Nel 1908 il pilota australiano Selwyn Francis Edge, vincitore nel 1904 della prestigiosa corsa Gordon Bennet su una Napier L48 Samson – con motore da 15 litri, 6 cilindri e 240 CV – lanciò una sfida: “Nessuna auto a 4 cilindri è in grado di battere la mia Napier!”. Tra la sicurezza che fosse davvero così e la speranza che qualcuno cogliesse il guanto di sfida dando vita ad una competizione. Difatti non tardò la risposta di Felice Nazzaro, valente pilota, meccanico e collaudatore presso l’allora giovane FIAT (fondata 9 anni prima), che riuscì a convincere l’azienda a raccogliere la sfida presentandola come una imperdibile occasione di visibilità.
Il luogo della competizione sarebbe stato il nuovo e velocissimo Circuito di Brooklands, caratterizzato da curve sopraelevate progettate e calcolate per poter essere percorse ad alte velocità da compiere per dieci giri (circa 45 km). In FIAT si partì subito con lo studio dell’auto, con risultato la SB-4 con motore 4 cilindri da 18.000 cc e 175 CV nella quale Nazzaro aveva inserito un ingegnoso sistema per impedire il surriscaldamento degli pneumatici, grazie a dei getti d’acqua posizionati sopra alle ruote posteriori.
Alla partenza la Napier staccò la FIAT che, dopo 3 km con il motore entrato a pieno regime, l’aveva già raggiunta. Ma al terzo giro l’inglese fuse il motore mentre Felice Nazzaro continuava verso la vittoria, poi l’imprevedibile: negli ultimi giri un uccello si schiantò, prima contro il volante e poi rimbalzando sul viso di Nazzaro che per un attimo perse il controllo, per poi riprenderlo tagliando vittorioso il traguardo ad una media di 192 km/h, il che significa che fu il primo uomo a superare i 200 km/h su un automobile.
Tra automobile, aereo e autobus
Quattordici anni dopo il pilota canadese John Francis Duff stava cercando un’auto più potente per gareggiare. Acquistò la FIAT SB-4 di Nazzaro, che però aveva provveduto a potenziare inserendo pistoni in alluminio e aumentando il rapporto di compressione. Durante una delle tante gare a Brooklands, probabilmente a causa di questa esasperazione nel potenziamento del motore, uno dei due blocchi di cilindri esplose. Numerosi pezzi metallici vennero sparati verso il cielo, sfiorando la testa di Duff e portando con sé una parte del cofano; miracolosamente scampato alla morte, abbandonò l’idea di correre con quest’auto.
Poco dopo Sir Ernest A.D. Eldridge, pilota e nobile londinese, decise di acquistare i resti della FIAT di Duff, per affrontare una grossa sfida: battere il record di velocità terrestre. A tale scopo sostituì il vecchio motore con il FIAT A12 bis che normalmente veniva impiegato sui biplani da ricognizione; si trattava di un motore a 6 cilindri da 21.706 cc e con una potenza di 260 CV. Per poterlo alloggiare sullo chassis della FIAT SB-4, dovette allungarne il telaio impiegando parti di quello di un bus londinese.
La trasmissione a catena venne mantenuta, ma decise di apportare alcune modifiche, inserendo 4 valvole per ogni cilindro, candele Magneti Marelli e due carburatori, aumentando la potenza a 320 CV. Ma non solo, decise di collegare al motore una pompa a mano che sarebbe servita a mantenere costante la pressione del carburante in ingresso, ed una bombola di ossigeno che, aperta al momento opportuno, ne avrebbe aumentato la combustione. Una via di mezzo tra un turbo compressore e una locomotiva. Al momento giusto avrebbe ordinato al suo meccanico John Ames, seduto di fianco, di attivarla.
Un gran finale leggendario
È il 6 luglio 1924, e ad Arpajon (piccola cittadina a 35 km da Parigi) Eldridge e il pilota francese René Thomas, si danno appuntamento per sfidarsi in Route d’Orléans, una stretta via alberata per contendersi il titolo, in automobile, di uomo più veloce del mondo. Il primo a bordo della sua FIAT SB-4 Eldridge completamente dipinta di un minaccioso nero, il secondo al volante della Delage DH V12 “La Torpille” con motore 10.570 cc e 280 CV.
Le auto avrebbero percorso un chilometro, per poi invertire la direzione e ripercorrerla in senso contrario determinando la media: dalle cronache emerge come il passaggio della SB-4 era assimilabile ad un uragano. Gli spettatori, terrorizzati alla vista di quella inquietante figura nera, preceduta da un boato assordante, che sputava fiamme e fumo dai tubi di scarico, la soprannominarono “Mefistofele”. Un giornalista francese le descrisse così: “…una visione terrificante piovuta dal passato, che serpeggiando da un lato della strada all’altro, poteva essere governata solo da un pilota con una considerevole forza fisica…”. Eldridge raggiunse una velocità di 234,63 km/h, battendo la Delage di Thomas e conquistando il record di velocità.
Il video della Mefistofele in azione è pura poesia:
Ma il primato ebbe però vita breve, in quanto il team di René Thomas contestò immediatamente il fatto che la FIAT era priva di retromarcia, prevista invece dal regolamento. Il record quindi non venne considerato valido. A questo punto Eldridge volò a Parigi, mentre Thomas si godeva gli onori dei suoi 230,64 km/h esponendo La Torpille nello showroom Delage, lungo gli Champs Elysées. Il 12 luglio, Eldridge dopo aver aggiunto la retromarcia scese in strada strappando definitivamente il record alla Delage raggiungendo i 234,9 km/h. Le storie narrano che mentre Thomas era seduto orgogliosamente sulla sua Delage nello showroom, Eldridge arrivò davanti al negozio parcheggiando di traverso la sua Mefistofele, scese dall’auto vantandosi davanti a tutti della conquista del nuovo record ottenuto. Da poco restaurata è oggi esposta all’interno del Centro Storico Fiat.
Autore: Federico Signorelli