Nel 2014 si celebra un compleanno speciale, quello della Seat Ibiza. La prima, nata nell’84 ad opera del genio Giugiaro, spegne in questi giorni trenta candeline, la festeggiamo in compagnia dell’ultimo aggiornamento, il quarto, su versione pepata Cupra.
Il primo modello, nato dopo la rottura tra Fiat e lo Stato spagnolo, su base Ronda ovvero Fiat Ritmo, era dotato di motori System Porsche, per sottolineare la netta divisione con la casa torinese. Tra nuove versioni, restyling e facelift nel giro di 30 anni, sono quattro i modelli usciti: dalla matita di Giugiaro (le prime due), De Silva (la terza) e Donckerwolke, ex Lamborghini (la quarta).
Con 1.308.461 modelli venduti della prima versione, 1.522.607 per la seconda, 1.221.200 per la terza e 924.183 per la quarta dal 2008 ad oggi, sono quasi cinque milioni le Ibiza assemblate negli stabilimento di Zona Franca a Barcellona e Martorell.
Noi di Autoappassionati.it abbiamo festeggiato l’avvenimento con una prova speciale. Lo scopo della nostra prova è valutare come l’utilitaria spagnola si sia evoluta nel corso di questi sei lustri e come sia migliorata, anche grazie all’avvento dell’elettronica, sotto il profilo della sicurezza attiva.
La prova non è stata condotta nel modo classico, ma grazie alla collaborazione con la pista MotorOasi di Susa (TO) abbiamo portato le due auto, una Seat Ibiza GLX 1.5 del 1984 e una Ibiza SC Cupra del 2014, a compiere i più svariati esercizi del tracciato di guida sicura.
Frenare e scartare con e senza ABS
La prima prova prevede una frenata su un fondo bagnato: le fotocellule rilevano il passaggio dell’auto a circa 60 km/h e attivano il muro d’acqua. L’istruttore alla guida deve arrestare l’auto nel minor spazio possibile effettuando una frenata di emergenza o panic stop.
Con la nuova Ibiza Cupra, dotata ovviamente di ABS, le ruote non vanno al bloccaggio e la gli spazi di frenata sono sensibilmente inferiori: si arresta ad almeno 10 metri dal muro d’acqua, complice l’EBA, un dispositivo che percepisce la situazione di emergenza dalla forza sul pedale ed eroga la massima potenza frenante per consentire un arresto immediato, inoltre si attivano le frecce di emergenza per avvisare del pericolo. Il modello più datato, non dotato di antibloccaggio in frenata, “sfonda” il muro d’acqua. Con il fondo bagnato, si è saturata completamente l’aderenza disponibile per l’asse anteriore, bloccando gli pneumatici. In queste condizioni la direzionalità trasversale non è garantita.
I controlli elettronici di stabilità per la dinamica laterale
Mentre per il primo modello senza elettronica l’istruttore deve “lavorare di braccia” e non frenare, manovra non istintiva, per evitare di finire in testacoda e non sempre ci si riesce.
I pneumatici in ordine per mantenere il controllo sul bagnato
La giusta distanza di sicurezza per “reagire” in tempo
Nell’ultima prova della distanza di sicurezza vediamo come per l’istruttore alla guida dell’Ibiza dell’84 sia importante mantenere ampio il divario tra le due vetture proprio in virtù della tecnologia in dotazione al nuovo modello. Infatti in caso di frenata di emergenza, il modello attuale si ferma in pochi metri, anche sull’asfalto bagnato, invece la “vecchia guardia” andando a bloccaggio dell’asse anteriore impiega circa 8 metri in più a 50km/h per arrestarsi, in che significa tamponare il veicolo che precede a 20km/h, una bella botta! Quindi la distanza di sicurezza risulta sempre importante, specialmente se guidiamo un’auto non dotata di sistema ABS.
Dalla nostra duplice prova cosa è emerso? Sono passati trent’anni ma la citycar spagnola è invecchiata bene. Si fa un interessante valutazione sul prezzo della prima Ibiza, che era al lancio il corrispettivo di 4.950 euro, ma che, riparametrato ad oggi, salirebbe a oltre 15.000 euro. Se consideriamo che dal concessionario la nuova Ibiza è disponibile a poco più che 10.000 con tutta l’elettronica precedentemente descritta possiamo dire i suoi primi tren’anni le abbiano fatto più che bene. Senza considerare che il veicolo odierno ha ricevuto cinque stelle ai crash test EuroNCap, mentre il vecchio modello, in caso di impatto non sarebbe stato così sicuro, basti pensare che la seconda serie aveva solo tre stelle.
L’Ibiza primo modello parte da una base meccanica molto buona e infatti dinamicamente ha un comportamento quasi esemplare; trent’anni fa erano assenti i dispositivi elettronici di sicurezza attivi, quindi guidare oggi un modello del passato sembra anacronistico, abituati come siamo all’assistenza attiva. Invece la versione Cupra, nonostante l’elevata dose di potenza e coppia, 180cv per 250Nm, si rivela un’auto tutt’altro che difficile da guidare.Anzi l’elettronica mette “una pezza” ai possibile errori del pilota inesperto, permettendo una versatilità di utilizzo anche a chi è alle prime armi con una quattro ruote. Risulta bensì importante mantenere in corretta efficienza ogni componente dell’auto, specialmente gomme e freni, infatti con penumatici lisci o sgonfi ogni azione del sistema elettronico potrebbe risultare vana.
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