac Nevera — stessa base, stesso powertrain — ma tutto ciò che senti al volante è profondamente diverso.
La Battista Edizione Nino Farina non è un’auto che si guida, ma un’esperienza che si attraversa. Su quelle strade umide delle Langhe, dove ogni curva è un respiro e ogni accelerazione un colpo al cuore, ho capito per la prima volta che il futuro delle hypercar può essere anche silenzioso, ma non per questo meno emozionante. Probabilmente essendo arrivati con grande anticipo non tutti hanno colto, vedremo se con l’arrivo di nuovi competitors nel segmento la straordinarietà di questa vettura verrà ulteriormente riconosciuta.
Automobili Pininfarina ha trasformato il concetto stesso di potenza, fondendolo con l’eleganza e la memoria di un nome che ha fatto la storia. E se Nino e Battista potessero vederla oggi, sono certo che sorriderebbero: perché in questa vettura c’è tutto ciò che loro hanno sempre amato — bellezza, audacia e velocità.
Pininfarina Battista - Scheda Tecnica
| Motore | Quattro motori elettrici indipendenti (uno per ruota) |
| Potenza totale | 1.900 CV (≈ 1.400 kW) |
| Coppia massima | 2.340 Nm |
| Batteria | Batterie agli ioni di litio da 120 kWh (alloggiata in struttura in fibra di carbonio) |
| Accelerazione 0-100 km/h | 1,86 secondi |
| Velocità massima | 350 km/h circa |
| Autonomia (WLTP) | Fino a 476 km |
| Peso / Massa a vuoto stimata | Circa 2.140 kg (dato non ufficiale completo) |
| Architettura telaio / carrozzeria | Monoscocca + pannelli in fibra di carbonio, struttura leggera, sospensioni a doppi triangoli adattive |