Un simbolo che significa solo una cosa: passione a 360°. Chi non conosce il mitico logo Ferrari, con il classico Cavallino Rampante su sfondo giallo Modena? È lecito pensare tutti, ma forse non proprio tutti conoscono la storia che si cela dietro un simbolo conosciuto su tutto il globo.
Tutti sanno anche, o almeno dovrebbero sapere per sentito dire, che il cavallino nero era il simbolo durante la Prima Guerra Mondiale del Conte Francesco Baracca, l’aviere che dipinse la forma del cavallo nero sulla carlinga dei suoi aerei da combattimento, disegno che ispirò lo stesso Enzo Ferrari, diversi anni dopo, a usarlo per la sua Scuderia Ferrari, nata nel 1929.
Baracca perì durante i combattimenti, era il 19 giugno 1918, e dietro l’utilizzo di questo maestoso animale sembra celarsi il suo ruolo di cavaliere dell’aria, epiteto conferitogli dopo numerose medaglie dal suo commilitone, il “Battaglione Aviatori”.
Altre ragioni si celano dietro l’utilizzo di questo particolare disegno. Francesco Baracca, nato a Lugo il 9 maggio del 1888, decorato con la medaglia d’oro al valor militare durante la Prima Guerra Mondiale, era figlio di un ricco proprietario terriero che annoverava tra i suoi averi, come spesso accadeva all’epoca, un’ampia mandria di cavalli.
Essere cresciuto in mezzo agli equini potrebbe aver ispirato l’asso dell’aviazione a usare proprio questo simbolo per i suoi aerei da combattimento, secondo altri storici il simbolo venne visto da Baracca su un aereo tedesco con l’emblema della città di Stoccarda da lui abbattuto (in aeronautica militare non era raro trasferire i simboli degli aerei avversari come una sorta di trofeo di guerra…) e da lì gli venne l’idea di portarlo sui suoi aerei.
Non a caso, se osservate il logo di Porsche, noterete che anche in quel caso è presente un cavallo nero, seppur in una posizione diversa ma con la coda ritta. Stoccarda, Stuttgart in tedesco, deriva non a caso da “Stutengarten”, antica parola teutonica che stava a significare un appezzamento di terreno dedicato agli animali, in altre parole una scuderia.
Enzo Ferrari, di dieci anni più vecchio, non incontrò mai in vita Francesco Baracca, bensì sua madre, la Contessa Paolina de Biancoli. L’occasione capitò il 17 giugno 1923, quando il Drake si cimentava ancora nelle vesti di pilota e vinse una gara sul “Circuito automobilistico del Savio”, a Ravenna. La Contessa stessa, presente all’evento, prese in simpatia Ferrari e gli consigliò di utilizzare il logo tanto caro al figlio defunto in qualità di portafortuna sulle sue auto.
Ferrari memorizzò quelle parole e, ben 9 anni più tardi, era il 1932, adottò quello che sarebbe diventato il logo Ferrari sulle vetture Alfa con le quali correva all’epoca (famosa la sua frase, quando battè in pista le Alfa Romeo con le sue Ferrari, al GP di Silverstone del 1951: “Oggi è come se avessi ucciso mia madre”).
In realtà già tre anni prima, nel 1929, Enzo Ferrari creò a Modena la “Scuderia Ferrari”, una sorta di reparto corse di mamma Alfa, ovvero la base di quella che sarebbe diventata dopo il secondo conflitto mondiale la Ferrari vera e propria.
Già allora il cavallino appariva nero e ritto su una sola zampa posteriore e, curiosamente, con la coda verso l’alto (come nel logo Porsche); per scelta di Enzo Ferrari, molto legato alla sua città natale, venne adottato il giallo canarino, colore della città di Modena, bordato nella parte superiore con i colori della bandiera italiana.
Alfa Romeo non permise al Drake di utilizzare quello che stava diventando il logo Ferrari sulle vetture del Biscione, finchè nel 1932 Ferrari ottenne il permesso dalla Casa di Arese e vinse la 24 Ore di Spa; nella sua memoria erano ben presenti le parole della Contessa Paolina e da allora Ferrari decise definitivamente che quello sarebbe stato il logo della sua creatura che aveva già in testa e che da 71 anni alimenta il mito nel mondo dei motori.
C’è poi un’altra storia, raccontata con dovizia di particolari dalle pagine del “Museo del Marchio Italiano”, che fa risalire le origini del cavallino rampante addirittura al 1692, anno di fondazione del “Reggimento Piemonte Reale”, creato su volontà di Vittorio Amedeo II di Savoia.
Un team di storici ha ricostruito il “percorso” a ritroso dello stilema, stilema che quasi due secoli più tardi avrebbe ispirato il famoso “Battaglione Aviatori” del quale Francesco Baracca faceva parte. Da lì la storia si unisce a quella che vi abbiamo narrato. Unica certezza è che, da allora, il logo Ferrari è entrato nell’immaginario collettivo come simbolo di velocità, di coraggio e di passione.
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