La SEAT, acronimo di “Sociedad Española de Automóviles de Turismo” (Società Spagnola di Automobili da Turismo), venne fondata nel 1950 dall’ente governativo “Instituto Nacional de Industria” a Martorell con primo stabilimento presso il quartiere Zona Franca di Barcellona nel 1953. Gli obiettivi di questo ambizioso progetto, considerando che fino a quel momento la Spagna non aveva avuto una vera industria automobilistica capace di grandi numeri, erano molteplici: entrare nel redditizio mercato automobilistico, guadagnarsi un posto tra le grandi industrie e motorizzare il paese sperando di dare il via ad un circolo virtuoso. Da ricordare che la Spagna era uscita stremata dalla guerra civile e dal secondo conflitto mondiale e, trovandosi ancora per lunghi anni sotto la dittatura di Francisco Franco che ne aggravò ulteriormente la situazione, venne tagliata fuori dai circuiti economici, commerciali e politici mondiali.
In questo contesto così complesso e proprio per la scelta autarchica voluta da Franco, si intuisce come il bisogno di avanzare industrialmente dall’interno diventa presto impellente. Ma per mettere su un’industria automobilistica in breve tempo serve formazione, conoscenze tecniche, strutture e modelli in grado di colpire subito nel segno senza pericolose defaillance; si parla quindi di vetture capaci di poter entrare nella vita dello spagnolo medio soddisfacendone qualsiasi bisogno base.
Le italiane di Spagna
Ed è qui che entra in gioco la FIAT (al 7%), mettendo a disposizione la propria produzione su licenza. Una manovra abile che permise al colosso torinese di vendere in Spagna aggirando i pesanti dazi imposti dal governo dittatoriale. La prima FIAT/SEAT fu la berlina SEAT 1400 (Fiat 1400), uscita dagli stabilimenti il 13 novembre del 1953; da quel momento in poi e fino agli inizi degli anni Ottanta, quasi ogni modello SEAT dipese dalla produzione FIAT.
Ma nel 1982 l’accordo tra i due marchi saltò, causa divergenze inerenti il finanziamento e controllo tra il principale azionista di SEAT, il governo spagnolo, e FIAT Automobiles; SEAT aveva bisogno di sostanziosi investimenti di capitale, a cui FIAT non era disposta a contribuire anche per sopravvenuta mancanza di interesse nei riguardi dell’accordo in se. Ciò lasciò il marchio spagnolo in crisi e la porta aperta ad altri costruttori.
Difatti quello stesso anno Carl Horst Hahn, da poco eletto Presidente del Gruppo Volkswagen valutò la possibilità di avvicinarsi a SEAT con l’obiettivo di accrescere la capacità produttiva dello stesso gruppo tedesco mirando ad una sempre maggiore globalità: l’intenzione avrà immediatamente applicazione con la produzione di modelli Volkswagen in fabbriche spagnole già a settembre del 1982, procedendo in modo continuo ma graduale fino alla completa acquisizione di Seat nel 1990.
Capostipite di un nuovo corso
A questo punto è facile prevedere la contestuale e progressiva eliminazione del passato FIAT , ed è proprio qui che si inserisce la nascita della prima generazione della SEAT Ibiza che nel 1984 si presentò come il primo prodotto SEAT indipendente da FIAT.
Il progetto che avrebbe portato alla Ibiza destinata a sostituire la SEAT Fura, figlia della FIAT 127 e in seconda battuta la SEAT Ronda, avatar della FIAT Ritmo, venne iniziato già nel 1982 nel pieno della sopravvenuta incertezza sul futuro del Marchio spagnolo, basato sul telaio derivato da quello della Ronda. Quindi poco prima della scissione tra FIAT e SEAT.
Per le vicende societarie il modello venne bloccato sul nascere per poi essere recuperato in corsa da Volkswagen causa la necessità di dimostrare da subito la nuova vita del Marchio in tempi stretti. Per questo venne composto un mosaico di aziende di primo piano con Karmann per lo sviluppo, Porsche KG per motori e meccanica, Porsche Design per gli interni e l’Italdesign di Giorgetto Giugiaro per gli esterni, da poco vittorioso reduce dal progetto FIAT Uno (1983).
Giugiaro definisce una vettura dal profilo basso e affilato ottenuto grazie alla maggiore larghezza e lunghezza ridotta ma dalla grande abitabilità interna, molto sportiva e dallo stile deciso, caratterizzato dalle ampie aperture e i grandi fari rettangolari; facile comunque notare una generale impronta che rimanda alla Uno. Gli interni sono semplici e ricordano vagamente le Volkswagen del periodo.
“Ibiza” per divertire
Presentata nel 1984 al Salone dell’Automobile di Parigi piace fin da subito con i suoi compatti e convincenti 3680 mm di lunghezza, 1610 di larghezza e 1410 di altezza. La SEAT Ibiza è disponibile come 3 porte, poi tre volumi con la SEAT Màlaga nel 1985 e cinque porte nel 1986.
La gamma motori “System Porsche” a benzina prevede al lancio un quattro cilindri da 1.2 litri e 63 CV in grado di superare i 150 km/h e il 1.5 da 86 CV che tocca i 175 km/h con allestimenti GL e GLX. Nel 1986 arrivò anche il 903 cc da 44 CV e nel 1988 la sportiva SXi con motore a iniezione da 1.5 litri, 101 CV e oltre 180 km/h contraddistinta esteticamente dalla calandra in tinta carrozzeria e doppia linea rossa che percorre la parte bassa della stessa. Da menzionare anche il 1.7 Diesel da 55 CV.
Forte del crescente successo, non mancarono le versioni speciali come la stupefacente SEAT Ibiza Bimotor (1986) ad opera della divisione SEAT Sport inaugurata nel 1985 e pensata per gareggiare nel Gruppo S poi soppresso, la SEAT Ibiza Cabrio proposta da Giugiaro (1989) rimasta esemplare unico e la Ibiza Olimpico (1992) in onore alle XXV Olimpiadi a Barcellona. La prima serie contò 1.342.000 esemplari venduti prima del restyling (sempre per mano di Giugiaro) avvenuto nel 1992, segnando una lunga vita di successi.
Autore: Federico Signorelli