Milano durante le giornate del Salone del Mobile è ricca di eventi o meglio, il “Fuorisalone” smuove la creatività di molti brand che attraverso istallazioni ed happening cercando di cavalcare l’onda della design week. Natualmente non possono mancare le case automotive tra cui spicca l’inizaitiva di MINI con il suo “Mini Living” visitabile presso gli spazi di via Vigevano 18, Milano.
Partendo dal concetto dell’uso creativo dello spazio, un aspetto essenziale del marchio MINI, la casa tedesca ha voluto trasferire questo principio nello spazio abitativo urbano. D’altronde già nel 1959 MINI proponeva una soluzione ingegnosa a uno dei problemi più rilevanti del tempo: la mobilità urbana a prezzi accessibili. La soluzione fu una vettura che offriva eccellente utilizzo e massimo piacere di guidare, occupando però uno spazio minimo nella circolazione stradale. Così dal lavoro comune di MINI con l’atelier di architetti giapponesi ON design di Yokohama e studio berlinese internazionale di ingegneri e designer Arup è nata l’installazione MINI Living.
Mini Living affronta una sfida costante delle grandi città, la scarsità di spazio abitativo attraete ed economicamente accessibile, proponendo al tempo stesso una possibile soluzione: un moderno concept di live sharing. «MINI è da sempre un esempio di urban brand, e gran parte dei possessori di MINI vive in grandi città. – afferma Esther Bahne, responsabile del settore Brand Strategy and Business Innovation MINI – Per proporre ai clienti offerte allettanti dobbiamo considerare la città nel suo insieme e studiare soluzioni adeguate. Così è nata la nostra installazione MINI LIVING».
Condivisione il nuovo valore aggiunto
Al centro dell’installazione vi è un appartamento di 30 metri quadrati che, insieme ad altre abitazioni adiacenti qui abbozzate, forma una micro comunità tra vicini di casa. Le pareti degli appartamenti sono composte da moduli a scaffale ribaltabili verso l’esterno, dove sono integrate diverse funzioni come, ad esempio, un gruppo cottura, un banco da lavoro o un impianto musicale. Aprendo gli scaffali, tutti possono accedere alle attività e agli oggetti in essi contenuti. A seconda di quali scaffali vengono ribaltati si producono differenti combinazioni e caratteristiche abitative che costituiscono la base per attività estemporanee ed esperienze uniche. Aprendo, ad esempio, una nicchia di cottura e un impianto musicale si può organizzare all’istante un party con buffet. In questo modo MINI LIVING fa della condivisione un’esperienza particolare: chi rende accessibile all’esterno il proprio spazio e le relative funzioni si apre, nel vero senso della parola, all’interazione e di conseguenza ad esperienze che “in solitudine” non sarebbero possibili. «Con l’installazione MINI LIVING intendiamo dare un contributo alla discussione su come vorremo vivere in futuro. Sempre più persone, nelle città, dovranno dividersi spazi sempre più ristretti. Crediamo che qui vi sia il potenziale per accrescere lo spirito di comunanza e l’interscambio sociale. L’installazione unisce su un’area compatta due vantaggi: un posto in cui ritirarsi in privato e un accesso alla vita in comunità», afferma Oke Hauser, capo progetto MINI LIVING.
Do Disturb, nessuna contraddizione tra sfera pubblica e privata
Quando è chiusa, MINI LIVING ispira la sicurezza protettiva delle mura domestiche. Grazie alle pareti mobili, l’installazione elimina la contraddizione tra sfera privata e vita di relazione. Quando e in che misura un abitante condivida lo spazio, e il tempo con la comunità resta una scelta individuale. Con il motto globale «Do Disturb», MINI LIVING invita però volutamente all’interscambio sociale, definendo concettualmente un modello antagonista all’anonimato urbano. Grazie agli elementi mobili i visitatori possono scoprire di persona tutti gli effetti che l’apertura e la chiusura producono sull’ambiente abitativo.
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