A oltre 20 anni dalla prima Mini Cabrio moderna, la R52 lanciata al Salone di Ginevra del 2004, alla fine dello scorso anno è stata lanciata la quarta iterazione della versione scoperta della piccola inglesina. Nota con la sigla di progetto F67, la quarta generazione segue la 3 Porte e cambia nome, diventando ufficialmente nel 2025 la Mini Cooper Cabrio, e guadagna tutte le novità della “Hatch” della Mini F66. Tutte, tranne una.
Nonostante, infatti, il frontale, la meccanica e gli interni abbiano introdotto tutte le novità della quarta serie della Mini Cooper, la Cabrio F67 non adotta i fari posteriori triangolari, rimanendo ferma alla forma rettangolare introdotta dalla precedente generazione, introducendo però una firma luminosa completamente rivista.
L’”affaire” riguardante i fari è un riassunto ideale della Mini Cooper Cabrio 2025: la F67 è una versione riveduta, modernizzata e corretta della precedente, tanto amata e popolare non solo nelle località di villeggiatura, ma da chiunque volesse un’auto da usare tutti i giorni, divertente e sfiziosa con il plus della guida a cielo aperto. Dopo aver provato la sorella a tetto rigido, la Mini Cooper S F66, mi sono messo alla guida della nuova Mini Cooper Cabrio S (questo il nuovo nome “ufficiale”) tra Bologna e Modena, per vedere cosa cambia dalla versione chiusa e se la scoperta inglese è il riferimento per chi cerca la guida en plein air senza spendere uno sproposito.
Quanto costa la Mini Cooper Cabrio 2025?
Si parte da 32.900 euro: per una Cooper S servono almeno 36.000 euro
Quanto costa, quindi, la Mini Cooper Cabrio nel 2025? Che la Mini non sia mai costata poco è, lo sappiamo, un dato di fatto. Persino la Mini “originale”, infatti, era famosa per avere un listino superiore alle rivali dirette.
Una Mini British Open Classic, la storica Mini di Issigonis prodotta da Rover con un semplice tetto in tela, ad esempio, costava quasi 21 milioni di lire nel 1998, mentre al lancio datato fine 2004 la Mini One Cabrio prima generazione (la R52) partiva da 20.500 euro. Non è quindi una sorpresa vedere un prezzo piuttosto generoso per la piccola scoperta inglese, ma anzi una caratteristica ormai tipica del modello. Nel dettaglio, questo è il listino prezzi della Mini Cooper Cabrio 2025:
- Cooper Cabrio C Classic, 32.900 euro
- Cooper Cabrio C Favoured, 34.150 euro
- Cooper Cabrio C JCW, 35.950 euro
- Cooper Cabrio S Classic, 35.900 euro
- Cooper Cabrio S Favoured, 37.150 euro
- Cooper Cabrio S JCW, 38.950 euro
- Cooper Cabrio John Cooper Works JCW, 43.900 euro
Rispetto alla Mini 3 Porte su cui è basata, poi, la Cooper Cabrio rinuncia all’allestimento base, offrendo “solamente” le versioni Classic, Favoured e l’allestimento JCW. Quest’ultimo, disponibile per tutte le motorizzazioni, è l’unico con le palette del cambio automatico (di serie) al volante: sulle altre, non è possibile cambiare manualmente le marce.
Per il resto, anche la versione Favoured intermedia necessita di qualche spesa in più. Di serie, infatti, c’è già molto (fari full LED anteriori e posteriori, display da 9,55 pollici OLED, cambio automatico, Cruise Control,…), ma non tutto. Se, ad esempio, si vuole il Cruise Control Adattivo e la guida autonoma di Livello 2 bisogna scegliere il pacchetto Driving Assistant Plus, non di serie e acquistabile separatamente (680 euro) o incluso nel pacchetto XL, il più ricco tra le quattro “taglie” di accessori.
La Cooper Cabrio S della mia prova è una Favoured con pacchetto S, che aggiunge i fari personalizzabili, l’accesso keyless e le modalità di guida Mini Experience Modes. Il prezzo? 2.950 euro, per un totale che arriva a 40.100 euro.
Cosa cambia rispetto alla precedente?
Nuovi frontale e interni, tra luci e qualche ombra
Cosa cambia, quindi, tra la Mini Cooper Cabrio 2025 e la precedente? A livello estetico, le differenze sono molte, a partire dal frontale del tutto identico alla Cooper 3 Porte che ho provato quest’estate. Spicca, quindi, la grande calandra ottagonale che, sulla Favoured, ha una finitura dorata che ne impreziosisce la vista anteriore. Restano al loro posto gli inconfondibili fari full LED tondi, mentre il logo S è l’unico rimando all’anima sportiva di questa versione.

Come sulla versione a tetto rigido, infatti, non c’è più la presa d’aria sul cofano, mentre il parabrezza quasi verticale (seppur con un angolo leggermente maggiore sulla Cabrio) rimanda immediatamente al mondo Mini. La versione Favoured ha gli stessi, bei cerchi da 18 pollici della 3 Porte, con la quale condivide i grandi specchietti laterali, i passaruota in plastica grezza e lo sbalzo anteriore generoso, ereditato dalla F56.
Anche all’interno l’abitacolo è sostanzialmente invariato rispetto alla 3 Porte. Troviamo, quindi, la medesima alternanza di materiali interessanti e raffinati come il tessuto su plancia e pannelli porta e la (tanta) plastica rigida, il simpatico pannello orizzontale con i comandi di cambio, accensione e modalità di guida al centro e il grande display tondo da 9,55 pollici con tecnologia OLED.

Se volete saperne di più, il rimando è alla prova completa della Mini Cooper S “tradizionale”. Per il resto, qui si conferma completo ma non sempre facile da usare, mentre lo spazio è sostanzialmente invariato (e molto generoso) all’anteriore. Dietro, invece, lo spazio è ridotto dalla forma della capote e dall’intrusione del meccanismo di chiusura, che riduce i già non esagerati centimetri in larghezza per i due passeggeri posteriori. Discreto, infine, il bagagliaio: 215 litri a tetto chiuso, che scendono a 160 a capote aperta.
Il tetto è sempre in tela, il motore sempre 2.0. E ora è di nuovo davvero British
Dove la Cabrio diventa una vettura a sé è nel posteriore. Parte del merito è per la presenza dell’iconico tetto in tela dalla forma squadrata, retrò e molto raffinata. La capote è personalizzabile nel colore (nera o blu), disponibile anche con un motivo che riprende la Union Jack, la bandiera del Regno Unito, e si apre in 18 secondi, chiudendosi invece in 15 secondi. L’altra principale differenza con le altre nuove Mini è, infatti, la presenza dei fari rettangolari, con la forma del corpo del faro del tutto simile alla precedente F57.

Se, sulle altre, Mini ha implementato la forma triangolare portata al debutto dalla versione Electric, qui la Casa di Oxford ha preferito mantenere la stessa forma per il portellone, come da tradizione ad apertura verso il basso con una ribaltina che può sopportare fino a 80 kg di peso verticale. A cambiare è la firma luminosa, completamente diversa, e personalizzabile (anche) con un layout che ricorda proprio i fari delle versioni “chiuse”.
Come per tutte le termiche, la sola John Cooper Works da 231 CV è dotata del terminale di scarico centrale. Per le altre, invece, è tutto nascosto sotto il paraurti posteriore. Rispetto alla F57, poi, la ribaltina è stata ridisegnata, con un listello più grande dove compare la dicitura del modello in caratteri decisamente grandi, così come l’incavo per la targa posteriore.
Le altre novità da segnalare sono tecniche. Realizzata sulla piattaforma UKL del Gruppo BMW, è disponibile unicamente con motori a benzina, per ora privi di qualsiasi tipo di elettrificazione. Dalla 3 Porte eredita il 2.0 quattro cilindri turbo B48, molto amato nel mondo BMW, capace di 204 CV e 300 Nm sulla Cooper Cabrio S e di 231 CV e 380 Nm di coppia sulla Cooper Cabrio John Cooper Works.

Rispetto alle versioni a 3 e 5 Porte, però, sulla Cooper C non c’è il 1.5 tre cilindri turbo, sostituito da una versione depotenziata del 2.0 quattro cilindri, capace sulla Cooper Cabrio C di 163 CV e 250 Nm di coppia. Il cambio è sempre l’automatico doppia frizione a 7 rapporti, mentre dopo essere stata prodotta per anni nello stabilimento olandese della NedCar di Born, anche la Cabrio è “tornata a casa”. La F67, infatti, è prodotta di nuovo nello storico stabilimento Mini di Cowley, nell’Oxfordshire, in Inghilterra.
Come va la Mini Cooper Cabrio F67? Il primo contatto della S
I CV ci sono, il rumore… anche. Rigida, ma agile
Come va, quindi, la nuova Mini Cooper Cabrio 2025? Per scoprirlo ho guidato per circa 150 km la Cooper S Favoured, potendo fare un confronto diretto con la versione a 3 Porte, provata esattamente nella stessa combinazione di allestimento e motore.
Come sulla variante a tetto rigido, a spiccare è il 2.0 turbo. Il quattro cilindri B48 è potente, molto vigoroso e, in curva, crea qualche fenomeno di “torque steer” dell’avantreno, tenuto a bada dalle ruote anteriori. Lo sterzo è preciso e diretto, anche se come sulla Hatch non è da primato in quanto a feedback e sensazioni restituite. Anche in questo caso, poi, l’assenza delle palette al volante rappresenta una vera occasione mancata.

Lasciarle alla sola versione JCW è un vero peccato, perché poter gestire autonomamente il cambio aggiungerebbe quel coinvolgimento di guida e quel divertimento che, purtroppo, qui manca. La trasmissione, poi, è anche piuttosto veloce, ma non è mai “sul pezzo” con le cambiate, risultando troppo conservativa e con cambiate non così veloci nelle modalità Core e Green e fin troppo rapido e nervoso in Go-Kart Mode. In questa modalità, poi, il cambio mantiene a lungo la marcia inserita, diventando alla lunga poco piacevole
L’assetto ha la stessa taratura della 3 Porte. Rispetto al comfort, quindi, è stato scelto un comportamento più rapido, agile ma mai nervoso, con un anteriore molto rapido e un posteriore sempre stabile. Rispetto alla Hatch, però, il peso è più alto di circa 100 kg, arrivando a 1.450 kg in ordine di marcia, e il telaio è stato irrobustito per non perdere la rigidità strutturale. Questa massa così generosa, unita all’assetto rigido, ha un effetto sul comportamento sulle buche, rendendo la Cooper Cabrio S molto rigida sulle asperità, con una sensazione di saltellamento evidente sulle strade più butterate.
Il rovescio positivo della medaglia di questa rigidezza è un telaio che non flette quasi mai, con minime flessioni fisiologiche per l’assenza del tetto riscontrabili solo quando si spinge tanto o sulle differenze di pendenza più estreme. La potenza, poi, è molto generosa e non mette mai in difficoltà il telaio, nonostante i 204 CV e 300 Nm di coppia siano numeri che, una volta, non raggiungeva neanche la John Cooper Works. Le prestazioni, del resto, non mentono: 237 km/h di velocità massima, e uno 0-100 km/h coperto in 6,9 secondi (quest’ultimo un buon risultato, ma non eccelso).
Per il resto, la Cooper Cabrio S resta veloce, rapida e molto stabile, con una grande percorrenza nel misto veloce, ma senza avere quel fattore divertimento visto sulle Mini del passato. Questa assenza, però, è bilanciata dal piacere di guidare con il vento tra i capelli, che amplifica la velocità, le sensazioni e anche il sound del motore, poco ispirato a tetto chiuso ma più coinvolgente a capote aperta, con il classico soffio del turbo molto avvertibile in rilascio.

Infine, la capote riesce a isolare piuttosto bene il rumore esterno, con alcuni suoni provenienti dal montante C del traffico intorno che non disturbano più di tanto. Ottimo l’isolamento termico, mentre in velocità non ci sono problemi fino a 110 km/h. A limite autostradale, invece, i fruscii sono più avvertibili, ma dopo averci fatto l’orecchio sono più che sopportabili.
Anche questa iterazione della Cooper F6X, quindi, si conferma più matura, più cresciuta e meno “teppista” di una volta. In questo caso, il tetto apribile le dona quel tocco in più di divertimento, quel qualcosa fuori dalle righe che la rende più emozionante. Che sia questa la versione più divertente e da appassionati? Sicuramente non lascia indifferenti, e complice l’assenza di vere rivali è la seconda auto cabrio “vera” più economica sul mercato. La prima? La regina delle sportive economiche: la Mazda MX-5.