Non tutte le auto hanno una storia lineare. Anzi, a volte i modelli più intriganti nascono da ripensamenti, cambi d’opinione, progetti iniziati, arrestati e poi modificati. Come nel caso della Porsche Carrera GT, che fino all’arrivo della 918 Spyder è stata l’unica vera supercar a motore centrale nella storia della Casa di Zuffenhausen.
Sotto il cofano posteriore, infatti, c’è un 5.7 litri V10 aspirato che non ha uguali nel resto della produzione Porsche, un motore che originariamente era stato pensato per equipaggiare una sport prototipo destinata a Le Mans e in particolare alla categoria LMP1, categoria cui Porsche arriverà diversi anni dopo con un motore ibrido e una vettura, la 919 Hybrid, in grado di regalare tante, tantissime soddisfazioni.
Tornando al V10 aspirato, fu un motore che nella sua prima versione da gara iniziò la fase di sviluppo montato all’interno della 9R3, lo strumento con cui la Casa tedesca sarebbe dovuta andare a caccia di vittorie nell’endurance nei primi anni Duemila. Un’auto che però ha concluso la sua storia nelle prime fasi di sviluppo e che ha “urlato” sul circuito di Weissach solo per un paio di giorni prima di venire accantonata.
Una spiegazione ufficiale non è stata mai fornita, ma le due ipotesi più accreditate sono un accordo di non belligeranza all’interno del Gruppo Volkswagen, per non sfavorire l’Audi che era impegnata in un ambizioso programma nel WEC e una semplice decisione industriale di accantonare quel genere di corse per concentrarsi sulla produzione della Cayenne, il SUV che avrebbe cambiato la storia della Porsche.
Così, quel V10 rimase nei garage e nei computer di Zuffenhausen fino al 2003, quando iniziò la produzione della Carrera GT. Nonostante fosse stato civilizzato per l’utilizzo stradale raggiungeva comunque una potenza di 612 CV a 8.000 giri, con un picco di coppia di 590 Nm a 5.750 giri. Era accoppiato a un cambio manuale (il PDK era ancora all’orizzonte) a 6 rapporti con una leva dallo spettacolare pomello in legno, la trazione era esclusivamente posteriore e gli aiuti elettronici praticamente assenti. La Carrera GT, insomma, era una supercar vecchia scuola.
La sua massa complessiva di poco superiore ai 1.300 kg si deve alla costruzione interamente in fibra di carbonio, tanto per il telaio quanto per la carrozzeria. In alluminio erano, invece, telaietti ausiliari anteriore e posteriore che supportavano le sospensioni, entrambe a quadrilateri con ammortizzatori push-road. Una scheda tecnica molto simile a quella delle Ferrari F50 ed Enzo, sue concorrenti d’elezione.
Un’auto, la Carrera GT, capace di girare al Nurburgring in 7 minuti e 28 secondi con gli pneumatici di quindici anni fa e senza controlli elettronici, due dettagli che spiegano lo 0-100 km/h in 3,9 secondi. Il rapporto peso/potenza, invece, spiega meglio lo 0-200 km/h in 9,9 secondi e la punta massima oltre i 330 km/h. Considerando il tipo di vettura, ne sono state prodotte tante, circa 1.300, di cui quasi metà assorbite dal mercato americano. Proprio negli Stati Uniti la Carrera GT è diventata tristemente famosa per l’incidente in cui hanno perso la vita Paul Walker – popolare volto di Fast and Furious – e Roger Rodas.
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