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Test – Nuovo Jeep Grand Cherokee SRT

Tempo di lettura: 4 minuti

Si fa presto a dire SUV, ma è un po’ meno semplice districarsi tra la sterminata offerta del nostro mercato. Fortunatamente alle volte il cuore ci può aiutare, specie se con la sua forza riesce a mettere a tacere il lume della ragione. Proprio cavalcando l’onda emotiva nasce la nuova Jeep Grand Cherokee SRT, un’automobile decisamente fuori dal comune e, per prezzo, unica nel suo genere.

Le dirette avversarie si possono contare sulle dita di una mano e sono BMW X5 M (555 CV), Land Rover Range Rover Sport 5.0 Supercharged (510 CV) e Mercedes-Benz ML 63 AMG (525 CV), ma si avvicinano al concetto anche Infiniti FX 50S (390 CV) ed AUDI Q7 3.0 V6 TFSI (333 CV) cui manca qualche cavallo per poter competere con i 468 CV della Jeep Grand Cherokee SRT. Dove semplicemente non c’è gara è sulla cubatura del motore: grazie al suo 6.4 V8 HEMI che cela sotto il cofano, la SRT ce l’ha più grosso di tutte.

L’apparenza non inganna

Come ogni versione sportiva che si rispetti, la Grand Cherokee SRT si differenzia dalle sorelle comuni non solo per l’aumento in lunghezza (4.846 mm) ed in larghezza (1.954 mm), ma anche perché più bassa (1.749 mm). La carrozzeria sfoggia ora con orgoglio tutti i suoi muscoli, gonfiandosi soprattutto a livello dei passaruota per contenere i quattro pneumatici 295/45 ZR20 cui è affidato il contatto con la strada. Come segni distintivi per la più cattiva della gamma sul frontale c’è un inserto nero che, incorniciando i fari bi-xeno adattativi con luci diurne a LED e le sette feritoie della calandra, ha il compito di accentuare ulteriormente l’aspetto aggressivo della vettura insieme al paraurti specifico.

Difficile poi non notare il cofano motore, che tra le sue forme bombate incorpora due prese d’aria utili a far sfogare il calore generato dal V8. Spostandoci al posteriore troviamo un altro inserto nero a dividere i due grossi scarichi, un nuovo spoiler ed il portellone ad apertura elettrica con badge SRT. I cerchi in lega a cinque razze da 20 pollici Black Vapor Chrome sono di serie sulla versione SRT, ma a richiesta è possibile equipaggiare la vettura con quelli lucidi sempre da 20 pollici, denominati Goliath.

Saliti a bordo si viene accolti dall’esclusivo allestimento “Laguna” caratterizzato da sedili e rivestimenti in pelle nelle colorazioni Torque (quello in foto) e Sepia, quest’ultima una combinazione bicolore completamente nuova per la gamma Grand Cherokee. L’atmosfera è ovviamente ispirata al mondo delle corse e presenta inserti in fibra di carbonio sul pannello strumenti e sugli interni delle porte, un nuovo volante sportivo a tre razze marchiato SRT e rivestito in pelle traforata con paddle per il cambio e, non ultimo, il tasto “Start” che con la sua colorazione rossa risalta in mezzo alla scura fibra di carbonio. Spostandosi sul tunnel centrale, proprio dietro alla leva del cambio spicca poi il pulsante del nuovo “Launch Control“, utile per avere il massimo controllo dello sprint nelle partenze.

Il sistema UConnect con touchscreen da 8,4″ sulla versione SRT offre l’esclusiva funzionalità Performance Pages, uno strumento pensato per dare al pilota un feedback immediato sulle prestazioni della vettura, tra cui ad esempio la sterzata, i cavalli, la coppia, i tempi del passaggio da 0-100 km/h e lo spazio di frenata da 100-0 km/h. Una pagina “SRT” è infine presente anche sullo schermo da 7″ al centro del cruscotto ed in essa troviamo vari dati tra cui i “g” di accelerazione prodotti e soprattutto, in puro stile americano, la registrazione del miglior tempo segnato nel quarto di miglio (400 m). Una cosa quest’ultima, tanto rude quanto commovente.

Una “insospettabile” agilità

Come può un veicolo di tale dimensioni e peso risultare anche agile? Questa era la domanda che ci passava per la testa prima di metterci in marcia. Sicuramente la potenza è tanta e la coppia di 624 Nm è un gran bel biglietto da visita, ma queste sono carte facilmente giocabili in rettilineo e la cui importanza è relativa tra le curve. Eppure la Jeep Grand Cherokee SRT non sfigura, permettendo anche una buona dose di divertimento.

Il nostro breve viaggio con lei ha inizio tra le vie di una cittadina siciliana, dove abbiamo potuto apprezzare la dolcezza del nuovo cambio automatico a 8 rapporti. Dopo aver premuto il pulsante “Start” il 6.4 V8 HEMI vi da il suo personalissimo benvenuto con un bel rombo profondo, come solo un grosso 8 cilindri americano può fare. Il propulsore HEMI non urla la sua rabbia, lascia solo intendere molto bene che se vuole può scatenare parecchia forza. Nel traffico urbano gira praticamente al minimo e si fa sentire solo quando si schiaccia leggermente di più sul gas, cosa da fare con cautela perché raggiungere involontariamente velocità oltre il limite è fin troppo facile. L’insonorizzazione è ben curata e tutti i rumori restano all’esterno senza infastidire le orecchie degli occupanti, punto fondamentale per il carattere premium che Jeep vuole imprimere alla sua creatura.

A ricordarci che siamo sulla versione SRT ci pensano però le buche che, seppur filtrate abbastanza bene dagli ammortizzatori attivi presenti di serie, scuotono l’assetto tendenzialmente rigido della vettura. Il viaggio prosegue mentre la strada scelta ci porta su nastri d’asfalto tortuosi e deserti, terreno ideale per avere un primo assaggio di cosa si nasconde sotto tutto questo apparire. I circa 2.450 Kg di peso vengono gestiti senza grossi problemi, in accelerazione grazie alla rabbia del propulsore ed in frenata attraverso l’impianto firmato Brembo. I numeri dichiarati dalla casa sono 5 secondi per coprire il classico 0-100 Km/h, 35 metri per fermarsi da 100 Km/h ed una velocità massima di 257 Km/h. Cifre da sportiva vera, che ben rispecchiano il carattere da dura esibito dalla carrozzeria. La Jeep Grand Cherokee SRT, per ovvie ragioni legate a massa e dimensioni, non ama i percorsi tortuosi, ma riesce comunque a mantenere un assetto quasi piatto, infondendo nel conducente la giusta dose di fiducia necessaria. Il terreno ideale è però l’autostrada, perché in essa questo SUV americano riesce ad esprimersi al meglio, divorando le curve come se non esistessero ed annullando il rollio. La potenza per i sorpassi decisamente non manca ed in più, stando ai dati dichiarati, in velocità massima si possono staccare le rivali tedesche spesso autolimitate a 250 km/h.

Un’icona americana, ma low cost

La Jeep Grand Cherokee negli anni è diventata un’icona dei SUV americani, ma ora in questa variante SRT riassume al meglio quella che è l’essenza della tradizione motoristica d’oltre oceano. Veicoli piuttosto grandi con un motore (meglio se V8) altrettanto gigante, per avere potenza ma anche una bella dose di coppia. Il tutto ad un costo relativamente basso: 85.000 €, vale a dire mediamente dai 20.000 € ai 30.000 € meno delle dirette rivali, a parità di allestimento. Un affare insomma, a meno che non vi facciate spaventare dagli elevati costi di gestione comuni a tutte le auto qui citate.

Redazione Autoappassionati.it

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