L’Antitrust chiude l’indagine sui colossi dell’auto senza
sanzioni, ma le associazioni insorgono. Federcarrozzieri lancia l’allarme sulle
prestazioni reali delle batterie e invoca un ente certificatore terzo, mentre
il Codacons attacca: «Gli impegni futuri non cancellano gli inganni del
passato».
Il passaggio alla mobilità elettrica rischia di trasformarsi
in una corsa a ostacoli per gli automobilisti italiani, tra dati sulle
prestazioni poco chiari e vincoli contrattuali stringenti. È quanto emerge con
forza all'indomani della chiusura dell’istruttoria dell’Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato (Antitrust) nei confronti di quattro giganti del
settore: BYD, Stellantis, Tesla e Volkswagen.
Sebbene l'indagine si sia conclusa con l'accettazione degli
impegni proposti dalle case costruttrici per migliorare la trasparenza futura,
senza l'irrogazione di sanzioni pecuniarie, il verdetto lascia l'amaro in bocca
alle associazioni di categoria e ai difensori dei consumatori.
Il "Far West" delle autonomie dichiarate
Il cuore del problema risiede nella discordanza tra quanto
promesso sulla carta e quanto riscontrato su strada. Secondo Federcarrozzieri,
l'associazione delle autocarrozzerie italiane, il mercato attuale assomiglia a
un vero e proprio "Far West".
"Se prima erano i consumi dei motori termici
(benzina e gasolio) dichiarati dalle case automobilistiche ad essere oggetto di
dubbi perché spesso non veritieri, oggi sono le prestazioni delle batterie a
generare più di un sospetto"
ha dichiarato Davide Galli, presidente
dell'associazione. Il marketing aggressivo punta tutto sui chilometri
percorribili con una singola ricarica, omettendo spesso che tali performance
sono ottenute in condizioni ideali, ben lontane dalla realtà quotidiana fatta
di traffico, variazioni climatiche e stili di guida diversi. Queste variabili
possono ridurre sensibilmente l'autonomia reale, lasciando l'automobilista
"a secco" molto prima del previsto.
La soluzione proposta da Federcarrozzieri è netta: non ci si
può più affidare all'autocertificazione dei costruttori. Serve un'autorità
terza, ufficiale e indipendente, che certifichi in modo inequivocabile le
prestazioni, garantendo al consumatore un dato certo su cui basare un acquisto
oneroso come quello di un'auto elettrica.
La trappola della garanzia
Non è solo l'autonomia a preoccupare. Sotto la lente
d'ingrandimento finiscono anche le condizioni di garanzia delle batterie.
Sebbene la formula standard di "8 anni o 160.000 chilometri" appaia
rassicurante, spesso nasconde vincoli che limitano la libertà di scelta del
proprietario.
Galli denuncia l'esistenza di clausole che impongono la
manutenzione periodica esclusivamente presso la rete ufficiale del costruttore.
Una pratica che obbliga gli utenti a sostenere costi per i tagliandi
decisamente superiori rispetto alla media delle autocarrozzerie indipendenti,
pena la decadenza immediata della garanzia sulle batterie. Un meccanismo che
lega mani e portafogli degli automobilisti per quasi un decennio.
Codacons: "Un'occasione persa"
Se Federcarrozzieri guarda alle problematiche tecniche, il Codacons
punta il dito contro l'aspetto giuridico della vicenda. L'associazione dei
consumatori ha accolto con favore la maggiore trasparenza promessa per il
futuro, ma giudica insufficiente la chiusura dell'indagine senza sanzioni.
Secondo l'associazione, le informazioni fuorvianti fornite
fino ad oggi hanno già prodotto un danno economico evidente, alterando le
scelte d'acquisto di migliaia di utenti sulla base di dati poco trasparenti su
ricariche e percorrenze. "Gli impegni assunti non bastano certo a
sanare gli errori del passato", conclude il Codacons, sottolineando
come l'assenza di multe rischi di far passare il messaggio che le pratiche
scorrette, una volta scoperte, possano essere risolte con una semplice
"promessa di non farlo più".