Da domenica 28 luglio mattina, molti ciclisti sono in rivolta nei social perché un autovelox ha avuto l’ardire di appioppare multe per eccesso di velocità a varie bici, tramutandosi in… bicivelox, sull’Alzaia Naviglio di Bereguardo a Motta Visconti (a sud-ovest di Milano). Era una “pistola” Telelaser con agenti della Polizia Locale in presenza, e contestazione immediata dell’infrazione: “scontrini” consegnati nelle mani dei guidatori, che riceveranno le contravvenzioni a casa.
I fattacci sono avvenuti su una ciclopedonale riservata a chi va a piedi e in bici, col limite di velocità di 10 km/h per rispettare i pedoni, anche perché corre lungo un corso d’acqua privo di protezioni laterali.
Una delle infrazioni più eclatanti riguarda una bici che viaggiava a 32 km/h, ossia 22 km/h in più rispetto al limite imposto dal consorzio Est Ticino Villoresi: 173 euro di ammenda, in base all’articolo 142 del Codice della strada, comma 8, per chi supera di oltre 10 km/h e di non oltre 40 km/h i limiti massimi di velocità. Nessun taglio di punti della patente perché per guidare quel mezzo la licenza non serve.
La rivolta anti multe da autovelox dei cicloamatori multati, con passaparola nelle chat, si è estesa ai ciclisti che hanno rispettato il limite e a quelli che non hanno mai percorso quella ciclopedonale.
Tutto questo suona strano. Posto che l’eccesso di velocità è pericoloso a prescindere dal veicolo si sta guidando, e che la legge è uguale per tutti, è un obbligo dettato da Codice della strada, buon senso e convivenza civile che il ciclista vada piano per tutelare i pedoni. I più deboli di tutti sulla strada, i veri utenti vulnerabili.
È anomalo pure che il limite di 10 km/h venga considerato dai cicloamatori come troppo basso in rapporto al tipo di strada: questo è un vecchio cavallo di battaglia degli automobilisti, secondo i quali i Comuni farebbero cassa piazzando velox su tratti con limiti assurdi.
Pare una trovata di Pirandello: i ciclisti hanno sempre criticato gli automobilisti che in passato si sono lamentati per presunti abusi di autovelox su tratti con limiti bassissimi, e ora gli stessi cicloamatori sostengono le identiche tesi di chi va in auto. Il prossimo passo è valutare class action per scovare i Comuni che utilizzano velox non tarati, non omologati e non conformi all’originale.
Chissà quale putiferio si scatenerebbe se le bici fossero dotate di targhe e le Polizie potessero multare a distanza inviando le contravvenzioni a casa, come accade oggi per le auto. Ed ecco il motivo per cui le lobby dei monopattini elettrici si stanno mettendo di traverso rispetto alla riforma del Codice della strada in discussione in Parlamento, che mira all’obbligo di targa per le tavolette a rotelle.
In realtà, la questione è molto più scottante di quanto paia: fra bici a pedalata assistita truccate, che viaggiano al doppio della velocità ammessa per quei veicoli infrangendo i limiti urbani di 30 km/h, e fra monopattini elettrici che “volano” su strada e sui marciapiedi, la combo autovelox più targa farebbe una strage di multe.
Autore: Mr. Limone
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