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Valentino Rossi: “Ho sempre lavorato per diventare un pilota di auto”

Valentino Rossi a bordo della F2008
Tempo di lettura: 2 minuti

Il 2022 è un anno all’insegna del cambiamento per Valentino Rossi. L’ex pilota di Moto GP è diventato papà della piccola Giulietta e si sta cimentando con il passaggio dalle due alle quattro ruote. È sempre più imminente l’inizio ufficiale della sua nuova carriera, quella con le auto, lo farà a bordo di un’Audi R8 GT3 con la quale disputerà il Fanatec GT Challenge Europe.

Valentino Rossi racconta com’è andata con la Ferrari

Per anni ci è toccato sentire una quantità innumerevole di voci che davano Valentino Rossi sempre più vicino al guidare una Ferrari, ironia della sorte, se ne è parlato così tanto che il tutto non si è mai concretizzato finora.

A raccontare del suo cambio di vita ed a spiegare come sarebbe andata con la Rossa è stato proprio il pilota di Tavullia, il quale ha detto riferito in un’intervista: “Rimanere a casa senza far niente sarebbe devastante dopo 26 anni a correre per il mondo. Sono due terzi della vita e se da lì, «pam», tagli di colpo e non fai più niente, è tosta; invece io ho sempre lavorato per diventare un pilota di macchine. Ho lavorato per arrivarci una volta che avrei smesso. Perché le moto sono cose da giovani, devi essere in forma, devi avere coraggio… Invece le auto, ecco, adesso non vorrei dire una cosa che poi viene mal interpretata, le auto sono un po’ più abbordabili anche dalle persone di una certa età. Sono curioso di vedere quello che riuscirò a fare: ora è di nuovo tutto bello, mi diverto quando guido la macchina, quando vado a fare i test. Cose che invece alla fine in moto ero un po’ stanco di fare. In fondo nasco come pilota di auto, ero sui kart da bambino, poi sono passato alle moto. Per fortuna. Ci sono 5 gare in coppia e altre, più lunghe, in tre. C’è anche una 24 Ore a Spa – Francorchamps. Non vedo l’ora. C’erano delle opzioni più facili, «di facciata». Ma qui si cresce davvero, partecipano tutti quelli forti e non sarà semplice. Io corro con Audi, ci sono altre otto case. Domenica a Imola ci saranno 52 auto e più di 150 piloti. Non so come faremo a starci… Voglio diventare un pilota forte, voglio capire più o meno dove posso arrivare e un giorno provare la 24 Ore di Le Mans. Per quanto riguarda la Formula 1 non ho nessun rimpianto. Il primo motivo per cui non andai in Ferrari è che non ero pronto a smettere di correre in moto; e fu la scelta giusta perché ho poi vinto altri due mondiali ed una trentina di Gp. Quindi ho fatto bene. Poi ero, sì, molto vicino alla Ferrari però non sarei andato con la Rossa, sarei finito in un suo team satellite”.

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