Giugno nero per il mercato auto italiano: vendite ai privati in caduta libera, flessione del -29,5% su base annua. Il settore regge solo grazie al noleggio.
In Italia nessuno compra più le auto – o quasi. I dati sulle immatricolazioni di giugno 2025 fotografano un mercato in crisi, soprattutto sul fronte dei privati. Secondo l’ultimo report diffuso da UNRAE, le vendite ai clienti privati si sono fermate a 67.756 unità, contro le 96.071 dello stesso mese del 2024: un crollo drammatico del -29,5%.
Anche nel primo semestre dell’anno il trend resta negativo: le immatricolazioni a uso privato si attestano a 444.621 unità, in calo del -9,8% rispetto al 2024. La quota di mercato dei privati crolla così al 50,9% nel solo mese di giugno, ben 8,6 punti percentuali in meno rispetto a un anno fa (59,5%), e si ferma al 51,7% nel semestre.
Chi compra le auto in Italia?
A reggere parzialmente il mercato sono le flotte aziendali, le autoimmatricolazioni e soprattutto il noleggio a lungo termine, che segna numeri in controtendenza:
- Autoimmatricolazioni: -14,0% a giugno, ma con una quota mensile in lieve crescita (14,2%) grazie all’autoconsumo dei concessionari.
- Uso privato di autoimmatricolate: -17,4%.
- Uso noleggio di autoimmatricolate: +48,9%.
- Noleggio a lungo termine: +4,0% nel mese, con 31.672 nuove immatricolazioni. La quota di mercato balza al 23,8%, contro il 18,9% del 2024.
- Captive (noleggio legato a case auto): +25,1% a giugno e addirittura +57,9% nel semestre.
- Noleggio a breve termine: +36,6% nel mese grazie alla stagione estiva.
Il totale delle immatricolazioni a persone giuridiche (quindi tutto ciò che non è cliente privato) sale al 49,1%, segnando il sorpasso psicologico e statistico: ormai quasi un’auto su due è acquistata da aziende, società o operatori del noleggio.
Allarme sulla domanda reale: il mercato è drogato?
I numeri mettono in luce un problema strutturale: la domanda reale di auto da parte delle famiglie italiane sta crollando, sostituita da operatori professionali. E questo nonostante gli incentivi statali ancora in vigore.
Il paradosso è evidente: mentre lo Stato spinge sulla mobilità sostenibile, i privati restano ai margini di un mercato sempre più orientato verso il noleggio e le formule aziendali. I motivi? Prezzi in crescita, inflazione ancora alta, incertezza normativa sulla transizione energetica, carenza di infrastrutture e incentivi poco accessibili o già esauriti.
La denuncia di UNRAE: “Fiscalità da Prima Repubblica”
Secondo Roberto Pietrantonio, Presidente di UNRAE, “la fiscalità delle auto aziendali in Italia è ferma ai tempi della lira”. Mentre molti Paesi europei premiano l’acquisto di veicoli a basse emissioni con deduzioni e incentivi strutturali, in Italia si attende ancora una riforma organica.
UNRAE chiede una revisione urgente della Delega fiscale, in scadenza ad agosto, per adeguare deducibilità e IVA alle emissioni reali dei veicoli, puntando su una maggiore attrattività del canale aziendale anche per le auto green.
Transizione in stallo: elettriche ferme, ibride in ascesa
Nel frattempo, anche il percorso verso l’elettrificazione non decolla: a giugno le auto elettriche (BEV) si fermano al 6,0% di quota (con un crollo del -40,7% rispetto a giugno 2024), mentre le plug-in hybrid (PHEV) salgono al 7,2%, spinte anche dalla normativa sui fringe benefit aziendali.
La quota complessiva delle auto a basse o zero emissioni (BEV + PHEV) si ferma al 13,2%, ben lontana dai target europei.
Mercato spaccato in due
L’Italia è davanti a una biforcazione: da una parte un settore che sopravvive grazie al noleggio e ai clienti business, dall’altra un crollo verticale della domanda privata, che rischia di paralizzare ogni tentativo di rinnovamento del parco circolante.
Il rischio è che il mercato si polarizzi, escludendo le famiglie dalla mobilità nuova. Se non si interviene subito con riforme fiscali, incentivi accessibili e infrastrutture di ricarica, la crisi del mercato auto potrebbe diventare strutturale.