La denuncia e la foto eloquente arrivano dal profilo LinkedIn di Giovanni Barbaro, responsabile Operations e Maintenance a2a e-mobility: due colonnine vandalizzate. Icona di un problema grave in Italia, perché le stazioni di ricarica delle auto elettriche rovinate con dolo sono davvero numerose lungo lo Stivale.
Di che numeri si parla
Oggi in Italia ci sono 30.000 colonnine per 60.000 punti di ricarica circa (due prese a stazione). Di queste, il 17,8% scollegate alla rete elettrica per ragioni burocratiche. Lo rivela Motus-E, il cui presidente Fabio Pressi spiega: “Le criticità pratiche nell’utilizzo dei fondi PNRR rischiano di vanificare l’enorme potenziale di uno strumento in grado di moltiplicare le colonnine super veloci sul territorio italiano, specialmente al Sud e nelle cosiddette aree a fallimento di mercato”.
Eliminando quelle scollegate, restano 24.660 colonnine per 49.320 punti. A spanne, in base ai rilevamenti sul posto che la nostra redazione ha compiuto nel Belpaese dal 1° luglio all’11 novembre 2024 sulle stazioni funzionanti e collegate, le infrastrutture prese di mira dai teppisti sono il 10%. Restano alla fine attive 22.194 colonnine per 44.388 punti.
Quali soluzioni
La prevenzione delle stazioni scollegate non c’è: colpa della burocrazia, problema senza soluzione, checché se ne dica. E anzi destinato a peggiorare, considerando la crisi che attanaglia la nazione. Invece, la prevenzione degli atti vandalici esiste: telecamere (nel rispetto delle normative sulla privacy), pene severe a chi rovina una stazione, risarcimento economico totale. Parliamo di un reato: danneggiamento, articolo 365 del Codice Penale. Con ripercussioni pesanti su chi ha un’elettrica, sui fornitori, sulla collettività, sul già lentissimo processo di transizione.
Autore: Mr. Limone