Quando sono uscite le prime immagini della Range Rover Velar ho subito pensato di essere di fronte al SUV più bello che avessi mai visto, senza se e senza ma.
Poi dopo aver superato questo momento emozionale, sicuramente non trascurabile, sono tornato nei panni del critico che sono sempre stato, sia per natura, sia per lavoro, e ho pensato: ok, la bellezza c’è e non è poco, ma sarà altrettanto bella da guidare?
Per questo, abbiamo deciso di provarla, per scoprire tutti i pregi e i difetti. Ecco la nostra prova su strada della Range Rover Velar.
Dopo essersi aggiudicata il “World Car Design of the Year” ai World Car Awards 2018 rimangono pochi dubbi sul fatto che sia uno dei SUV meglio riusciti dell’ultimo ventennio, ma non è solo la stampa a dirlo. Il riscontro del pubblico in questa caso è stato esagerato, ricalcando il successo dell’Evoque, quando venne lanciato nel 2011.
In Land Rover le auto le sanno disegnare e questo ormai è chiaro, ma inquadriamo meglio la Range Rover Velar e capiamo quali sono i suoi punti forti a livello estetico. Partiamo dalle dimensioni. Lunga 4,80 metri, larga 1,95 (2,14 con specchietti aperti) e alta 1,66, ha un passo di 2,87 metri e si posiziona tra l’Evoque e la Range Rover Sport, ma è più bassa di 12 cm rispetto a quest’ultima, slanciando la silhouette in maniera esagerata.
Come tutte le auto però, la bellezza dipende molto dalla versione o dagli abbinamenti scelti e, nel nostro caso, probabilmente non si poteva fare di meglio. La Velar della nostra prova è, infatti, la First Edition HSE, che ingloba la versione R-Dynamic HSE e propone non plus ultra dell’esclusività disponibile per questo modello.
Si parte dalla carrozzeria in tinta Flux Silver, con finitura satinata applicata a mano dalla Divisione Special Vehicle Operations di Jaguar Land Rover, presso il Centro Tecnico di Oxford Road. Questa speciale vernice comprende un pigmento metallizzato sottovuoto che esalta il contrasto luce-ombra sulla struttura della Velar. A questa speciale colorazione si uniscono i cerchi in lega da 22” a 9 razze doppie “Style 9007” con finitura Diamond Turned e tutti gli speciali inserti in rame brunito (Burnished Copper) che impreziosiscono le lame del paraurti anteriore e le prese d’aria sul cofano.
Il risultato, unito al design già vincente della Velar, è spettacolare, rendendo al massimo nella vista anteriore e in quella laterale, mentre il posteriore è un po’ meno filante.
La First Edition (come anche la R-Dynamic), inoltre, monta un esclusivo paraurti anteriore più alto, con prese d’aria maggiorate che amplificano il raffreddamento e la presenza scenica del veicolo. Certo, bisogna convivere con il fatto che difficilmente si passerà inosservati, con i suoi pro e i suoi contro. Completano l’aspetto maestoso tutti gli inserti in nero lucido, il tetto panoramico e i sottili fari full LED, che sono disponibili in 4 varianti, ma sempre di serie su tutte le Velar. Al vertice e presente sull’esemplare da noi provato ci sono i Matrix-Laser LED, che ampliano a 550 metri la portata degli abbaglianti.
Molto interessante la “chicca” delle maniglie che fuoriescono automaticamente allo sblocco delle portiere. Quando le portiere vengono bloccate, o sopra gli 8 km/h di velocità, le maniglie si ritraggono a filo della carrozzeria, migliorando l’aerodinamica e l’efficienza del veicolo e ripristinando l’andamento continuo e netto delle linee di fiancata.
Se gli esterni sono da “prima della classe”, anche gli interni non mancano di qualità e tecnologia. Relax, quindi, a partire dai sedili, in pelle traforata Windsor che riprende la Union Jack, regolabili elettricamente, con sistema di riscaldamento, rinfrescamento e massaggio. Il volante in pelle con alluminio incastonato è ricco di comandi alcuni di tipo capacitivo, che attivano numerose funzioni del veicolo.
Al centro della plancia si posizionano i due touchscreen da 10″ ad alta definizione del nuovo sistema di infotainment Touch Pro Duo. Il sottile schermo capacitivo in policarbonato segue con precisione la leggera curva del cruscotto integrandosi perfettamente a filo delle superfici. L’integrazione dei comandi del Terrain Response 2 nel Touch Pro Duo consente l’eliminazione di manopole e pulsanti tradizionali, inglobando gli unici comandi fisici all’interno del bel display. Anche qui il lato scenografico non manca, con il comando del cambio che si solleva all’accensione e lo schermo superiore che si inclina (fino a 30°) verso i passeggeri.
Di fronte al guidatore c’è l’Interactive Driver Display da 12,3”, la strumentazione virtuale che consente al guidatore di stabilire le priorità delle informazioni desiderate: una configurazione con due quadranti e pannello informazioni al centro, un solo quadrante con due pannelli informazioni, o la visualizzazione completa della mappa. Per gli appassionati di impianti audio, la Velar da noi provata era equipaggiata con il Signature Sound System da 1600 Watt, sviluppato in collaborazione con lo specialista britannico Meridian.
Il passo generoso consente ampio spazio per i passeggeri, cinque i posti, con quello centrale un filo più scomodo, e bagagli, con un vano di carico che parte da 673 litri e arriva a 1.731.
Non manca, infine, la possibilità di avere l’Activity Key, il bracciale impermeabile e a prova di urto, con transponder integrato, che vi permette di accedere liberamente alla vettura senza utilizzare il telecomando o le chiavi, ma semplicemente poggiandolo allo stemma Land Rover presente sul portellone.
Abbiamo provato il più recente diesel V6 da 3.0 litri, il D300, che vanta 300 CV e una coppia massima di 700 Nm. Questo propulsore è abbinato al cambio automatico ZF a 8 rapporti, che rappresenta una garanzia per intuitività, velocità e piacevolezza di guida.
Con questo abbinamento e, ovviamente, la trazione integrale, la Velar accelera da 0 a 100 km/h in 6,5 secondi e raggiunge la velocità massima di 241 km/h. Prestazioni di tutto rispetto, che però sono del tutto mascherate dal comfort offerto dall’auto. In Eco, una delle modalità disponibili insieme a Dynamic, Comfort e ai vari profili di guida dedicati all’offroad, la Velar si rivela pesante in partenza e sempre molto “burrosa”, anche in ripresa. In Dynamic la situazione migliora leggermente, ma si sente in ogni situazione che la guida sportiva non le piace particolarmente.
L’allungo però è notevole, il biturbo diesel ha una coppia spaventosa e, se è assecondata dal cambio in una modalità consona allo stile di guida, vanta anche una bella ripresa. La silenziosità dell’abitacolo, inoltre, vi farà dimenticare di essere alla guida di un SUV (coefficiente aerodinamico di 0,32) e pure diesel. Infatti, il silenzio regna nella maniera più assoluta e, se non si guarda in maniera continua il contachilometri, si fa presto a raggiungere velocità fuori codice.
Tra le curve la Velar comunque non sfigura, grazie a un rollio abbastanza contenuto e movimenti di cassa non troppo marcati. Bisogna sempre tenere in considerazione il peso, che è di circa 1.950 kg, e la con una stazza così negli anni sono stati compiuti dei veri e propri miracoli. L’assetto asseconda bene le curve e ama l’asfalto, assorbendo alla grande tutte le sue asperità, in maniera leggermente più rigida rispetto ai Range Rover tradizionali, ma d’altronde anche il comportamento stradale è leggermente più affilato. Solo lo sterzo, in alcuni frangenti, lo avremmo preferito un po’ più preciso e comunicativo.
Anche se difficilmente qualcuno con una Velar si avventurerà in un percorso offroad così spinto, ogni Range Rover, e soprattutto Land Rover, che si rispetti vanta capacità in fuoristrada degne di nota e questa non è da meno.
A pochi di voi verrà in mente di verificare la capacità di guado di 65 cm, ma sicuramente è molto apprezzabile la trazione integrale, che garantisce un trasferimento fino al 100% della coppia dal posteriore all’anteriore in 100 millisecondi, e l’All Terrain Progress Control, che si occupa di frenare e accelerare autonomamente nelle situazioni più impervie.
Inoltre, il sistema di sospensioni pneumatiche elettroniche (opzionale) della Range Rover Velar offre un ulteriore comfort su strada e maggiori garanzie in fuoristrada. Il sistema cambia altezza di marcia quando vengono selezionate impostazioni del Terrain Response 2 (oppure in maniera manuale attraverso i tasti a sfioramento del Touch Pro Duo) per avere una maggiore altezza da terra in caso di presenza di ostacoli e una maggiore escursione delle ruote a velocità inferiori a 48 km/h. Non solo benefici dinamici, poiché, per facilitare l’ingresso, l’uscita e il carico, non appena si arriva a destinazione, la funzione di altezza di accesso automatica, se attivata, abbassa il veicolo di 40 mm al di sotto dell’altezza nominale. Nel complesso l’altezza del veicolo può essere modificata di circa 50 mm (per un’altezza totale di 25 cm) e per ridurre la resistenza e i consumi di carburante il veicolo si abbassa durante la guida in autostrada.
L’orgoglio di possedere una Range Rover comunque non manca, infatti, abbiamo notato che per strada, non appena si incontra un’altra Velar ci si saluta come tra motociclisti, appartenenti ad un club, che al momento non esiste, in un’atmosfera tutt’altro che “altezzosa”, come l’estetica e il blasone del modello potrebbero far pensare.
Infine, i dati sui consumi. Con un valore da noi registrato pari a 10 l/100 km non siamo vicinissimi al dato omologato sul ciclo misto 6,4 litri/100 km, ma, a meno che non si faccia particolare attenzione alla guida, è difficile scendere sotto i 8/9 l/100 km nel ciclo misto.
Il comfort non manca, la potenza, alla fine, neanche, ma la Range Rover Velar apprezza, e non poco, la guida tranquilla, il relax e te lo trasmette dal primo all’ultimo chilometro che percorrerete insieme, coccolati e accuditi da tutte le sue attenzioni nei vostri confronti.
La Range Rover Velar parte dal prezzo di 58.800 euro, per la entry level con il propulsore 2.0 diesel da 180 CV. La dotazione di partenza non è male, ma è chiaro che stiamo parlando quasi di un altro modello rispetto a quello che abbiamo provato noi, sia per estetica, sia per prezzo.
La dotazione di serie vede, tra gli altri accessori, servosterzo elettronico ad assistenza variabile (EPAS), Terrain Response, cambio automatico a 8 rapporti, sensori pioggia e crepuscolari, differenziale posteriore aperto, fari a LED e il secondo display Touch Pro.
La Velar First Edition D300 del nostro test aggiunge una serie di optional che rappresenta il top della dotazione. Tra questi il Terrain Response 2, il differenziale di bloccaggio posteriore attivo, le sospensioni pneumatiche elettroniche, il portellone elettrico, l’Activity Key, tutta la sicurezza attiva e passiva disponibile, l’Head Up Display, il sistema di navigazione Pro e tutte le modifiche estetiche già elencate nei paragrafi precedenti. Il prezzo finale è di 111.700 euro, ai quali però bisogna aggiungere il – considerevole – prezzo del colore Flux Silver (7.405 euro), per un totale di 119.105 euro.
Si tratta, quindi, del prezzo di partenza raddoppiato, valore che lo fa passare di diritto in una categoria di Sport Utility “super premium”. La concorrenza nel segmento è suddivisibile in fasce di prezzo, dimensioni o design, poiché la Velar è capace di concorrere con diversi segmenti, partendo dalla sorella di “casa” Jaguar F-Pace, passando per l’Alfa Romeo Stelvio e Porsche Macan, ma anche coupé come la BMW X4, mentre si pone a cavallo tra GLC e GLE, o ancora, Audi Q5 e nuova Touareg. La differenza però è che nessun Brand ha puntato all’estetica come la Velar, che fa del suo aspetto il vero punto di forza e che anticipa le linee future del Marchio.
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