Renault Captur 2020: abbiamo provato in anteprima la nuova generazione del crossover francese. All’esame esterni, interni, motori e impressioni di guida. In fondo articolo, il link ai prezzi per il mercato italiano.
Rimanere al vertice è probabilmente più difficile che arrivarci, soprattutto se nel frattempo lo scenario cambia e diventa più competitivo. È la storia della Renault Captur, uno dei primi B-SUV ad arrivare sul mercato nel 2013 e sempre ai vertici, soprattutto in Italia, dove globalmente è ancora il più venduto della sua categoria.
Così, il compito della seconda generazione è quello di ripetersi, tenendo a bada i concorrenti che qualche anno fa si contavano sulle dita di una mano e oggi sono anche più di venti.
Esterni: esame di maturità
Il confine tra B-SUV e C-SUV a volte è talmente sottile che non è più la classica misura in lunghezza a fare la differenza, bensì il livello di prezzo, di allestimento e la scelta dei motori. La nuova Captur esemplifica alla perfezione questo concetto, perché con 11 centimetri in più è sempre più vicino ai primi che ai secondi, ma senza dubbio entrerà nella rosa di candidate di molti automobilisti. La lunghezza di 4,23 metri, inoltre, è funzionale allo spirito globale di un modello che verrà venduto in 70 Paesi. Il passo, però, è cresciuto di soli 2 cm e dunque non bisogna aspettarsi grosse rivoluzioni nello spazio a bordo.
Parlando di design, invece, il salto di qualità tra le due generazioni della crossover francese è indubbio. Le novità sono più evidenti al posteriore, dove i proiettori dal disegno classico della vecchia Captur hanno lasciato spazio ai moderni C-Shape dal disegno assottigliato, un cambiamento reso possibile dall’utilizzo integrale dei LED. Per il resto, l’aspetto generale è quello di un’auto più matura, con un carattere leggermente meno cittadino e un poco più da SUV, che si può avere con cerchi fino a 18 pollici.
Interni: salto di categoria
Anche all’interno le novità sono sostanziose. Se l’impostazione generale della plancia non è cambiata, l’esecuzione accresce di molto il livello qualitativo, sia reale che percepito. Per quest’ultimo aspetto sono importanti le nuove plastiche soft-touch che permeano tutta la parte superiore del cruscotto, mentre dal punto di vista dell’infotainment, la nuova generazione dell’R-Link con display verticale da 9,3 pollici è tutta un altra storia. Molto interessante anche la soluzione del tunnel centrale sospeso su due livelli, che ovviamente si può avere solo con il cambio automatico. Degni di nota anche dettagli come lo specchietto retrovisore senza cornice e il freno di stazionamento elettrico: entrambi aumentano la pulizia dell’abitacolo.
Parlando di ergonomia, la posizione di guida è quasi perfetta, molto automobilistica e di stampo moderatamente sportivo. I sedili, invece, sono anche troppo morbidi nella zona del cuscino e il supporto lombare non è di serie. A livello di bagagliaio, tuttavia, la Captur non teme confronti con il suo vano da ben 536 litri, con una lunghezza di carico di 1,57 metri e il fondo praticamente piatto. Non manca, come nella scorsa generazione, il sedile posteriore scorrevole, anche se per farlo avanzare è necessario che chi guida non sia troppo alto.
Motori: scelta multipla, ibrido plug-in in arrivo
La nuova Renault Captur offre diversi tipi di motorizzazioni, provando ad accontentare molteplici tipologie di utenti. I benzina TCe hanno 100, 130 e 155 CV: il primo è il “mille” tre cilindri con trasmissione manuale a 5 marce, gli ultimi due sono 4 cilindri da 1,3 litri e sono abbinati solo con il cambio doppia frizione EDC a 7 marce. Il Diesel è uno solo, il 1.5 4 cilindri Blue dCi, ma è disponibile in due livelli di potenza, 95 CV con cambio manuale a 6 rapporti e 115 CV con doppia frizione a 7. Poi ci sono il 1.0 TCe GPL da 100 CV e il powertrain ibrido plug-in che però non arriverà prima di 6 mesi.
Alla guida della nuova Renault Captur 2020
Abbiamo provato la Renault Captur TCe da 130 CV con il cambio EDC, il motore benzina baricentrico della gamma. La sua curva di coppia dice che i 240 Nm sono disponibili già a 1.700 giri e il dato ci è sembrato veritiero. La spinta arriva subito e si mantiene progressiva per tutto l’arco dei giri. Non c’è la botta tipica del turbodiesel, ma la guida è più che godibile, anzi anche più fluida. Occhio ai consumi, però, se si sale troppo di giri e si fa soffiare il turbo, le percorrenze scendono di conseguenza.
La prima definizione che viene in mente per lo sterzo è “turistico”, una parola forse un po’ desueta ma che racchiude in sé tutte le caratteristiche della crossover francese. Il rapporto è piuttosto demoltiplicato, con un punto morto centrale abbastanza pronunciato. La caratterstica positiva, però, è la progressività. In altre parole, bisogna rinunciare agli inserimenti in curva fulminei e godersi il viaggio in modo più tranquillo.
La trasmissione EDC ha fatto enormi progressi rispetto alle prime applicazioni di soli pochi anni fa. L’azione delle frizioni e dei passaggi di marcia è molto più fluida, inoltre la velocità di cambiata è accordata meglio allo stile di guida, nel senso che diventa più lenta o più veloce a seconda della percentuale di apertura del gas. Solo in situazioni particolari, come una partenza in salita piuttosto pronunciata, può mostrare qualche incertezza.
L’assetto è generalmente morbido, come da tradizione francese non specialistica. La Captur beccheggia e rolla abbastanza, non appena si prova ad aumentare l’andatura. La cosa buona, però, è che la risposta su buche e sconnessioni è sempre apprezzabile e il comfort ne guadagna. Insomma, le velleità sportive non fanno esattamente parte di questa Renault.
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