Qui troviamo la prova della nuova Mini Clubman John Cooper Works, la più potente di sempre, la prima a sfondare il muro dei 300 CV. Se esteticamente non sono poi molte le differenze con la vecchia Clubman, sotto il cofano i cavalli che scalpitano sono diventati tanti di più, per la precisione 75 (da 231 a 306 CV). Vediamo come va e com’è fatta.
Rispetto alla “classica” Mini tre porte la Clubman è un’auto che punta molto sulla sua versatilità, tanto da competere ad armi pari con le migliori concorrenti dell’agguerrito segmento C, ma se per lo spazio non siamo ai livelli della migliore concorrenza, qui abbiamo molte altre carte da giocare.
Le modifiche portate da questo restyling, che tocca ovviamente tutta la gamma Clubman, sono poche ma molto significative. Partiamo dal frontale, dove fanno il loro debutto, sempre a richiesta, i LED a matrice, mentre i diurni con elemento circolare, erano presenti già prima di queste modifiche. Nuovi sono invece i fendinebbia LED, anche loro dotati di “anello luminoso”, mentre la calandra è visivamente la parte che cambia di più, essendo stata allargata a quasi tutta larghezza. L’Union Jack arriva anche sulle luci posteriori della nuova Clubman, seguendo il trend originale nato nella “piccola” tre porte, questa volta a sviluppo orizzontale.
Piace poco invece il lunotto separato in due parti, che spicca ogni volta che lo sguardo si porta sul retrovisore. Meglio i doppi terminali di scarico, adatti alla cavalleria rinnovata di questo modello. Di serie i cerchi da 18”, in optional a 1.050 euro i 19” Circuit Spoke. Le dimensioni di questa Mini Clubman JCW e degli altri allestimenti non cambiano: 4,26 metri di lunghezza per 1,44 metri di altezza. Alla prova dei fatti si ottiene un maggior spazio interno (rispetto alla Mini 3 porte), specie in larghezza, dove ora i gomiti si sfiorano appena e un maggior spazio per le ginocchia di chi siede dietro, anche se il tetto non è troppo alto. I posti omologati sono in effetti cinque, ma il quinto si trova a convivere con un tunnel invadente. La seduta di guida è bassa, sportiva, ma ampiamente regolabile, anche nell’estensione del piano di seduta, che manca su auto ben più blasonate. Peccato che l’accessibilità sia sempre risicata per la categoria mini-station: le porte posteriori hanno una dimensione inferiore alle attese e occorre contorcersi per salire. Insomma siamo messi meglio rispetto ad un segmento B, ma non siamo ai livelli di un “classico” segmento C come Golf o Focus.
La capacità del bagagliaio si conferma la stessa: 360 litri quella minima, per la verità non troppi e particolarmente infossato e 1.250 quella massima. Sicuramente di più della Mini 5 porte ma ancora non adatta a caricare oggetti lunghi, passeggini o valigie voluminose. Particolare il portellone doppio, che si può aprire anche con il movimento del piede: un vezzo stilistico più che una reale utilità, ma d’altronde se volete un’auto “pratica” meglio cercare altrove.
Gli interni sono la parte che cambia meno con il restyling: sulla JCW si conferma l’aspetto sportivo dell’abitacolo, con sedili con poggiatesta integrato e sagomati ai lati, piacevoli nella guida “impegnata”, ma parecchio rigidi nei lunghi trasferimenti.
Gli interni, come già visto per la tre porte sono maturati, ma mantengono lo spirito giocoso delle passate edizioni: ora hanno assemblaggi più curati e strumentazione, più razionale grazie all’introduzione del sistema iDrive. Scenografico lo schermo da 8.8 pollici (2.120 € per la versione Professional) a comando vocale e il nuovo controller MINI touch e con pad. Meno piacevole il Cluster, dal display piccolo e non configurabile, così come il contagiri ridotto a forma di mezzaluna. Molto meglio l’Head Up Display a colori.
L’impostazione della plancia rimane quella che già conoscevamo, con il LED Ring che rappresenta il divertente elemento di spicco in questo abitacolo molto curato. Le novità, che non si vedono, ma dei quali potrete presto non fare più a meno, sono rappresentate dalla Sim 4G installata di serie la quale dà accesso a tutta una serie di nuovi servizi del pacchetto Mini Connected, a richiesta, così come ai servizi Emergency Call e TeleServices, quest’ultimi disponibili di serie. Aggiornata anche la Mini Connected App che permette di visualizzare la posizione esatta della macchina, il livello di carburante e altre utili informazioni. Automatico e preciso il climatizzatore, alcune spie però sono coperte ed invisibili.
Sotto il cofano batte il rinnovato 2.0 Twinpower BMW con filtro antiparticolato benzina, un vero gioiellino della tecnica, basato sul 2.0 da 192 CV della Cooper S e portato all’estremo delle sue potenzialità, tanto che ogni sua componente è stata completamente rivista (pistoni, bielle, albero motore e turbina maggiorata). Si tratta dello stesso motore montato su BMW 135i e M135i, entrambe con trazione integrale XDrive, rendendo la nuova Clubman John Cooper Works la più potente mai prodotta dalla Casa inglese. Di serie c’è poi lo Steptronic automatico a otto rapporti con palette al volante. È un convertitore di coppia e non un doppia frizione, ma abbastanza rapido e reattivo, al prezzo di 2.000 euro in più rispetto al manuale. Insomma la JCW si distingua per un buon allungo, molto meglio rispetto alla Cooper S, grazie alla coppia costante al salire dei giri (450 Nm da 1.750 a 4.000 giri/min), con un’erogazione tipica da motore turbo ma davvero premiante dal punto di vista dell’accelerazione.
Se le prestazioni appaiono molto buone (0-100 km/h in 4,9 secondi, 250 km/h di velocità massima) bastano veramente pochi chilometri, usciti dal traffico cittadino, per capire subito che ci troviamo al volante di una tutto sommato piccola belva affamata d’asfalto e di curve. Il classico calcio nella schiena è avvertibile specie in modalità Sport con cambiate veloci ma non fulminee, mentre in Mid e Green, le altre due Driving Modes disponibili, la Clubman John Cooper Works diventa molto sfruttabile anche in città nonostante la generosa cavalleria, con l’acceleratore che cambia decisamente passo, per favorire confort e consumi. Piacevole il sound del doppio scarico, con valvola aperta in modalità Sport, che penetra in abitacolo senza ausili di alcun tipo. Le vecchie JCW osavano di più, ma questa è pur sempre un’auto da famiglia, quindi scoppietti e sound roco sono appena accennati rispetto ad altri modelli.
Precisa in inserimento, la Mini non concede molto spazio ai sovrasterzi di potenza, ma ha dalla sua molto mordente, grazie alla trazione All4, per uscire veramente forte dalle curve. Il sottosterzo è appena accennato, merito del differenziale autobloccante anteriore e l’inserimento risulta buono grazie allo sterzo, sempre piuttosto morbido, ma diretto e preciso. Per sostenere l’aumento di potenza, è stato anche modificato e potenziato l’impianto frenante, pronto e modulabile. Piacevole l’acceleratore incernierato al pavimento.
Il rollio è poi limitato, anche per via delle sospensioni adattive presenti sulla vettura in prova: il go-kart feeling è ancora molto presente, nonostante il peso non proprio contenuto. Inoltre troviamo l’assetto ribassato di 10 mm rispetto al precedente modello e la sensazione è quella di un’auto che perdona tutto, adatta a chi vuole divertirsi alla guida in piena sicurezza. Le sospensioni rimangono saldamente concentrate verso uno schema raffinato, ovvero la combinazione McPherson anteriori e multilink posteriori. L’elettronica contribuisce a perfezionare le traiettorie e tenere la corda in curva, senza allargare con il muso, ma è più invasiva. Se slegata parzialmente dal controllo di trazione (primo dei due step), garantisce al contempo divertimento e sicurezza in caso di sbandata, senza essere per troppo invasiva, come nello step base.
L’indicatore dei consumi che segna circa 10 km/l nel totale della prova. Si può fare meglio, se ci si sposta sempre in Green in autostrada si percorrono anche 12-13 km/l, così come molto peggio se si sfruttano a pieno le doti del duemila da 306 CV. In autostrada la il confort non viene meno, complice un motore che gira in basso a 2.250rpm a 130 orari e un’insonorizzazione più curata, ma non esente da fruscii. L’autonomia non è male, ma non eccelsa con 48 litri di serbatoio si arriva poco oltre i 500 km.
Dal punto di vista della sicurezza i cosiddetti Driving Assistant “base” sono presenti, ma su un’auto da quarantacinque mila euro si sente la mancanza di sistemi oggi disponibili anche su segmenti inferiori e qui venduti a caro prezzo, come l’avviso di monitoraggio dell’angolo cieco e del mantenimento di corsia e, vista la scarsa visibilità posteriore, della telecamera posteriore che si paga a parte. La gamma non manca invece di sistemi come il Forward Collision Warning (FCW), il City Collision Mitigation (CCM), lo Speed Limit Info (SLI), l’High-Beam Assistant digitale, il Traffic Sign Memory e il No Passing Info (NPI), ce riconosce i segnali di divieto di sorpasso e li riporta nel cluster.
Il prezzo della Mini Clubman JCW parte da 44.100 euro e propone, di serie una dotazione ricca, ma non completa. Rimangono esclusi i fari LED a matrice (410 euro, 1.350 euro sugli altri allestimenti), la regolazione elettrica dei sedili (1.300 euro), le luci interne a LED (210 euro), le sospensioni sportive adattive (550 euro), il tetto panoramico (1.250 euro), la telecamera posteriore (400 euro), l’Active Cruise Control (500 euro), l’Head-Up Display (750 euro), impianto hi-fi Harman Kardon (820 euro) e il sistema Connected Media (860 euro). Insomma si fa presto a far lievitare il conto…
Le avversarie dirette non mancano proprio nel listino, potremmo annoverare la Audi S3, la Bmw Serie 135i xDrive e la Mercedes Classe A35 AMG.
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