Elettrico, è un "Far West": tra autonomie fantasma e garanzie-trappola, serve un arbitro imparziale

Attualità
19 dicembre 2025, 9.36
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L’Antitrust chiude l’indagine sui colossi dell’auto senza sanzioni, ma le associazioni insorgono. Federcarrozzieri lancia l’allarme sulle prestazioni reali delle batterie e invoca un ente certificatore terzo, mentre il Codacons attacca: «Gli impegni futuri non cancellano gli inganni del passato».
Il passaggio alla mobilità elettrica rischia di trasformarsi in una corsa a ostacoli per gli automobilisti italiani, tra dati sulle prestazioni poco chiari e vincoli contrattuali stringenti. È quanto emerge con forza all'indomani della chiusura dell’istruttoria dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) nei confronti di quattro giganti del settore: BYD, Stellantis, Tesla e Volkswagen.
Sebbene l'indagine si sia conclusa con l'accettazione degli impegni proposti dalle case costruttrici per migliorare la trasparenza futura, senza l'irrogazione di sanzioni pecuniarie, il verdetto lascia l'amaro in bocca alle associazioni di categoria e ai difensori dei consumatori.

Il "Far West" delle autonomie dichiarate

Il cuore del problema risiede nella discordanza tra quanto promesso sulla carta e quanto riscontrato su strada. Secondo Federcarrozzieri, l'associazione delle autocarrozzerie italiane, il mercato attuale assomiglia a un vero e proprio "Far West".
"Se prima erano i consumi dei motori termici (benzina e gasolio) dichiarati dalle case automobilistiche ad essere oggetto di dubbi perché spesso non veritieri, oggi sono le prestazioni delle batterie a generare più di un sospetto"
ha dichiarato Davide Galli, presidente dell'associazione. Il marketing aggressivo punta tutto sui chilometri percorribili con una singola ricarica, omettendo spesso che tali performance sono ottenute in condizioni ideali, ben lontane dalla realtà quotidiana fatta di traffico, variazioni climatiche e stili di guida diversi. Queste variabili possono ridurre sensibilmente l'autonomia reale, lasciando l'automobilista "a secco" molto prima del previsto.
La soluzione proposta da Federcarrozzieri è netta: non ci si può più affidare all'autocertificazione dei costruttori. Serve un'autorità terza, ufficiale e indipendente, che certifichi in modo inequivocabile le prestazioni, garantendo al consumatore un dato certo su cui basare un acquisto oneroso come quello di un'auto elettrica.

La trappola della garanzia

Non è solo l'autonomia a preoccupare. Sotto la lente d'ingrandimento finiscono anche le condizioni di garanzia delle batterie. Sebbene la formula standard di "8 anni o 160.000 chilometri" appaia rassicurante, spesso nasconde vincoli che limitano la libertà di scelta del proprietario.
Galli denuncia l'esistenza di clausole che impongono la manutenzione periodica esclusivamente presso la rete ufficiale del costruttore. Una pratica che obbliga gli utenti a sostenere costi per i tagliandi decisamente superiori rispetto alla media delle autocarrozzerie indipendenti, pena la decadenza immediata della garanzia sulle batterie. Un meccanismo che lega mani e portafogli degli automobilisti per quasi un decennio.

Codacons: "Un'occasione persa"

Se Federcarrozzieri guarda alle problematiche tecniche, il Codacons punta il dito contro l'aspetto giuridico della vicenda. L'associazione dei consumatori ha accolto con favore la maggiore trasparenza promessa per il futuro, ma giudica insufficiente la chiusura dell'indagine senza sanzioni.
Secondo l'associazione, le informazioni fuorvianti fornite fino ad oggi hanno già prodotto un danno economico evidente, alterando le scelte d'acquisto di migliaia di utenti sulla base di dati poco trasparenti su ricariche e percorrenze. "Gli impegni assunti non bastano certo a sanare gli errori del passato", conclude il Codacons, sottolineando come l'assenza di multe rischi di far passare il messaggio che le pratiche scorrette, una volta scoperte, possano essere risolte con una semplice "promessa di non farlo più".
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