C’era grande attesa nell’approdo del marchio cinese Leapmotor sul mercato europeo. La Casa cinese ha fatto parlare tantissimo di sé per la chiacchierata joint-venture con il Gruppo Stellantis, che ha acquisito il 51% della giovane azienda asiatica. Arrivata l’ufficialità della collaborazione tra il maxi-gruppo franco-italo-americano e Leapmotor, si sono susseguite le notizie riguardanti la produzione e la commercializzazione dei modelli della Casa cinese in Europa, dall’assemblaggio nell’ex-fabbrica FIAT di Tychy all’interessamento nella vicenda del “nostro” stabilimento di Mirafiori.
Adesso è arrivato il momento di rispondere alla domanda più importante di tutte: come sono queste Leapmotor? Per scoprirlo, siamo stati invitati al lancio europeo del marchio dove abbiamo provato i due modelli commercializzati inizialmente in Italia, la citycar Leapmotor T03 e il SUV C10, due automobili molto diverse tra loro.
Se per dimensioni, contenuti, prestazioni e tecnologia sono vetture molto diverse tra loro, ad accomunare i due modelli Leapmotor sono alcune caratteristiche proprie della Casa cinese, a cominciare dall’alimentazione completamente elettrica. Sebbene ci siano proposte ibride in patria, in Europa Leapmotor è un marchio 100% elettrico, e tutte le piattaforme sono sviluppate e assemblate in-house dalla stessa Casa cinese. Oltre a questo, però, siamo di fronte a due auto completamente differenti.
La T03 è una piccola utilitaria da poco più di 3,60 metri, dimensioni simili a quelle di una FIAT Panda per intenderci, che punta tanto sull’abitabilità interna e su una dotazione molto completa ad un prezzo davvero stracciato, che la pone fin dal debutto tra le automobili elettriche più economiche in vendita in Europa. La C10, dal canto suo, è un SUV da oltre 4,70 metri, che propone al mercato europeo tutto il know-how e le capacità oggi in possesso di Leapmotor in quanto a stile, tecnologia, efficienza e comfort, il tutto con un prezzo decisamente concorrenziale.
Se cliccando su questo link potete leggere la prova del SUV C10, qui ci concentriamo sulla prova in anteprima della Leapmotor T03, una piccola elettrica da oltre 240 km di autonomia nel ciclo WLTP e caratterizzata da un prezzo sotto i 20.000 euro.
Mai come in questo caso dobbiamo iniziare dai prezzi della Leapmotor T03, a dir poco stracciati considerando, come vedremo, la robustezza costruttiva e i contenuti offerti. In Italia, la T03 è offerta in una singola versione, con un solo allestimento molto ricco comune per tutte le vetture. Del prezzo della Leapmotor T03 vi abbiamo parlato in questo articolo dedicato, ma andiamo a vedere anche qui l’offerta per il mercato italiano della citycar cinese:
Anche in questo caso, la tradizione delle Case cinesi e nipponiche di offrire una sola versione iper-accessoriata si manifesta in pieno: la T03 è infatti proposta esclusivamente con una sola motorizzazione, con motore posteriore da 95 CV, batteria agli ioni di litio con tecnologia LFP da 37,3 kWh e un allestimento molto ricco, soprattutto considerando il segmento di appartenenza di questa piccola vettura.
Di serie su tutte le T03 troviamo sei airbag, cerchi in lega da 15 pollici, sensori di parcheggio posteriori con retrocamera, tetto panoramico in vetro, quadro strumenti digitale da 8 pollici, infotainment da 10 pollici con navigatore e connettività 4G, fari posteriori a LED e luci diurne anteriori sempre a LED, specchietti elettrici riscaldabili e, soprattutto, diversi ADAS, dal Cruise Control Adattivo al mantenitore di corsia fino al sensore per l’angolo cieco e il sistema di monitoraggio dell’attenzione del conducente, con una telecamera fissa sul guidatore abbastanza vistosa all’interno.
Lunga 3,62 metri, larga 1,58 e alta 1,65 metri, la Leapmotor T03 ha delle proporzioni molto particolari, che ricordano quasi quelle delle kei car giapponesi (rispetto alle quali la compatta cinese è più grande). L’andamento del montante posteriore, dei fari anteriori tondi e del profilo dei finestrini ricorda da vicino le linee della smart forfour. Ci sono anche alcuni elementi che ricordano alcuni modelli Mini, Renault e non solo, mentre la fascia nera al posteriore dove è incastonato il logo Leapmotor e dal quale si sviluppano i fari a LED ricorda alcuni modelli di produzione orientale.
Sebbene possiamo giocare a “trova gli indizi” per molto tempo, il risultato finale è un’auto che sicuramente non brillerà per originalità, ma che ha un’aspetto sbarazzino e simpatico, con un frontale caratterizzato, oltre che dai grandi fari ovali (con corpo luminoso principale alogeno), da una mascherina carenata con al centro lo sportello per la ricarica celata dal logo Leapmotor. Piacevoli nel disegno i cerchi in lega da 15 pollici, mentre le grandi portiere e le superfici vetrate ampie fanno già intuire l’ottima abitabilità nascosta all’interno.
Dietro il portellone posteriore, impreziosito da una simpatica targhetta rossa del modello T03, si nasconde un bagagliaio da 210 litri (sebbene alcune schede tecniche parlino di un vano da 435 litri, gli stessi della più grande C10), sfruttabile nella forma ma risicato nella cubatura.
Come la stragrande maggioranza delle automobili cinesi, infatti, anche la T03 ha interni che privilegiano l’abitabilità di bordo, soprattutto quella dei passeggeri posteriori, per via dell’amore del pubblico cinese per questo fondamentale di un’auto. Non mi ha stupito quindi vedere una T03 capace di ospitare comodamente quattro persone (l’omologazione, infatti, è solo per quattro) che superano il metro e 80, qualcosa di non così comune nel segmento delle citycar.
Anche all’anteriore troviamo una grande abitabilità, con sedili rivestiti in tessuto molto morbidi ed estremamente comodi in una breve tratta. Merito della sensazione di spazio che si vive all’interno della piccola Leapmotor è da attribuire non solo alle grandi superfici vetrate, ma anche al tetto panoramico in cristallo dalla diagonale di ben 42 pollici, che aumenta la luce e l’ariosità che si ritrova all’interno della T03.
Per il resto, invece, gli interni della Leapmotor T03 hanno luci e ombre, a cominciare da una qualità costruttiva davvero sorprendente. Se la plancia ha linee semplici e materiali decisamente rigidi, gli assemblaggi di plancia, pannelli porta, plafoniera e parti critiche come la cornice del tetto panoramico sono estremamente robusti e durevoli, poco comune non solo sulle piccole cinesi, ma sulle segmento A in generale.
La posizione di guida è piuttosto alta, pensata per piacere a chi ama i SUV, mentre al centro della plancia trova posto un display touch che accoglie infotainment, clima e impostazioni della vettura. Dotato di un software realizzato in-house da Leapmotor, del navigatore di serie e di nessun comando fisico, il display è caratterizzato da una qualità solo discreta, dall’assenza di Apple CarPlay e Android Auto (una mancanza piuttosto grande) e dall’integrazione dei comandi del clima, non troppo intuitivi.
Sia il display dell’infotainment che il quadro strumenti digitale, molto semplice nella grafica e facile da leggere, sono poi caratterizzati da un trattamento antiriflesso che lascia un po’ a desiderare, rendendo difficile la lettura sotto la luce diretta del sole. Le scritte più piccole hanno poi il classico font delle auto cinesi, e anche il software di questa T03 sembra quello di altri modelli del Dragone, più simili ad un tablet Android di alcuni marchi connazionali per grafica e logiche di funzionamento che ad un sistema infotainment “all’occidentale” visto sulle altre auto europee o americane.
Entrambi i display fanno il loro lavoro, ma questi dettagli fanno capire come manchi ancora quell’attenzione al dettaglio tipico dei costruttori occidentali, con le Case cinesi che non prestano spesso troppa attenzione su questi aspetti concentrandosi sulla sostanza. Questo approccio è ritrovabile anche nelle traduzioni dei menù, non tragiche come in altre auto cinesi ma a tratti poco precise. Piacevole, infine, la presenza della leva del cambio sul piantone dello sterzo, come le più raffinate elettriche di ultima generazione.
Vista la novità non solo del prodotto, ma anche del brand, è necessario fare un piccolo passo indietro e vedere com’è fatta la Leapmotor T03 e quali sono le sue caratteristiche tecniche. Realizzata interamente in Casa a livello telaistico, meccanico ed elettronico, la Leapmotor T03 ha un telaio fatto al 60% da acciai altoresistenziali, nato anche per avere un peso ridotto all’osso. La massa di questa piccola citycar si ferma a 1.190 kg in ordine di marcia, il tutto ospitando sotto la carrozzeria un powertrain più intrigante di altri modelli simili.
Dotata di sospensioni molto classiche (McPherson davanti, ponte torcente dietro), a spingere la T03 ci pensa un motore elettrico anteriore da 95 CV e 158 Nm di coppia, scaricati sulle ruote davanti e capaci di far scattare la piccola citycar cinese da 0 a 100 km/h in 12,7 secondi, con numeri più interessanti per lo scatto 0-50 km/h (5 secondi). A colpire è anche la batteria, realizzata con tecnologia LFP e con una capacità nominale di 37,3 kWh: secondo il ciclo misto WLTP, la T03 può percorrere fino a 265 km con una sola carica, che diventano quasi 400 (395, per la precisione) in ciclo urbano.
Sotto tono, invece, la ricarica: caricando in corrente alternata, la potenza massima che può accogliere è di 6,6 kW, mentre in corrente continua DC si sale, ma non di molto, a 48 kW. Nonostante ciò, secondo Leapmotor la T03 può passare dal 30 all’80% in 36 minuti.
Abbiamo quindi conosciuto la T03 “da ferma”, ma come si comporta davvero su strada? Ho potuto percorrere una cinquantina di chilometri con la piccola Leapmotor: per questo, ci riserviamo di riprovarla più a lungo per conoscere bene i suoi punti forti e le sue debolezze. Per giudicarla, comunque, bisogna sempre tenere a mente non solo il prezzo, ma anche la sua destinazione di utilizzo. Non è stata una sorpresa, ad esempio, scoprire che non è perfettamente a suo agio quando si alza il ritmo e si chiedono le massime prestazioni.
Complici le piccole gomme, infatti, la T03 è piuttosto portata a sottosterzare, soprattutto se si accelera in curva, e lo sterzo è piuttosto vago al centro e poco comunicativo. Il motore, dal canto suo, spinge bene fino a 70 km/h, per poi calare nella sua erogazione superata questa soglia. Si tratta, però, di peccati abbastanza ininfluenti per un’auto pensata per essere utilizzata tutti i giorni in città, a basse velocità e con un piglio tranquillo. La T03, in questo contesto, ha diverse frecce al suo arco. Agile e comoda, ha sospensioni morbide e poco cedevoli, freni potenti e modulabili e un’ottima frenata rigenerativa.
La silenziosità alle velocità cittadine è più che buona, con l’unica componente che “rovina” il silenzio rappresentata del suono scelto da Leapmotor da riprodurre all’esterno dell’auto, piuttosto presente anche in abitacolo fino alla velocità di 35 km/h alla quale si spegne. Il raggio di sterzata è buono, così come la visibilità aiutata dalla retrocamera posteriore, per un’auto centrata nell’utilizzo come seconda o terza vettura da usare in città.
Nonostante i pregi, comunque, la T03 non è perfetta. A velocità da statale ad alto scorrimento o in autostrada, ad esempio, si sentono diversi fruscii aerodinamici e dei sibili abbastanza avvertibili. Lo sterzo poco preciso non è un grande limite, mentre il mantenitore di corsia è piuttosto aggressivo nel rimettere in carreggiata la piccola citycar. Il sistema di infotainment non è il più facile da usare, con comandi del clima poco intuitivi e un impianto audio da migliorare, mentre mi ha colpito sia sulla T03 che sulla C10 una difficoltà nell’impostare la temperatura nel sistema di climatizzazione.
Concludo, infine, con due note positive: il Cruise Control Adattivo è piuttosto preciso e ben tarato (anche se la velocità indicata è fuori scala di circa 8 km/h in eccesso), mentre l’efficienza è decisamente buona. Il consumo medio in un percorso piuttosto complesso è stato di 12 kWh/100 km, per un’autonomia reale di circa 300 km. Rivale della Dacia Spring e delle altre elettriche cinesi in arrivo in Europa, la Leapmotor T03 è una piccola razionale e furba, con un’offerta onesta e un prezzo stracciato, al netto di alcuni dettagli che la rendono, forse, un po’ acerba.
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