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Zone 30, la situazione in Europa e in Italia: le vittime calano o no?

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30 km/h sì o 30 km/h no? Dopo la città di Bologna che lo scorso 16 gennaio ha dato il via alle sanzioni in seguito a un periodo di sperimentazione di sei mesi, ora altri centri urbani italiani si chiedono se questa tipologia di limitazione possa o meno risultare utile per ridurre sia l’inquinamento dell’aria che ogni giorno respiriamo che per aumentare la sicurezza stradale

L’ultimo rapporto disponibile sugli incidenti stradali nelle strade italiane è stato rilasciato dall’Istat in collaborazione con l’Automobile Club d’Italia il 29 luglio del 2023. Nel report, riferito all’anno precedente, viene riportato chiaramente un quadro tutt’altro che positivo per gli incidenti stradali in Italia con 3.159 morti a seguito di eventi fatali lungo le strade del nostro Paese.  Questi dati se paragonati con quelli dell’anno precedente segnano un tasso di crescita del +9,9%. 

Dati che fanno riflettere anche alla luce dei 223.475 feriti registrati, una cifra superiore rispetto a quella del 2021 per il +9,2%. A completare il quadro, gli incidenti stradali si attestano a 165.889.

Analizzando il report si scorge poi che i sinistri sono principalmente concentrati nelle città: il 73% degli eventi si verifica proprio nei centri abitati. Un problema non solo italiano che ha portato tantissime capitali europee a prendere misure drastiche per aumentare la sicurezza dei pedoni e degli occupanti delle autovetture. 

La prima città a rivoluzionare la mobilità introducendo su ben 140 km di strade il limite dei 32 km/h (corrispondenti a 20 miglia) nel lontanissimo 1991 è stata Londra. Sulla scia della città del Big Ben, l’anno successivo hanno istituito zone 30 l’austriaca Graz e la svizzera Zurigo che hanno letteralmente contagiato nei decenni successivi altre città come Barcellona, Madrid, Parigi, Bruxelles, Berlino e Monaco. 

Sono reali i benefici delle “città slow”?  

Quella che sembra una scelta politica è in realtà dettata da alcuni studi scientifici. Per quanto certamente agli automobilisti un divieto così non possa far molto piacere, uno dei report più autorevoli (il LUSTRE – “Lower Urban Speed Limits in Europe”) pubblicato nel mese di maggio dello scorso anno conferma la correlazione tra la diminuzione degli incidenti e le velocità di percorrenza più basse.   

Nel LUSTRE sono raccolti i dati provenienti dal Regno Unito e da altri sei Paesi europei (Svezia, Norvegia, Francia, Germania, Svizzera e Paesi Bassi) in cui il limite di velocità a 30 km/h (o 20 miglia orarie) è già stato introdotto in diversi centri urbani da tempo. In un lungo periodo di osservazione i risultati sono stati sorprendenti: il Regno Unito ha visto una diminuzione complessiva delle vittime da incidenti stradali del 23%, un dato che fa riflettere anche alla luce del fatto che dove non sono presenti delle barriere come dossi o rilevatori di velocità la percentuale di vittime è scesa lo stesso dell’11%. 

Ancora più ottimistico è, invece, un altro studio pubblicato sul British Medical Journal dagli esperti della London School of Hygiene and Tropical Medicine. In questo caso l’introduzione delle 20 miglia orarie a Londra viene associato ad un drastico calo del 41,9 % delle vittime della strada. E per di più nella fascia che interessa gli individui sotto i 15 anni di età vi è un dimezzamento netto di morti e feriti gravi. 

Per chi va in moto i dati sono altrettanto positivi: -39,1% di decessi o feriti gravi. Se si volesse approssimare un dato si può affermare, come riportato da “dataroom”-Corriere della Sera, che le zone slow prevengano ogni anno 203 vittime. 

Il beneficio ambientale e le direttive attualmente in vigore

Mezzi di trasporto che procedono a velocità meno sostenute inquinano anche meno? Da questo punto di vista non sono ancora stati effettuati degli studi precisi ma si può supporre che minori consumi di carburante a basse velocità possano determinare anche minori emissioni senza poi trascurare un minore uso dei freni che rilasciano per sfregamento particelle minuscole nell’aria. Non a caso anche molte tangenziali delle città italiane come quella di Torino hanno visto la riduzione del limite di velocità da 130 km/h a 110 km/h proprio per cercare di contrastare le polveri sottili che attanagliano la Pianura Padana.

A livello nazionale, nel febbraio 2023 era entrata in vigore una normativa che promuoveva con forza l’iniziativa dell’abbassare il limite di velocità. Ma complice probabilmente il malcontento della popolazione, il 24 gennaio 2024 il Ministero dei Trasporti con una direttiva ha stabilito che porre un limite di velocità generalizzato sotto i 50 km/h potrebbe risultare pericoloso. E così quella che sembrava una battaglia per la sicurezza stradale con un occhio di riguardo soprattutto ai bambini, si è trasformata in un conflitto politico anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Alcuni comuni come quello di Padova hanno già deciso di seguire l’esempio di Bologna convinti che i limiti di velocità più bassi creino dei benefici anche per lo smaltimento regolare del traffico, mentre altri come Milano per il momento temporeggiano. 

Secondo voi anche il nostro Paese è pronto per una vera e propria rivoluzione per la mobilità lenta oppure questi limiti sono davvero troppo stringenti? 

Autore: Alessandro Cattelan

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