Nel poker schierato da BYD per il vero e proprio assalto al mercato europeo, con la novità del ritorno di Tang e dell’arrivo dell’ibrida Seal U presentate a Ginevra 2024, il costruttore cinese sta facendo di tutto, e forse di più, per emergere nel delicato segmento delle auto elettriche. Delicato perché, lo sappiamo, l’elettrico in Italia fatica e solo una giusta politica di incentivi può cambiare la direzione. BYD, che a livello mondiale è la sfidante n.1 di Tesla, oggi vende in Italia la Atto 3, la Dolphin nonché la protagonista di questo test drive, e le più grandi Seal e Han.
In questo insieme, Dolphin si distingue sicuramente per un design che sicuramente si fa notare, almeno nel confronto con Atto 3 secondo la mia modestissima opinione. Oggi vi racconto com’è e come va la Dolphin, lunga 4,29 metri, dotata di un singolo motore elettrico da 204 CV e da un design che mixa due stili: muso corto, posteriore solido con firma luminosa molto appariscente, grazie a un intreccio di luci a LED molto caratteristico. Tante le linee che si intersecano nello sviluppo della carrozzeria, specie in vista laterale, mentre dentro non è lo schermo che può ruotare di 90° a catturare l’attenzione bensì il design molto elaborato delle bocchette e di altre soluzioni che ho trovato molto azzeccate.
Prima di raccontarvela nel dettaglio, BYD Dolphin risponde ai canoni richiesti oggi da un’auto elettrica più in termini di autonomia che di capacità di ricarica e lo fa a un prezzo interessante, vista la dotazione offerta di serie.
Prima di tutto, analizzare la Dolphin dal punto di vista estetico non è facile perchè cambia (quasi) tutto vedendo la vettura di fronte o dal lato B. Il muso, infatti, è piuttosto smussato ma nell’insieme molto semplice e soprattutto molto raccolto, quasi troppo rispetto alle dimensioni della vettura. Vero che il motore elettrico è molto meno ingombrante di un motore termico, ma a livello visivo un maggiore sbalzo all’anteriore forse non avrebbe guastato. Le luci a LED corrono lungo tutto il muso, mentre la calandra chiusa fa risaltare il logo BYD cromato, che ritroviamo a breve in diversa forma sul posteriore. Piacciono le fiancate, piuttosto dinamiche, mentre i cerchi carenati da 17″ di questo esemplare ricalcano l’abbinamento di colori della carrozzeria e del tetto nero. Sul lato B, per l’appunto, ho maggiormente apprezzato l’idea di carreggiate larghe, ma soprattutto la luce a LED che con quell’effetto intrecciato si distingue e bene dalle concorrenti, oltre a restituire un effetto ottico nelle ore notturne che raramente mi è capitato di vedere su altre vetture. Non ci siamo dimenticati delle dimensioni della BYD Dolphin:
Parlando degli interni della BYD Dolphin, l’idea delle onde e del mare che riportano al nome dell’intelligente mammifero marino si ritrova sia nelle forme stesse della plancia. Le bocchette ben si raccordano e sono di forma circolare, mentre la qualità generale dei materiali è buona, con rivestimenti soft-touch ben presenti là dove cade l’occhio. Piace il supporto per lo smartphone appena sotto lo schermo rotante, da non confondere con la piastra di ricarica wireless che va a sparire sotto il poggiagomiti. Il resto dei comandi è riassumibile con il selettore della marcia, ben disposto non lontano dal volante, e altri comandi quali hazard, cambio modalità di guida, intensità recupero energetico e, all’estremo opposto, rotella per regolazione del volume. Sinceramente molto originali e riuscite le maniglie, anche queste di forma ondeggiante e molto piacevoli nell’azionamento.
L’auto hold, il freno di stazionamento elettrico e il controllo dell’ESP sono invece al centro sul tunnel, un supporto ben solido che nasconde al di sotto molto spazio e un utile strumento che per la prima volta ho trovato su un’automobile. Un po’ nascosto alla vista, infatti, potete riporre una sorta di salvavita che da una parte vi permette di tagliare le cinture di sicurezza in caso di incidente o ribaltamento, dall’altra di rompere il vetro così da uscire dalla vettura. Perché nessuno ci aveva pensato prima? Per spiegarvi meglio di cosa si tratta, vi consiglio la visione del TikTok del nostro direttore Federico Ferrero, alias FerreroF.
@ferrerof BYD Dolphin life-saving accessory! Great idea BYD 😎 #BYDDolphin #BYD #Dolphin #accessory #ferrerof #carinfluencer #autoappassionati #cars #caroftiktok #caroftheday #chinesecar #evcars ♬ Push Up (Original Mix) – Creeds
Volendosi distinguere, non si può non parlare dello schermo rotante che, sia tramite la pressione di un tasto sul volante sia tramite un semplice tocco sullo schermo ruota di 90°. Io l’ho trovato più pratico in posizione orizzontale, ma sicuramente c’è chi lo apprezzerà in verticale a mo di grande smartphone esattamente al centro dell’abitacolo. Buona la qualità, buona la luminosità, forse un po’ complicato cercare alcune funzioni. Infine, mi sarebbe piaciuto un quadro strumenti più grande, stessa critica che mi sento di rivolgere alla ID.3 dalla quale la Dolphin ha preso fin troppo evidentemente spunto. Bene l’abitabilità generale, bene il pavimento sempre piatto anche per chi siede al centro dietro, comode le quattro prese USB, comprese le due disponibili per il divanetto. Pecca sul bagagliaio che con 345 litri non eccelle per capacità. Peccato, in aggiunta, l’assenza di un frunk anteriore ma c’è il doppio fondo per riporre i cavi di ricarica.
Rispetto a qualche mese fa, BYD ha “tagliato” i motori da 95 e 177 CV, mantenendo il più potente da 204 CV con la trazione anteriore. Stesso discorso per la batteria, con la “superstite” giustamente più capiente da 60,4 kWh, capace di garantire un’autonomia reale vicina ai 420 km (contro i 427 km della scheda tecnica). Non eccelsa la capacità di ricarica in corrente continua (88 kW) ho comunque avuto modo di provare a caricare la BYD Dolphin in un Tesla Supercharger aperto a tutte le elettriche e l’esperienza è stata più che positiva: in 25 minuti ho comodamente raggiunto l’80% prima di viaggiare verso la montagna torinese, dal quale sono tornato la sera (consumando in salita e pareggiando se non guadagnando in discesa) con poco meno del 30% di batteria. Bene l’accelerazione, quasi troppo dirompente in modalità Sport (7,2 secondi da 0 a 100 km/h), onesto lo sterzo, meno bene la manovrabilità e il diametro di sterzata. C’è una grave mancanza che accomuna lei alle altre BYD: il famoso One Pedal che su altre elettriche arrivare a frenare quasi completamente la vettura, qui si fa poco incisivo, in entrambi i settaggi proposti e regolabili dalla console centrale. In quello più “blando”, la rigenerazione è praticamente inavvertibile, nell’altro si fa sempre solo lievemente più consistente. Può non essere un problema in autostrada, dove si avverte qualche fruscio dell’aria di troppo, lo diventa in città dove il famoso WLTP urbano fa fatica a trovare conferma proprio a causa dell’assenza della rigenerazione. Su questo aspetto BYD deve ancora lavorare per trovare la quadra.
L’assetto è tendenzialmente morbido, come è giusto aspettarsi da questo tipo di veicolo, anche se dietro non c’è un ponte torcente ma un attacco multibraccio. D’altro canto i freni si comportano discretamente per rallentare i 1.658 kg in ordine di marcia, ma un’elettrica oggi senza la guida a “un pedale” parte svantaggiata rispetto alle altre, e questo è un dato di fatto. Sono rimasto altresì molto soddisfatto lato autonomia: detto dei 420 km reali, BYD è tra le poche case che non fa scherzi quando sul quadro strumenti appare un dato che va preso per vero. Sia su Han sia su Dolphin, in attesa di pubblicare le prove di Atto 3 e Seal, io e i miei colleghi siamo rimasti impressionati da questo dato, visto che oggi è facile salire su elettriche che si comportano non esattamente come recita la scheda tecnica. Merito, anche, delle batterie vanto di BYD, le cosiddette Blade, che garantiscono una maggiore durabilità nonostante i cicli di ricarica al 100%.
Due le versioni attualmente comprese nel listino prezzi della BYD Dolphin. La Comfort parte da 32.990 euro, la Design da 34.990 euro (rispettivamente 33.790 euro e 35.790 euro messa su strada compresa). La differenza principale non sta nel tipo di batteria o nel tipo di motore elettrico, rispettivamente 60,48 kWh e 204 CV, bensì nelle colorazione visto che la Design, come sottolinea il nome, è più attenta all’estetica grazie alla colorazione bitono (Jet Black/Atlantis Grey, Surfing Blue/Urban Grey, Skiing White/Urban Grey). Parlando nel concreto, con gli incentivi 2024 in dirittura d’arrivo lo sconto può arrivare a 13.750 euro, tanto che una Dolphin Comfort già molto ben equipaggiata può costare poco meno di 30.000 euro. Bene la garanzia 6 anni/150.000 km.
Altre differenze tra Comfort e Design si ritrovano nei cerchi (da 17″ in unica versione per la prima, in tre diverse varianti per la seconda al variare della colorazione), ma in linea generale aver ridotto la gamma a due allestimenti rispetto ai precedenti (con l’aggiunta di Active e Boost) hanno permesso a questo modello di alzare l’asticella pur tenendo i prezzi a un livello concorrenziale. Non dimentichiamoci che, con la batteria più capiente, anche l’autonomia come abbiamo visto è piuttosto buona per la media del suo segmento, e non è male trovare di serie optional come il tetto apribile e i vetri posteriori oscurati. Di questa BYD Dolphin, rivale della tedesca Volkswagen ID.3 ma anche della Volvo EX30 e della Renault Megane E-Tech, ho sicuramente apprezzato la cura dei materiali, l’abitacolo ricco di funzioni e meno “appariscente” rispetto a quello della BYD Atto 3, mentre ho apprezzato meno il bagagliaio piccolo e la ricarica in corrente continua che, limitando la potenza accettata a 88 kW, non fa miracoli e non aiuta ad abbattere i tempi di sosta alla colonnina.
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