Sono passati già vent’anni da quando, era il 2001, BMW decise di investire e riportare ai fasti del passato un Marchio caro agli appassionati di tutto il mondo, Mini. Vent’anni dopo siamo ancora qui a parlare di go-kart feeling, dimensioni compatte, ora anche di elettrico, ma sempre di auto nate per stuzzicare e colpire nel segno. Sarà il caso della nuova Mini 3 porte, 5 porte e Cabrio che abbiamo avuto l’occasione di testare su strada in un primo contatto tra le vie di Milano?
A nostra disposizione, infatti, il facelift della terza generazione che ha portato a diverse differenze estetiche, più fuori che dentro, con l’arrivo di nuove tinte tra le quali l’innovativo Multitone Roof, o tetto per così dire “sfumato”, che crea di per sé un unicum in mondo dell’auto che cerca continuamente di reiventarsi. La gamma poi si aggiorna e si semplifica ma non dal punto di vista delle tecnologie: aumentano, ma forse ci si poteva aspettare di più, quelle di assistenza alla guida e quelle dedicate al comfort, come avremo modo di scoprire. Partiamo, come di consueto, dagli esterni e dagli interni, per poi capire come va la Mini Cooper S a tre porte, con i suoi 178 CV, nel nostro primo contatto.
Linee sempre molto decise e cariche quella della Mini che si aggiorna con questo restyling. Principalmente, l’adozione di nuovi gruppi ottici full LED, su tutta la gamma, ha comportato l’eliminazione dei classici fari fendinebbia prima posti in basso sul paraurti. Così facendo, i designer hanno rivisto le linee adottando prese d’aria che aiutano a pulire i flussi e migliorare così l’aerodinamica. In vista frontale domina la vistosa griglia frontale contraddistinta dal logo John Cooper Works. Chi vuole, infatti, può richiedere questo specifico pacchetto che aiuta a caratterizzare esternamente la vettura ma niente ha a che vedere con la John Cooper Works e i suoi 231 CV.
Confermatissime le “Stripes” che percorrono il cofano anteriore mentre un’altra novità è rappresentata dalla cornice circolare dei gruppi ottici, prima cromata ora nera lucida. Cambia anche la forma degli indicatori di direzione a LED sopra il passaruota (i side scuttles) e dietro una delle principali novità del restyling, le luci a LED che richiamano la bandiera inglese, viene qui portata di serie su qualsiasi versione o allestimento. Cattivo anche il posteriore con doppio terminale di scarico centrale nero. C’è poi il tetto a contrasto di cui si accennava, non presente sulla vettura da noi testata: si tratta di una variante innovativa e unica al mondo per la verniciatura del tetto. Il nuovo Multitone Roof presenta una gradazione di colore, che va dal San Marino Blue attraverso il Pearly Aqua fino al Jet Black, creata con una nuova tecnica di verniciatura che si estende dalla cornice del parabrezza alla parte posteriore.
A tal fine, le tre tonalità di colore sono applicate una dopo l’altra in un processo di verniciatura bagnato su bagnato. Vista dal vivo su una vettura disponibile per i test, fa veramente effetto.
Sono nuovi poi tre colori dedicati alla carrozzeria (Rooftop Grey e Island Blue metalizzato, cui si aggiunge, inizialmente solo per la cabrio, lo Zesty Yellow) mentre i vari dettagli nero lucido (loghi, cornici dei fari, maniglie porte, tappo carburante) sono inclusi nell’optional Piano Black Exterior. Nuovi anche i cerchi, da 17” e 18”.
Modifiche di dettaglio anche agli interni che ricevono, tra gli altri, i nuovi sedili sportivi nella variante Light Chequered, nuove cuciture a contrasto e molti meno elementi cromati per far spazio al nero, come per gli esterni. Novità che balzano all’occhio sono però le bocchette d’aerazione ora integrate nell’elemento centrale della calandra e il volante che, oltre a essere riscaldabile in optional, propone nuovi tasti centrali anche qui incorniciati da tasti nero lucido. Al centro dell’abitacolo rimane da 8,8” il display touchscreen mentre i tasti sottostanti sono ora in superfice lucida Piano Black. Nuove sono però le grafiche del display grazie ai “live widget”, che si scorrono avanti e indietro, verso destra o sinistra per intenderci, con il movimento delle dita. Opzionale, e ripreso dalla Mini elettrica, il quadro virtuale da 5” che compare dietro al volante ed è presente nella foto qui allegata.
In combinazione con l’opzione Ambient Light, cambia anche il famoso LED ring che andava illuminandosi alzando il volume o cambiando temperatura; lo fa ancora ma con un effetto diverso. Il bagagliaio non si conferma il punto forte (la vettura è lunga 3,87 metri e presenta un vano di 211 litri) e i passeggeri della seconda fila saranno un po’ sacrificati. Situazione leggermente migliore sulla 5 porte.
Nel caso della vettura da noi provata, troviamo poi i sedili sportivi John Cooper Works nella combinazione Dinamica/pelle Carbon Black, il volante in nappa con il logo John Cooper Works, la superficie interna in Piano Black, i listelli battitacco John Cooper Works, il rivestimento del tetto color antracite e i pedali in acciaio inossidabile.
Vuoi per le emissioni e per la conseguente installazione di un nuovo filtro antiparticolato, Mini ha rivisto la potenza della sua Cooper S scendendo dai precedenti 192 CV ai 178 CV. Rimane sempre corposo, come vedremo, il 2.0 4 cilindri che arriva a generare una potenza di 231 CV nella Mini John Cooper Works. Nella variante 3 cilindri 1.5, le varie carrozzerie sono disponibile a partire da 75 CV, 102 CV per la One e 136 CV per la Cooper, come in passato. Presenti sia cambi manuali a 6 marce sia lo Steptronic a 7 rapporti con paddle dietro il volante (per i modelli John Cooper Works i rapporti diventano 8).
Parlando di prestazioni, si va dai 13,4 secondi per lo 0-100 km/h e 173 km/h di velocità massima per la Mini One First 3 porte agli 8,2 secondi e 210 km/h per la Mini Cooper 3 porte. Nel caso della Cooper S 2021, priamo di 6,7 secondi per lo 0-100 km/h e di 235 km/h di velocità massima, almeno per la variante 3 porte. Per la Mini Cabrio 2021 sono disponibili tre motorizzazioni, la One (102 CV), la Cooper (136 CV) e la Cooper S (178 CV).
Dicevamo del motore, che rimane il punto forte di questa Mini Cooper S post-restyling. Sì, la potenza è scesa di 14 CV ma il 2.0 rimane comunque un motore molto corposo che, nella modalità di guida Sport, fa divertire, eccome se fa divertire. Il quattro cilindri fa rumore anche se ci saremmo aspettati qualche scoppiettio in più in rilascio, ormai merce rara anche tra le sportivette compatte. Servirebbe un test più approfondito per scoprirne le doti anche fuori dalla città, avendo girato prevalentemente per Milano e vicini dintorni.
In un tratto di tangenziale siamo riusciti a scaricare tutte le marce, fino alla settima: no problem quando c’è da effettuare un sorpasso ma anche con il manuale il divertimento è garantito. Il 7 marce robotizzato doppia frizione rimane comunque un buon cambio ma costa la bellezza di 2.250 euro in più. Potendo dare sfogo a tutti e 178 CV, Sport è la modalità di default: si seleziona sempre dalla levetta, l’ultima a destra a fianco a quella di avviamento del motore (di colore rosso), mentre in città Mid e Green, vanno bene per contenere un poco i consumi che, seppur nel nostro breve test, sono stati parecchio lontani dal 17,2 km/litro che la Casa dichiara nel ciclo WLTP.
Ottima è la seduta così come la posizione del volante e la risposta dello stesso, che è ben proporzionato e diretto: ci si diverte anche con il tecnologico oggetto che vi trovate tra le mani, statene certi. Difficile, purtroppo, parlare di go-kart feeling non tanto per la sua effettiva assenza quando perché, anche in questo caso, servirebbe un test più lungo e in condizioni diverse, che speriamo di effettuare presto in redazione. Interessanti, infatti, la nuova versione delle sospensioni adattive che evolve l’iconico feeling alla guida della Mini intervenendo sull’elettronica: tecnicamente, una valvola aggiuntiva che agisce sul lato della trazione ha il compito di attenuare i picchi di pressione improvvisi all’interno dello smorzatore. La forza dello smorzatore viene regolata entro 50-100 millisecondi, adattandosi così alle asperità dell’asfalto in città, con un assetto più morbido, o su un asfalto più scorrevole, dove viceversa l’auto si irrigidisce.
Infine, nonostante l’occasione fosse ghiotta per adattare gli ADAS, Mini si dimostra lacunosa sugli onnipresenti aiuti alla guida. Non c’è il sistema di mantenimento della carreggiata ma solo il Cruise Control adattivo, compreso nello specifico pacchetto Driving Assistant Plus (600 euro in più) dove sono compresi anche i sensori di parcheggio anteriori/posteriori, la telecamera posteriore e l’avviso di superamento involontario della corsia.
A listino il prezzo della nuova Mini Cooper S 2021 da noi provata parte dai 27.900 euro della tre porte ai 28.700 euro della cinque porte. Con il pacchetto John Cooper Works, però, si sale di 6.200 euro, per sforare i 32.000 euro. Giocando con gli optional e con le personalizzazioni, è più facile avvicinarsi ai 40.000 euro.
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