Per chi tra voi abbia smesso di controllare spesso i listini delle auto nuove, oltre all’enorme mole di marchi cinesi inediti in Occidente salta all’occhio un’offerta di SUV e crossover Renault molto estesa. La protagonista di oggi, la nuova e inedita Renault Symbioz, è solo l’ultima arrivata in una gamma che oggi conta ben otto modelli a ruote alte, dalla più compatta Mégane E-Tech all’ammiraglia di casa, l’Espace.
Tra modelli completamente elettrici, come la già citata Mégane o l’inedita Scenic, e termici come l’Arkana o l’ibrida Rafale, nasce un crossover realizzato sulla base della vendutissima Captur ma con dimensioni e volumetrie interne decisamente più generose. Il suo nome per la Casa della Losanga vuole rimandare al concetto di simbiosi, di vivere insieme all’auto nell’ottica del nuovo slogan della Régie, “voitures à vivre“.
La nuova Symbioz si propone proprio come vettura tutta da vivere, capace di offrire molto più spazio e praticità di quanto i 4,41 metri di lunghezza possano far capire, riprendendo gli stilemi della Captur nel frontale e della sorella maggiore elettrica Scenic dietro. Inizialmente disponibile solo con il powertrain 1.6 E-Tech che abbiamo apprezzato su molti modelli dell’Alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi, il nuovo crossover della Regié sarà proposto anche con gli interessanti motori Mild Hybrid turbobenzina, già visti sulla Captur. Ho guidato in anteprima la nuova Renault Symbioz nelle belle strade intorno a Valencia, per scoprire com’è e come va il settimo SUV della Losanga.
Al debutto commerciale, Renault ha deciso di puntare subito sulla versione tecnologicamente più raffinata, la 1.6 E-Tech Hybrid. In futuro arriveranno anche dei motori Mild Hybrid, gli stessi 1.3 TCe da 140 e 160 CV visti sulla “sorellina” Captur, mentre la gamma è più semplice e si spinge verso l’alto. Per il momento, il listino prezzi della Renault Symbioz è composto dai tre allestimenti più ricchi della galassia Renault, tutti accoppiati al solo 1.6 E-Tech Hybrid 145. Questi sono, quindi, i prezzi della nuova Renault Symbioz:
I tre allestimenti sono completi già partendo dalla versione Techno, che parte quindi da 33.500 euro (circa 3.800 euro in più della sorella minore Captur a parità di allestimento) e ha una dotazione di tutto rispetto. Di serie, infatti, troviamo cerchi in lega da 18 pollici, fari anteriori e posteriori Full LED, sistema infotainment OpenR Link da 10,4 pollici basato su Android con Apple CarPlay e Android Auto wireless, quadro strumenti digitale da 10 pollici, caricatore wireless per il cellulare, vetri scuri, sensori di parcheggio a 360° con retrocamera, Cruise Control Adattivo, clima automatico e divano posteriore scorrevole.
Per 1.500 euro in più, offerta a 35.000 euro (circa 2.500 euro più della Captur equivalente), la Esprit Alpine introduce una personalizzazione estetica più sportiva sia all’esterno, dove troviamo cerchi in lega specifici da 19 pollici, paraurti anteriori e posteriori più sportivi, che all’interno, dove i sedili sportivi Esprit Alpine e i rivestimenti in pelle e Alcantara rendono ben più sportivo l’abitacolo del SUV francese. A livello tecnologico, poi, troviamo in più anche il volante riscaldato.
Al top del listino prezzi della Renault Symbioz troviamo infine la Iconic, versione più ricca e completa, offerta a 36.500 euro. Questo allestimento ha di serie il pacchetto safety&driving, optional a 800 euro sulle altre versioni, che porta in dote il sistema di mantenimento attivo di corsia, il sensore per l’angolo cieco e la frenata automatica anteriore e posteriore. In più, la Iconic aggiunge anche le telecamere a 360 gradi, i cerchi in lega da 19 pollici specifici, il portellone elettrico e i sedili riscaldabili anteriori.
L’esemplare che ho provato, una Symbioz E-Tech Iconic, era in più dotato di alcuni optional sfiziosi, dalla verniciatura Blu Mercure dedicata (850 euro) al buon sistema Hi-Fi Harman-Kardon, offerto a 850 euro, e del tetto panoramico dotato di tecnologia opacizzante Solarbay da 1.500 euro. Questa configurazione porta il prezzo per una Symbioz come quella nelle foto a poco meno di 40.000 euro. Tornando sul tetto Solarbay, si tratta di un pannello in cristallo dotato di una tecnologia che permette di scurire con la sola pressione di un tasto alcune parti o l’intero pannello. Si tratta una soluzione che stupisce appena la si vede in funzione, e che mi ha convinto anche dopo una lunga sessione di guida sotto il forte sole estivo di Valencia.
Assemblata a Valladolid, al fianco della Captur e della “cugina” Mitsubishi ASX, anche lei da poco ristilizzata, la nuova Symbioz cerca di riuscire nella difficile missione di avere una sua personalità pur condividendo gran parte delle sue caratteristiche con l’apprezzata sorella minore. Il primo modo in cui il nuovo Sport Utility francese si differenzia dalle altre Renault è con il metro alla mano. Queste sono le dimensioni della Renault Symbioz:
Listino alla mano, la Renault Symbioz si posiziona esattamente a metà tra la Captur, lunga 4,24 metri, e la Austral, lunga 4,51 metri, utilizzando una delle versioni più generose della piattaforma CMF-B dell’Alleanza. Solo la Arkana, versione coupé e leggermente più cattiva delle sorelle, è infatti lunga 4,57 metri, ma nonostante questo è la Symbioz la più spaziosa.
Come sulla Captur da cui deriva, infatti, la Symbioz può contare sul comodo divano posteriore scorrevole, che permette a scelta di avere grande agio al posteriore e un vano di carico da 492 litri oppure di ridurre l’abitabilità posteriore (che, anche con il divano tutto avanti, resta buona) a tutto vantaggio del bagagliaio, che raggiunge ben 624 litri. Si tratta di un ottimo risultato per la categoria e per le dimensioni, soprattutto considerando che il passo è del tutto identico alla Captur da cui deriva.
A livello estetico, invece, la Symbioz cerca di trovare la sua personalità unendo gli stilemi delle ultime Renault ad un posteriore piuttosto squadrato e “classico”. In un mondo di SUV-Coupé ormai molto simili tra loro, un crossover con un posteriore più tradizionale è una sorprendente novità. Proprio la coda è la parte più originale della vettura, con una generosa superficie vetrata che arriva a concludersi in un montante posteriore massiccio e un lunotto ben poco inclinato.
I fari, orizzontali e con firma luminosa a L, e la forma del paraurti posteriore richiamano l’elettrica Scenic, mentre davanti l’ispirazione è chiaramente quella della Captur. A livello estetico, in realtà, la nuova Renault Symbioz riprende direttamente il frontale dalla sorella minore. Anche qui troviamo quindi la mascherina carenata caratterizzata da piccoli losanghe che riprendono il grande logo della Casa al centro, i fari a LED su due livelli, con la luce diurna separata dal gruppo ottico principale e persino la piccola modanatura “a razzo” posizionata sul passaruota anteriore.
Salendo a bordo, la sensazione di deja-vu è simile a quella provata all’esterno, con una plancia del tutto derivata dalla Captur. Per questo, gli interni della Renault Symbioz convincono tanto quanto quelli del B-SUV della Losanga per qualità dei materiali, stile e tecnologia. La plancia è rivestita interamente in plastica morbida, e lo stile è ricercato, dal tunnel centrale flottante all’ottima integrazione del sistema di infotainment OpenR Link.
Ripreso dalle ultime Renault come Austral ed Espace, questo sistema multimediale ha una diagonale da 10,4 pollici ed è interamente realizzato su Android Automotive. Questo significa che è veloce, rapido e ha un funzionamento del tutto simile ai telefoni del robottino verde, compresa l’integrazione nativa di Google Maps e dell’assistente Google. Facile da leggere il quadro strumenti digitale da 10 pollici, con grafica rinfrescata, mentre la posizione di guida alta è comoda e ben realizzata.
Convince anche l’ergonomia: rispetto ad altre rivali, Renault ha scelto di avere anche comandi fisici alla base del display, con appaganti comandi a bilanciere, ma anche sul volante, con tanti comandi multifunzione che fanno il paio con il comodo, ma un po’ vetusto, satellite per gestire i comandi multimediali. Va apprezzato, infine, il comodisismo comando per il sistema My Safety Shield, un sistema tanto semplice quanto intelligente.
Altro non è che la possibilità di realizzare un profilo preferito riguardante i sistemi di sicurezza, andando così a disattivare i sistemi che non ci servono o che non ci piacciono, come l’amato/odiato cicalino per il superamento dei limiti di velocità: Per richiamarlo, poi, non serve trovare la voce in menù nell’infotainment o nel quadro strumenti: basta premere il tasto corrispondente che vedete qui sopra, posizionato sulla sinistra del volante. Vedendo come funziona bene questo sistema, immagino che saranno tanti i brand che faranno loro questa idea.
Come si guida, quindi, la nuova Renault Symbioz? La risposta rapida sarebbe dire “quasi come una Captur”, ma cerchiamo di sviluppare un po’ questo pensiero. La parentela si vede a livello estetico, ma anche meccanico. Sviluppata sulla piattaforma CMF-B, con la sorella minore condivide il reparto sospensioni (McPherson all’anteriore, ponte semi-torcente dietro) e quello motoristico. Anche qui troviamo il sistema E-Tech Full Hybrid di prima generazione, con motore 1.6 aspirato da 94 CV e con i due motori elettrici che portano la potenza a 143 CV, nonché l’ormai noto cambio Multimode senza frizioni e sincronizzatori con 4 marce per il motore termico e 2 per quello elettrico.
Le mie considerazioni su questo powertrain non cambiano rispetto ai test drive di lunga durata dove l’ho ritrovato, ad esempio, su Dacia Jogger Hybrid e Mitsubishi Colt HEV. Si tratta quindi di un sistema ibrido vivace e facile da usare già da utenti inconsapevoli, ma che quando imparato regala prestazioni degne di nota (qui l’accelerazione 0-100 km/h è coperta in 10,6 secondi) e consumi molto interessanti, che solo quando si chiede tutto al sistema Full Hybrid fa notare le dimensioni maggiori rispetto alla sorella minore. Nonostante le dimensioni, poi, la Symbioz contiene il peso a circa 1.450 kg in ordine di marcia, piuttosto ridotto considerando anche la presenza del sistema Full Hybrid.
Una volta capito il funzionamento del cambio e le logiche dei tre motori, la Symbioz è fluida, rilassata e sfoggia anche una buona guidabilità tra le curve. Si tratta di un’auto pensata per l’utilizzo tranquillo, ma che se “strapazzata” non nasconde le ottime doti della piattaforma su cui è realizzata. Le sospensioni, infatti, non sono troppo cedevoli, risultando anzi un po’ troppo rigide in alcune condizioni cittadine complici gli enormi cerchi da 19 pollici.
Questa rigidezza cittadina però ha come contraltare una buona dinamica di guida e una interessante agilità, caratteristiche che la rendono piacevole in città come nel misto. L’insonorizzazione dal vento è molto curata, mentre se i grandi cerchi da 19″ sono tenuti a bada da un buon trattamento insonorizzante, nelle situazioni di massimo carico il 1.6 si fa sentire un po’ nell’abitacolo. Facendo attenzione nell’uso del piede destro, invece, il motore termico è spesso spento, rendendo la marcia ancor più rilassante.
Lo sterzo è poi leggero e preciso il giusto, con una taratura azzeccata per il segmento e per l’indole della vettura. La frenata rigenerativa in modalità B del cambio, ovvero quella che utilizza i motori elettrici per recuperare energia aumentando il freno motore, è piuttosto azzeccata. Alla fine del nostro percorso di circa 150 km nei dintorni di Valencia, la Symbioz si rivela un’auto agile e piacevole, che si guida bene soprattutto senza chiederle il massimo, con un buon comfort e consumi incoraggianti. Nel mio utilizzo tra extraurbano e un po’ di autostrada, ho ottenuto circa 18 km/l, un ottimo risultato che ci riserviamo di confutare con una prova su strada più approfondita nelle prossime settimane.
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