Sembrava che l’abolizione del superbollo fosse fatta, invece come tutte le volte precedenti è stato fatto tanto rumore per nulla. Dai banchi di Montecitorio è chiaro il segnale che giunge: non lo vogliono togliere, almeno per il momento. Lo si evince dal testo approvato dalla Camera dei Deputati sulla legge delega per la riforma fiscale, si parla di superbollo ma la sua abolizione è ancora lontana.
Il superbollo non verrà abolito per il momento
Il superbollo verrà abolito? In questo caso “sì, no e forse” non sono le opzioni di risposta, ma la risposta in sé. Può sembrare strano ma è proprio così, non è stata fatta chiarezza in merito all’abolizione del superbollo, una decisione che tutti davano ormai per certa ma che alla fine non è si concretizzata, ma al tempo stesso, per l’ennesima volta, non è stata esclusa. Potrà avvenire, ma non nell’immediato come ci si aspettava, in quanto la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge di delega per la riforma fiscale, nella quale il Governo si impegna a varare riforme riguardanti il fisco. Manca ancora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ma il testo è ormai concordato e non rettificabile. All’interno di questo testo si fa chiara menzione del superbollo ma, come accaduto durante la discussione in Senato, non della sua immediata abolizione. L’abolizione del superbollo è una speranza che alcuni automobilisti italiani cullano da 12 anni a questa parte, precisamente dal 2011, anno nel quale è entrato in vigore. Se fino a qualche settimana fa molti politici proclamavano sui social e nelle interviste la volontà di abolire il superbollo, stavolta non ci sono stati post, tweet, status e dichiarazioni in merito. Tutti hanno preferito “silenziarsi” circa il rinvio dell’abolizione del superbollo. L’inizio della discussione della Legge di bilancio 2024 che verrà approvata entro il 31 gennaio 2023 potrebbe portare novità a riguardo, con il reperimento delle risorse necessarie per coprire l’ammanco, ma è d’obbligo utilizzare il condizionale.
Slitta l’abolizione del superbollo: cosa dice la legge
La legge delega per la riforma fiscale, all’articolo 10 relativo ai tributi indiretti, prevede che il Governo prenda l’impegno di:
“Riordinare le tasse automobilistiche, anche nell’ottica della razionalizzazione e semplificazione del prelievo, valutando l’eventuale e progressivo superamento dell’addizionale erariale sulla tassa automobilistica per le autovetture e gli autoveicoli destinati al trasporto promiscuo di persone e cose, aventi potenza superiore a 185 chilowatt, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica a carico del settore delle tasse automobilistiche”.
Non si parla quindi di abolizione del superbollo immediata, ma al tempo stesso non viene esclusa. Da Montecitorio si temporeggia in merito, forse una mossa studiata per cercare la compensazione adatta agli 1,2 miliardi di euro che sono giunti nelle casse dello Stato in 12 anni. Questo perché il buco di 100 milioni di euro all’anno non verrebbe coperto nell’immediato da nuove entrate, quindi il Governo Meloni non ha intenzione di doversi accollare ulteriori costi, visti anche i numerosi cambiamenti previsti in tema di politica fiscale.
Cos’è il superbollo? Chi lo ha istituito?
Il superbollo è una sovrattassa istituita nel 2011 con alcuni tentativi condotti già in passato. Esso va a tassare le auto con potenza superiore a 185 kW (251 CV) per le quali vanno sborsati 10 euro per ogni kW in eccesso. Ad istituirlo fu il Governo tecnico guidato da Mario Monti nella forma che conosciamo ancora oggi, individuando in quest’imposta una valida fonte economica per risanare i conti pubblici. Già l’ultimo governo Berlusconi, caduto a fine 2011, aveva visto l’introduzione del primordiale superbollo per mano di Giulio Tremonti. Monti e il suo esecutivo lo hanno reso ancora più detestabile, visto che la soglia si è abbassata fino a 250 CV e la cifra da sborsare per ogni kW in più è praticamente raddoppiata. Quanto auspicato dall’esecutivo guidato da Monti si è concretizzato solo parzialmente, poiché nelle casse statali sono arrivati 1,2 miliardi di euro in 12 anni, penalizzando fortemente il mercato delle supercar e non solo.
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