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NOPE Engineering: intervista ai fondatori, i servizi e gli obiettivi futuri

Tempo di lettura: 6 minuti

NOPE Engineering è una startup di giovani ma soprattutto appassionati, dal background piuttosto vario ma prettamente legato al motorsport, che nasce con un intento che è diventato al tempo stesso un claim: dire sì dove gli altri dicono no, o più semplicemente “when others say nope”. Raccogliere sfide, con entusiasmo e passione, nel mondo legato alle competizioni – dove NOPE conta diverse e importanti collaborazioni e partnership – con l’occhio però pronto ad espandere le proprie attività anche al di fuori del mondo a quattro ruote. 

Fabio Magnani, Maurizio Soro, Erik Turlejski e Matteo Limongelli sono da poco attivi presso la nuova sede di NOPE Engineering, all’interno del moderno complesso di Tatuus Racing a Lainate, a pochi chilometri da Milano. La startup milanese è stata accolta a braccia aperte dall’AD del gruppo Autotecnica Motori-Tatuus Racing-Breda Racing, Giovanni Delfino, che ha visto nei 4 ragazzi di NOPE Engineering “una realtà che già tanto bene sta operando in ambito motorsport nella speranza che anche per Tatuus la presenza in azienda degli ingegneri di NOPE Engineering possa dare inizio a future collaborazioni anche in ambito telaio e possa dar vita a nuovi progetti condivisi.

Tra i vari servizi offerti da NOPE Engineering il supporto in pista per competizioni e test, dove sono infatti diverse realtà con le quali il team collabora (Ebimotors, MM Motorsport, Centri Porsche Ticino e Kessel Racing, solo per citarne alcuni), karting (insieme a Racers Group – BirelART Racing), simulazione (con ARC Team Engineering), ed essenzialmente lo sviluppo di soluzioni personalizzate sulle specifiche esigenze del cliente. Non meno importanti le skill maturate in anni di esperienza in progetti con utilizzo di soluzioni CAD e FEM e CFD, tanto che il cliente che si rivolge a NOPE sa di poter contare, per esempio, sullo studio meccanico e aerodinamico di un prototipo dalla A alla Z. 

Anche per questo motivo, e per visitare il loro nuovo quartier generale, mi sono recato a Lainate per conoscere da vicino la realtà NOPE Engineering e scoprire i prossimi passi di un’azienda che, da quando è nata, ha già trovato molti consensi. Un’occasione ghiotta per scambiare qualche battuta con i quattro soci fondatori che si sono prestati alla causa per presentare il progetto che li vede coinvolti. 

Partendo dal vostro motto “when others say nope”, come descrivereste il vostro DNA?

Il nostro motto riflette la nostra filosofia lavorativa – dice Maurizio Soro – Noi vogliamo posizionarci e accettare sfide in aree dove gli altri dicono no, per i più svariati motivi. Capita spesso che aziende di diverso tipo ci chiedano un supporto operativo proprio perché dovrebbero impiegare troppe risorse per giungere all’obiettivo. Noi offriamo la nostra competenza come fornitori di questo servizio.”

Oltre alla consulenza, come accennato, offrite tutta una serie di servizi che spaziano dal mondo del motorsport a quello del prodotto. In cosa consistono?

Consulenza per quanto riguarda sia la parte di supporto in pista (race engineering, data engineering, performance e strategist), sia ci adoperiamo come consulenti per lo sviluppo di software tra cui, principalmente, quei tool capaci di analizzare la performance e migliorarla. Ci occupiamo anche di  progettazione (dove, ad esempio, abbiamo in atto una forte collaborazione con Autotecnica Motori), di simulazione FEM e CFD e progettazione elettronica che è una parte che stiamo sviluppando per arrivare al confezionamento e alla vendita in piccole produzioni di quello che può essere un sistema elettronico per una vettura. Per fare un esempio, abbiamo completamente progettato da zero l’impianto elettrico della Lotus Exige di PB Racing. Con riprogettazione, in altre parole, siamo riusciti a migliorare il sistema ma – soprattutto – a togliere qualcosa come 12 chilogrammi che, su una vettura da competizione, fanno realmente la differenza.

In quali campionati vedremo impegnata NOPE Engineering nel corso di un 2023 ormai pronto a entrare nel vivo dell’azione in pista?

Quest’anno ci concentriamo su diverse serie – risponde Fabio Magnani – Ci piace citare la 24H Series, dove abbiamo già vinto quest’anno il Middle East Trophy, e qui supportiamo due team diversi, TCR Italy e una gara spot nel TCR Europe con MM Motorsport, tutti i campionati in cui è impiegata Ebimotors (Porsche Carrera Cup Italia, Campionato Italiano GT, etc ecc), Centri Porsche Ticino nella Porsche Sports Cup Suisse ma anche nel karting, supportando Racers Group BirelART Racing. Ci piace sottolineare il nostro rapporto di fiducia sia con Ebimotors sia con MM Motorsport che lega alcuni di noi ancor prima della fondazione di NOPE Engineering. Entrambi ci permettono, e non è cosa da poco, di innestare nuovi giovani ingegneri al fianco di noi più esperti, consentendogli di fare subito esperienza in pista. Un altro esempio è la MM Academy che ha visto nel corso del 2022 diversi piloti mettersi in mostra, con il nostro supporto, sia al simulatore sia alla prova pratica dell’asfalto. Paolo Rocca è un esempio: lo scorso anno ha conquistato la Coppa Italia Turismo, debuttando poi nel TCR Italy dove proseguirà la sua esperienza nel 2023. Saremo presenti anche alla 24 Ore di Le Mans, dove supporteremo un team che schiererà una Ferrari 488 GTE. Ci arrivano richieste ogni giorno che stiamo cercando di soddisfare.

Siete una giovane startup innovativa che appoggia fortemente la crescita di nuove risorse. Dove cercate i nuovi talenti e come avviene la selezione?

“Un ex collega mi aveva proposto di entrare in contatto con la realtà del reparto corse del Politecnico di Milano (Dynamis PRC, Formula SAE Team), un bacino di giovani ingegneri ancora non laureati che è già, di per sé, una selezione della selezione delle migliori menti – prosegue Maurizio – Da lì è nata la selezione, e Matteo (l’aerodinamico di NOPE, ndr.) è arrivato grazie a questa opportunità Offrendo loro la nostra consulenza siamo, nello stesso tempo, riusciti a cogliere le personalità più vicine ai nostri interessi. Solitamente contattiamo i ragazzi un po’ prima che vengano impegnati dal progetto di tesi ed è capitato che loro stessi ci chiedessero di strutturare una tesi con il nostro supporto. Di base c’è la passione per il motorsport, ma noi arriviamo dopo un’attenta selezione del Politecnico e dello stesso team Dynamis. Dietro tutto questo c’è anche una scelta di vita, visto che i ragazzi che ci cercano o ai quali ci rivolgiamo sanno che stanno investendo il loro tempo per costruirsi una possibilità lavorativa da sfruttare una volta terminati gli studi. Ormai si tratta di un processo ben rodato e spesso portiamo in pista giovani interessati a svolgere questa professione. Ci piace sottolineare che NOPE Engineering riconosce loro un corrispettivo economico per la disponibilità e l’impegno sin dal primo evento, quindi non è più una questione di passione che poi si scontra con la dura realtà. Pensiamo sia una sorta di responsabilizzazione che aiuta a crescere.”

Cosa ne pensate della rivoluzione che sta investendo il mondo dell’automotive e, in particolar modo, dell’elettrificazione?

“Si tratta sicuramente di un bel topic – esordisce Erik – In quanto startup ci stiamo pienamente accorgendo della direzione del mercato automotive e, di conseguenza, il motorsport. Basti pensare all’ECTR (campionato che proprio pochi giorni fa ha annunciato il proprio stand-by, ndr) con i suoi costi molto elevati: nata per essere la vettura turismo più potente di sempre, è diventata al contempo anche probabilmente quella più pesante e questo va un po’ in antitesi con il concetto di motorsport. Visto tutto questo, noi non stiamo alla finestra e stiamo investendo su quello che è il powertrain elettrico/ibrido per ora limitatamente al motorsport con qualcosa che possa essere fatto da noi, made in NOPE.”

Quindi il motorsport come può adeguarsi a questa rivoluzione elettrica che sembra voler investire con troppa foga il mondo dell’auto?

“Noi come NOPE Engineering pensiamo a un approccio più graduale; infatti, da qui l’idea di sviluppare un business plan per creare un pacchetto proprietario di ibridizzazione per una vettura da competizione un po’ diverso dagli esempi che oggi ci vengono forniti, proprio perché abbiamo visto queste opzioni non così soddisfacenti, motivo in più per credere che ci sia un modo di fare diverso e che possa avere un senso.”

Sempre in quest’ottica si sta parlando con sempre maggiore frequenza dei biocarburanti. Una vostra idea sull’argomento?

“Sarebbe bello parlarne con i motoristi. Banalmente a loro basta che la miscela, qualunque essa sia, scoppi nel modo giusto nella camera di combustione per produrre energia. Abbiamo esempi dal WEC non così positivi, anche se le cose si stanno via via aggiustando. C’è il prototipo a idrogeno in ELMS che sta cercando di girare con risultati da verificare da circa due anni. In questo senso si inserisce, e qui si fa sentire l’influenza del marketing delle case, il creare un prodotto vendibile ai grandi hub delle telecomunicazioni. Torniamo nuovamente sull’ETCR: già in fase avanzata di progettazione delle vetture ci furono diverse revisioni e cambi regolamentari pensati per rendere il campionato più spettacolare e forse questo non ha sortito comunque i risultati sperati. Ci vuole tanto tempo per cambiare la concezione del motorsport. Parlare di biocarburanti è interessante e alcuni campionati, come l’Indycar, insegnano che è una strada sicuramente percorribile e che sta dando i risultati sperati. L’ibrido che dà performance ci interessa, qualcosa che complica le cose onestamente no. WEC ma anche F1 sono esempi positivi: basti pensare che oggi una monoposto o un prototipo coprono la stessa distanza con metà della benzina di prima.”

Obiettivi a medio e lungo termine di NOPE Engineering?

“Ora la maggior parte del nostro lavoro – conclude Matteo – si concentra sulla consulenza di cui abbiamo parlato, principalmente in ambito motorsport. Nel giro di cinque anni vorremmo finalizzare  tutta una serie di progetti proprietari per poi provare a rivolgerci al mondo delle auto stradali. L’idea è anche quella di uscire dal mondo delle quattro ruote, e rivolgere le nostre competenze ad altri settori. Sul medio termine ci stiamo già concentrando sullo sviluppo di alcuni prodotti che speriamo presto di poter presentare al pubblico.”

Tommaso Corona

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Tommaso Corona

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