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Prince 1900 Sprint. Capolavoro ritrovato

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Nel 1963 e la casa automobilistica giapponese Prince Motor Company, decise di produrre un’automobile sportiva da portare eventualmente sui circuiti di gara, mostrando le capacità della Casa. Il marchio è da sempre orientato alla produzione di vetture di alto livello ed ha già un modello in gamma con aspetto e doti quantomeno brillanti: l’elegante coupé Prince Skyline Sports disegnata da Giovanni Michelotti nel 1960.

Ma questa, nonostante il quattro cilindri da 1.862 cc e 94 CV che gli permettono di raggiungere i 150 km/h, si rivelò più adatta ad una guida rilassata per dimensioni, peso e impostazione. Dunque fu necessario progettare una nuova vettura costruita apposta per l’obiettivo: questa iniziativa avvenne in anni molto importanti per l’automobile giapponese, immersa in quella motorizzazione di massa che dal 1953 al 1971 partecipò alla costruzione del primo boom economico del Giappone.

Il capo ingegnere Ryoichi Nakagawa pose come base di partenza l’appena lanciata berlina Skyline S50, ma utilizzando il motore della Sports. Risultò evidente che la nuova nata avrebbe dovuto giocare al meglio le proprie carte attraverso lo sviluppo di un design compatto, leggero e molto aerodinamico, ma chi poteva riunire al meglio queste caratteristiche in una forma efficace? Occorre fare un passo indietro.

L’incontro con lo stilista Franco Scaglione

Nel 1955 il governo giapponese lanciò un programma ben definito a tutti i costruttori nazionali per la produzione di un’automobile piccola ed economica destinata alle famiglie. Prince raccolse la sfida con il prototipo DPSK del 1957, con motore posteriore bicilindrico boxer da 601 cc e 24 CV; nel 1958 verrà perfezionata in CPSK con motore quattro cilindri in linea da 599 cc, 36 CV e forme da piccola berlina due porte.

Alla fine del 1960 Ryoichi Nakagawa andò al Salone di Torino per ammirare la Prince Skyline Sports disegnata da Michelotti. Successivamente fece visita al suo collega Takeshi Inoue (tecnico di stanza in Italia in quanto collaboratore nel progetto della Skyline Sports), già in visita presso lo studio di Franco Scaglione, stilista di fama e studioso dell’aerodinamica che ammira profondamente: l’attenzione cadde sulla NSU Prinz Sport realizzata per Bertone presente in garage, che colpì molto i tecnici giapponesi, in quanto progettata nello stesso periodo del prototipo CPSK, con caratteristiche tecniche simili ma tradotte in forme completamente diverse. In quel momento nacque non solo il desiderio di reinterpretare in modo nuovo il prototipo, ma di farlo in una direzione più sportiva. Nakagawa si rese conto già allora che la Skyline Sports non era una “vera” sportiva, ma una coupé/cabriolet di lusso: serve dunque un’auto piccola, agile e meglio profilata. Inoltre, proprio in quel momento la giapponese Hino Motors presentò la Contessa 1300 Coupé nel 1961, un’auto di piccole dimensioni con motore posteriore e prestazioni brillanti disegnata da Michelotti.

Una nuova sportiva tra Italia e Giappone 

Tornato in Giappone, Nakagawa impostò le indicazioni del progetto utilizzando la base della CPSK sulla quale venne messo all’opera Scaglione nel mese di marzo, lavorando in stretta collaborazione sia con Nakagawa che Inoue, e instaurando un rapporto di stima e fiducia all’insegna dello scambio di idee e professionalità.

Nello specifico Scaglione fu incaricato di definire il disegno (nome progetto CPRB), mentre la sagoma di legno utile alla produzione dei lamierati per la costruzione del prototipo venne commissionata a Giorgio Sargiotto (ex Carrozzeria Monterosa di Torino) e il modello alla Raniero di Orbassano. Il disegno eseguito da Scaglione è estremamente aerodinamico, caratterizzato da morbide curve, ampi fari anteriori, cofano profilato e coda bassa troncata

A giugno, Sargiotto partì per il Giappone in modo da seguirne la costruzione istruendo, su indicazione della Prince, quattro operai incaricati di formare a loro volta gli artigiani che costruiranno la carrozzeria della vettura. Improvvisamente il capo di Prince, Shōjirō Ishibashi, fermò il progetto affermando che l’azienda doveva concentrarsi sulle auto di lusso. Ma per quanto tutto sembrò perduto, dopo qualche anno quel progetto rinacque a nuova vita dando forma alla sportiva Prince 1900 Sprint.

prince 1900 sprint

Lavoro a quattro mani

Per il nuovo progetto, Ryoichi Nakagawa pensò di richiamare Scaglione recuperando le linee del prototipo CPRB, riadattandole al nuovo telaio Skyline. Cercò di ricontattare lo stilista italiano, senza successo. Dunque puntò tutto su Takeshi Inoue che, tornato dall’Italia con le conoscenze specifiche acquisite venne investito della missione di gestire lui il riadattamento dello stile di Scaglione.

Inoue riprese il modello in legno modificandolo per adattarlo alle nuove proporzioni e alla posizione anteriore del motore, che comportò l’aggiunta di una presa d’aria che interruppe l’ampio paraurti cromato pur mantenendone la coerenza formale. Stessa cosa per la linea che, grazie al telaio più lungo e al motore anteriore riuscì ad esprimersi con proporzioni migliori, filanti e armoniose. L’auto venne costruita artigianalmente nello stabilimento di Mitaka dagli operai giapponesi formati in precedenza quando. una volta terminata, Scaglione ricontattò i tecnici; le comunicazioni tra Giappone e Italia erano difficili al tempo, difatti lo stilista era semplicemente in vacanza e non poteva essere facilmente raggiunto. Inoue lo informò dell’iniziativa mandandogli in seguito una foto della 1900 Sprint, con la richiesta di concedere il suo benestare riconoscendogli la paternità del design. Lo stilista italiano ne fu felice, a patto che anche ad Inoue venisse riconosciuta in ugual misura.

Presentata come prototipo unico al 10° Salone di Tokyo nel 1963, la Prince 1900 Sprint era una coupé affascinante, compatta e snella, con quattro posti, motore da 1.862 cc per 94 CV, 850 kg di peso e oltre 160 km/h di velocità massima. Nonostante l’ammirazione del pubblico, purtroppo non vedrà i campi da gara, ne sarà prodotta in serie, probabilmente perché con l’arrivo dei nuovi motori a 6 cilindri (divenuti ormai la regola) che non entravano nel cofano si preferì puntare ad altro. Difatti nel 1965 vedrà la luce la Sport Prototipo Prince R380.

Purtroppo nel 1985 Nissan fece ordine nel proprio deposito di Murayama mandando scelleratamente in rottamazione la nostra Prince 1900 Sprint insieme ai prototipi CPSK e CPRB. Nel 2020, Hiroshi Tanaka, fervente ammiratore del marchio Prince si impegnò a fare una replica della vettura con l’aiuto di Nissan che finanziò l’impresa terminata nel 2023, a 60 anni di distanza dall’originale capolavoro di Franco Scaglione e Takeshi Inoue.

Autore: Federico Signorelli

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