La Yamaha XT500 non solo fu la capostipite delle moderne enduro di grossa cilindrata con motore a quattro tempi, ma diede anche l’avvio al tentativo di ritorno del quattro tempi ai massimi livelli del motocross.
Derivata dalla XT
In effetti il primo utilizzo in gara di una XT, di fatto la versione denominata TT, più adatta al fuoristrada impegnativo, avvenne nel 1975 quando l’importatore statunitense decise di preparare una di queste macchine ed iscriverla alla ISDT disputata quell’anno sull’isola di Man. La stessa moto finì poi nelle mani di Torsten Hallman che coinvolse nel progetto di una moto da cross col motore quattro tempi anche Sten Lundin, ultimo paladino di questo tipo di motore fino alla fine degli anni ’60.
Fu allestita una ciclistica costituita da un telaio in tubi d’acciaio CrMo che manteneva il tubo principale come serbatoio dell’olio, la forcella anteriore Kayaba come quella utilizzata sulle YZ da cross e gli ammortizzatori posteriori, inizialmente Fox e poi Ohlins.
Sul motore lavorò il tecnico svedese Nils Hedlund e nel 1977 la moto fu pronta e, come racconta lo stesso Hallman, non fu semplice convincere la Yamaha a sostenere la partecipazione di questo piccolo team al mondiale di motocross del 1977.
Per guidare la HL500, questa la sigla della nuova moto, fu ingaggiato Bengt Aberg, ex campione del mondo con la Husqvarna due tempi. Nel corso della stagione si alternarono piazzamenti e ritiri, ma nel Gran Prix del Lussemburgo Aberg vinse una manche e si classificò terzo nella seconda, riportando dopo 8 anni un quattro tempi sul gradino più alto del podio e chiudendo il mondiale al 9° posto finale.
La Yamaha decise di produrre un primo lotto di 200 repliche della moto di Aberg e per fare questo si appoggiò alla NVT (Norton-Villiers-Triumph) con sede a Shenstone nel sud dell’Inghilterra. Ma l’opposizione delle due tempi era ancora troppo forte e le HL divennero delle “instant classic” utilizzate dai piloti nostalgici del 4 tempi, motore che nel motocross sarebbe tornato alla ribalta solo vent’anni dopo.
Una Yamaha HL 500 italiana
Luciano Caviggioli ci ha raccontato, qualche anno fa, la storia della sua HL500: “Nel 1977 correvo nella regolarità col KTM 340 preso da Farioli. Sono però sempre stato appassionato di quattro tempi. Avevo sentito parlare della HL, che però era esclusivamente da cross e non mi risultava fosse importata in Italia”.
“Nel 1978, quando l’importatore Yamoto chiude i battenti e al suo posto nasce la Belgarda, Tino Ventura, che conoscevo bene, mi dice ‘Caviggioli qui c’è una moto che fa per te. Solo tu sei capace di metterla in moto!!’. Quando la vidi capii che era una delle tre HL importate senza molta convinzione dalla Yamoto. quando l’ho vista devo aver fatto una faccia così stupita che mi chiese ‘Allora, non ti piace?’ No, no, gli risposi, mi piace troppo”.
‘E’ molto difficile da mettere in moto, però nel cross ti spingono… e poi al cancelletto di partenza si va col motore in moto…’ Cercava di convincermi, ma non ce n’era bisogno. Mettiamo la benzina, cicchettiamo il carburatore, gli do tre robuste pedalate e il motore parte. Affare fatto. Carico la moto e la porto a casa, convinto di tenerla lì come una reliquia, anche perché non era certo mia intenzione farci del cross”.
“Invece l’opportunità di usarla in gara avvenne in occasione di una regolarità nazionale corsa ad Alessandria. Per quell’occasione decido di mollare il “K” 340, metto un impianto elettrico di fortuna sulla HL, un silenziatore, la camuffo da XT e mi iscrivo alla gara. Il terreno pesante e la coppia della HL contribuirono a farmi vincere la classe ‘oltre’ di quella gara, proprio davanti ad Augusto Taiocchi, pilota ufficiale del team KTM-Farioli. Finita la gara Arnaldo si avvicina mi dice con fare piuttosto deciso: ‘Caviggioli, la prossima gara se vieni ancora con quella moto lì sei squalificato per tutto l’anno. E non farmelo ripetere…‘. Farioli è uno che fa sul serio per cui… dalla gara successiva sono tornato al mio KTM…”.