I brutti anatroccoli esistono anche nel mondo dell’auto, ma non sono per forza poco dotati esteticamente. A volte il loro essere subalterni è dovuto a una serie di concause. Prendiamo la Peugeot 306 GTi, un esempio non certo tirato a caso.
Il suo tempo è durato per quasi sei anni alla fine dello scorso millennio, un periodo in cui la concorrenza delle hot hatch era forte e in cui la maggior parte degli sguardi era catturata, oggi come allora, dalla Golf GTi. La compatta francese non aveva molte frecce al suo arco, perlomeno non così visibili, nel senso che già la normale 306 era un’auto piuttosto “banale”.
Stilisticamente la potremmo definire come una 106 lievitata, secondo una ricetta che era molto in voga qualche anno prima, pensiamo alla Uno e alla Tipo, ma che stava ormai tramontando. Purtroppo, però, i francesi non se ne erano ancora accorti e per disegnare la loro compatta di segmento C non fecero altro che ingrandire la silhouette della 106.
Ovviamente, se siete amanti di quelle forme, questa caratteristica può anche essere un vantaggio, ma la verità è che la 306 non è mai sembrata un’auto adulta. E anche la GTi scontava questo stile fin troppo sbarazzino, anche perché le caratterizzazioni estetiche erano veramente timide. Cerchi in lega specifici, un paio di codolini qua e là, pneumatici maggiorati e qualche logo GTi.
“Va bene l’understatement ma così è veramente poco“
Insomma, l’aspetto del brutto anatroccolo c’è tutto. Peccato, però, che la sostanza sia ben diversa e che la 306 GTi sia un’auto che sa andare forte e essere estremamente godibile da guidare. Del resto, se è una 106 ingrandita, vuol dire che il DNA di partenza non è niente male. Lo schema delle sospensioni è quello classico del segmento, con l’anteriore McPherson e il posteriore interconnesso, rigido quel tanto che basta per ricevere la regolazione “alla francese” che ha fatto scuola con la 205 GTi, cioè il retrotreno ballerino.
Si, la dinamica della 306 GTi è di quelle che vanno maneggiate con cura, pena ritrovarsi nel primo fosso prima ancora di riuscire a dire “ops”. Perché questa francesina non va affatto piano. Sotto il cofano c’è un bel 2.0 4 cilindri aspirato che ama girare in alto e che a 6.500 giri spara 167 CV, mentre la coppia massima di 193 Nm a 5.500 giri la dice lunga sul suo spirito corsaiolo.
Grazie a una massa di circa 13 quintali, questa Peugeot scatta da 0 a 100 km/h in 8,6 secondi, che nel 1996 era un ottimo tempo, mentre la velocità massima è di circa 220 km/h. Insomma, davvero niente male per i canoni dell’epoca. Venendo invece al presente, la fama di brutto anatroccolo di questa Peugeot fa sì che le sue quotazioni siano piuttosto basse, nell’ordine di qualche migliaio di euro a seconda dello stato di conservazione.
In Italia, a essere onesti, non se ne trovano tantissime, visto che in quegli anni imperversavano modelli come la Golf e la 147. In ogni caso, se state pensando di comprarne una, procedete senza indugio perché questa è una auto da veri appassionati di guida e non ha nemmeno una manutenzione onerosa.
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