Mercedes ha il potere, e forse anche il dovere, di guardare avanti, all’elettrico, all’ibrido, a tutto ciò che già offre ai suoi clienti e sarà in grado di offrire nei prossimi anni. Pensiamo solo al primo, all’elettrico, già offerto in quasi tutti i segmenti, dalla compatta EQA alla super lussuriosa EQS, che riscrive le regole delle ammiraglie tedesche sotto una nuova luce. Poi c’è lei, la nuova Mercedes Classe C, e non una qualsiasi, ma proprio quella che abbiamo provato noi. Sotto il cofano, un grande classico di ogni Classe C che si rispetti, c’è un gioiello che qualcuno a Bruxelles sembrerebbe aver voluto condannare senza conoscere la materia, sempre se quelle auto Diesel dove alcuni burocrati si siedono non siano guidate da loro, ma dal loro autista, anche se non è questo il punto.
Quel motore Diesel, nella fattispecie il 2.0 220 d Mild Hybrid OM 654M, è realmente un gioiello della tecnica e per questo motivo dovrebbe ispirare il futuro del trasporto pubblico, e non essere suo malgrado complice di un mondo dell’auto che sta cambiando troppo in fretta. Insomma, occhio a demonizzare il Diesel; qualche giorno con lei ci ha fatto realmente aprire gli occhi davanti a certi discorsi istituzionali privi di un vero fondamento. Non siamo solo noi a dirlo, per partito preso, ma è la stessa Mercedes tramite i suoi portavoce a dire che oggi un Diesel Euro6d non solo inquina molto meno rispetto a qualche anno fa, bensì funge da vero e proprio filtro dell’aria, come c’è stato modo di capire grazie al partner Bosch che ha illustrato il fenomeno.
Discorsi di massima a parte, concentriamoci sulla vettura protagonista di questa prova: ci siamo seduti a bordo di una Classe C 2022 Premium, già molto accessoriata, per dirvi com’è, quanto costa e soprattutto come va.
Da quando, era il 2018, debuttò il nuovo stile Mercedes curato dalla matita di Gordon Wagener, tutte le Mercedes che sono “seguite” hanno via via elaborato quel design a mio modo di vedere vincente e sulla nuova Classe C si è raggiunto l’apice. Di questo insieme ne è protagonista assoluta la calandra, un elemento distintivo di nuova Classe C che varia in base all’allestimento. Sulla Business troverete una vecchia conoscenza delle “Stelle”, l’elemento orizzontale che si dirama dal logo della Casa tedesca. Il secondo allestimento si arricchirà di una cornice cromata e così via, fino ad arrivare ai riuscitissimi “pin” cromati che ripropongono a perdizione il motivo della Stella a tre punte. I fari Laserlight, invece, non sono di serie ma uniscono ancor di più la nuova Classe C alla nuova Classe S. Qui, sono presenti i Full LED, comunque al top. Cx? 0,24 la berlina, solo la rivale storica BMW Serie 3 fa meglio per 0,1 punti.
La Classe C non è un’auto che potremmo definire ideale per la città, anche se sa muoversi con disinvoltura, nonostante i suoi 4,75 metri di lunghezza. Quasi 4,8 metri cui corrispondono la bellezza di 2,86 metri di passo. Inoltre la Classe C monta cerchi da 18” AMG carenati in parte: non hanno convinto chi scrive perché sembrano un ibrido tra i cerchi di un’elettrica e di una vettura endotermica; sarebbero stati più indovinati su una plug-in più che su una Diesel come questa, ma tant’è, visto che sono di serie proprio dall’allestimento da noi provato. Dietro, invece, i fanali ricordano tanto Classe S ed è la parte esterna più simile tra le due berline. Peccato, ma si notano solo da vicinissimo, la presenza degli scarichi finti ma piuttosto profondi e quindi pienamente ingannevoli.
Veniamo agli interni della nuova Mercedes Classe C. Con quel passo è stato possibile ridistribuire quasi da zero lo spazio interno a tutto vantaggio dell’abitabilità, mentre è rimasta immutata la capacità del bagagliaio che è rimasta di 455 litri e occhio alle versioni plug-in nel frattempo aggiunte al listino, le quali perdono 90 litri di capacità per l’ingombro di batterie e serbatoio, spostato. La soglia di carico non è delle migliori ma sotto il vano di carico si libera ulteriore spazio dove riporre piccoli oggetti; ah, il piano si aggancia alla cappelliera così da facilitare le operazioni di carico, idea semplice ma utile. Abbattendo il divano (40/20/40), tramite un apposito pulsante, poi, si libera ulteriore spazio.
Procedendo verso l’abitacolo, dietro si è studiata una conformazione dei sedili e del retro di quelli anteriori fatta in modo da offrire il massimo comfort, specie per le ginocchia dei più alti. Certo, la Classe S passo lungo che abbiamo provato in estate è un’altra cosa anche a livello di materiali, vogliamo infatti perdonare il rivestimento in plastica dura proprio a livello gambe, sarebbe stato più indicato un rivestimento in pelle. Il tunnel centrale è d’ingombro all’eventuale quinto passeggero sul divanetto: niente da dire per spalle e testa, qualcosa da ridire per le gambe di chi siede al centro. Al servizio della seconda fila, due bocchette di aerazione e nessuna presa USB. Il clima trizona è invece di serie sull’allestimento top di gamma.
Veniamo alla plancia, completamente nuova rispetto al recente passato. L’abitacolo della nuova Classe C è davvero tutto nuovo e somiglia a grandi linee, per dire così, a quello della nuova Classe S. Domina, e non potrebbe essere altrimenti, lo schermo verticale da 11,9” con l’MBUX e le innumerevoli funzioni sulle quali servirebbe un nuovo Focus Infotainment che, in passato, avevamo già dedicato al suo debutto su nuova Classe A. Lievemente inclinato verso il conducente, dal quale si comanda praticamente tutto anche perchè, di tasti fisici, neanche l’ombra. I comandi sono a sfioramento sul volante (e non sono così precisi quando si cerca il pulsante preciso), sotto lo schermo (“resiste” l’hazard), dietro il quale è “appoggiato” il quadro strumenti da 12,3”, e rimangono “fisici” il tasto d’avviamento e i pulsanti per gli alzacristalli sul vano portiera. Ci sarebbe anche un head-up display con realtà aumentata, non presente sulla vettura da noi provata, che si trova incluso nel Luxury Pack (di serie sulla top di gamma Premium Pro, non disponibile con gli altri allestimenti).
Niente regolazione elettrica dei sedili per la versione in prova, con la classica silhouette sul vano porta. Un abitacolo essenziale dove ci si sente ben protetti, vista la seduta bassa e la linea di cintura alta, e dove il tunnel centrale, in piano black lucido, può essere soggetto ai graffi ma è elegante nel suo insieme, nasconde la presenza della piastra di ricarica wireless e di due portabicchieri e contribuisce fortemente alla visione minimalista di questa nuova concezione degli interni. Il volante è solido, piace nella sua fattura, appare quasi da vettura di un futuro che è in realtà è già presente. Mercedes, su questo versante, sta dettando nuove linee e stili che faranno scuola. Nell’insieme, con i rivestimenti in legno nero in opzione c’è un bel contrasto tra classico e moderno, come deve essere un’ammiraglia che guarda al presente ma anche al futuro. Peccato per qualche plastica rigida di troppo nelle parti poco visibili dell’abitacolo, ma non è sicuramente l’unica a proporle tra le premium.
Sotto al bracciolo, invece, c’è tanto spazio per altri oggetti e anche due comode prese USB di tipo-C. Insuperabile l’illuminazione ambientale di notte, qui Mercedes non deve avere paura davvero di nessuno, sul serio (unica critica? I riflessi sui cristalli nelle ore notturne). Il tetto panoramico, invece, è in optional su Sport Plus e Premium Plus, per 2.159,40 euro.
Dopo un primo contatto che ci aveva portato a scoprire sommariamente la nuova Classe C, questo test è servito per capirci di più ma soprattutto per studiare a fondo le caratteristiche di questo motore che promette bene, molto bene, fin dal principio. Sì perché ritirata la vettura non può non stupire il fatto di vedere indicato, sull’avanzato quadro strumenti digitale che è poi lo stesso della Classe S, un bel 1.040 km di autonomia a serbatoi (da 66 litri di gasolio) che già fa tirare un bel sospiro di sollievo.
Di strada la Classe C, da buona passista qual è, ne garantisce tanta e potrebbe essere di più se non fosse che l’autonomia totale viene calcolata sui consumi medi dell’ultimo periodo, quindi precedenti alla nostra “presa in carico” della vettura. Tolto questo dettaglio, ancora una volta non si può rimanere non sorpresi dalla grande guidabilità della vettura che, nonostante dimensioni importanti (è lunga 4,73 metri) si manovra con estrema facilità e ti mette subito a tuo agio (sul nostro esemplare non c’erano le 4 ruote sterzanti).
La coppia è tanta (550 Nm), l’accelerazione buona (8,2 secondi per lo 0-100 km/h) così come sono buoni gli spazi di frenata, sempre vigorosa. Anche l’allungo non delude e non lo fa neanche la ripresa (8 secondi da 70 a 120 km/h), insomma questo Diesel non solo è parsimonioso ma è anche del tutto piacevole in accelerazione grazie ai 200 CV più i 20 garantiti dall’EQ Boost, cioè l’energia elettrica recuperata in fase di decelerazione che viene immagazzinata in una piccola batteria a 48V per poi essere restituita in accelerazione (sotto il contagiri digitale, in ogni momento, quanta energia elettrica sta recuperando in frenata e quanta ne sta restituiendo col pedale sul gas). Nulla da dire su cambio 9G-Tronic di serie che lavora sempre senza farsi sentire talmente sono difficili da avvertire i cambi marcia.
Consumi? Di quel primo contatto, sempre condotto da chi scrive, a ¾ di serbatoio mi accorsi che l’autonomia totale segnava ancora 1.000 km! Guidandola per quasi due settimane prevalentemente in città, però, i consumi non hanno potuto che salire un poco, tanto da attestarsi intorno ai 5,8 l/100 km dopo più di 1.500 chilometri di percorrenza ma è pur vero che in autostrada, a 130 km/h, l’auto consuma davvero poco, siamo nell’ordine dei 4,5 l/100 km, un’infinità. A ben guardare, cioè a leggere il consumo WLTP dichiarato dalla casa, siamo a 5 l/100 km per la RWD, 5,2 l/100 km per la AWD. In mezzo, 2.437 euro di differenza ma anche prestazioni differenti e un po’ di peso in più (75 kg in ordine di marcia).
La via c’è, e non è solo l’elettrificazione nella sua forma più completa, anzi. La sua erogazione, la sua costanza di rendimento, l’ottimo accoppiamento con il cambio automatico a 9 rapporti sono capisaldi dai quali non si sfugge. Nessun elettrico può garantire oggi queste prestazioni. Nel frattempo alla gamma di Classe C si sono aggiunte anche le versioni ibride plug-in: si tratta della C 300 e e combina il 2.0 benzina a un motore elettrico per una potenza combinata di 313 CV, fino a 100 km di autonomia e prezzi a partire da 55.281 euro, ma su questa specifica versione potremmo tornarci prossimamente con un test dedicato, per non parlare della futura “C” elettrica, che arriverà non prima del 2024 (EQS ed EQE, però, esistono già).
Tornando alla Classe C 220 d mild hybrid protagonista di questo test, due cose non mi hanno convinto del tutto: la prima è lo sterzo, che risulta gradevole in tutte le condizioni ma presenta un vuoto al centro, tipico da passista, che è del tutto lecito su un’auto nata più andare dritta che per fare le curve. Nonostante ciò, il sottosterzo è praticamente assente e l’assetto rigido quanto basta, peccato per l’assenza delle sospensioni ad altezza variabile poiché l’auto tocca e lo fa in tutte le condizioni tipiche della città come le rampe dei garage e su alcuni dossi piuttosto pronunciati. Ribaltando la situazione, due sono i vistosi punti di forza di questa Classe C completamente rinnovata: il comfort alla guida e l’erogazione. Sul primo, c’erano pochi dubbi. Sarà anche bassa di assetto ma assorbe benissimo le buche e in autostrada si viaggia che è un piacere, come d’altronde deve essere essendo seduti su colei che da decenni rappresenta un punto di riferimento sulle lunghe percorrenze.
Dall’altra l’erogazione, sì perchè quel Diesel, che non vogliamo osannare ma poco ci manca, ha 220 CV e 440 Nm ma colpisce soprattutto per la sua linearità: ha sempre energia da vendere. Certo, sarebbe servito salire sulla 300 d per quanto meno avvicinarla, a livello di sensazioni di guida, alla Classe S 400 d (330 CV contro 265 CV). Una è La ammiraglia, la seconda, e pesa anche poco più di tonnellate. La “baby” Classe S, la prima, è sicuramente più agile ma anche molto più corta e con 250 kg risparmiati sulla bilancia. Insomma una Classe S che, non ultimo, costa anche la metà, più per quanto riguarda gli interni, per dirla tutta. Classe C è e rimane qualcosa di appetibile, Classe S è nell’olimpo delle auto che in pochi possono concedersi. In comune tra le due, c’è però la piattaforma e non solo quella. Il listino prezzi è profondamente differente ma in un certo senso sì, a un prezzo sicuramente più appetibile Mercedes offre un’auto che somiglia per tanti versi alla n.1.
Chiudiamo con il capitolo sistemi di assistenza alla guida. Il Cruise Control adattivo è ottimo nel suo funzioanamento, e lo si apprezza sia nel traffico congestionato delle città, mi è capitato in una lunga coda dove è stato quasi piacevole farsi trasportare da un sistema che è a tutti gli effetti classificabile come guida autonoma di livello 2 (Distronic), così come in autostrada, dove si imposta tutto dal volante e non resta che tenerlo tra le mani questo volante, visto che per il resto l’auto fa tutto da sola, compreso mantenere la traiettoria e soprattutto farlo in maniera molto più dolce rispetto al passato, si vede e si sente che il progresso c’è stato. Potremmo andare avanti a narrarvi tutti i vari sistemi presenti a volte di serie a volta integrati in pacchetti come il Plus da 2.415 euro che comprende praticamente tutto e di più.
La Mercedes Classe C 2022 parte da un prezzo di 49.974 euro per la versione base 220 d Mild Hybrid ma, con l’allestimento intermedio da noi provato, il Premium, si devono aggiungere qualche migliaio di euro ma anche tanto lusso e ricercatezza in più (con IVA e messa su strada, si arriva a 56.956 euro per una Classe C Premium senza troppi optional come quella di questo servizio). Sulla Classe C Business, tanto per dire, sono di serie i fari LED, i cerchi da 17” e gli interni sono in tessuto, mentre sulla vettura protagonista di questo servizio, già sulla Premium i cerchi sono da 18”, gli interni più rifiniti e il pacchetto AMG Line dona più sportività agli esterni senza tradire l’innata eleganza di questo modello. Solo sulle top di gamma (Sport Plus, Premium Plus e Premium Pro) troviamo in aggiunta i fari Digital Light ereditati da Classe S e pacchetti specifici come il Luxury Pack o il Tech Pack, con un “delta” prezzo che può arrivare ai 13.390 euro della versione più accessoriata a listino.
Come da trazione, la lista optional è lunga e c’è da perdersi. Per farvi un esempio, la plancia contraddistinta da una marca digitalizzazione, sempre in stile Classe S come si accennava, d’altronde è lei che detta le regole, può essere rifinita in vari materiali tra cui il legno nero a poro aperto aluminium lines presente sulla vettura in prova (per 475,80 euro). Il pacchetto Urban Guard Plus, invece, pensato per evitare i furti o prevenirli, costa invece 841,80 euro, mentre il pacchetto assistenza alla guida Plus, che eleva l’assistenza al volante al livello 2 della guida autonoma costa sempre e comunque 2.415,60 euro in più. Chiudiamo con le vernici: di serie c’è solo la tinta nera, già la Bianco Polare costa 305 euro in più. Tutte le metallizzate, tra cui la Grigio selenite metallizzato, costano 915,60 euro in più, le tinte Designo (Rosso Giacinto, Bianco opalite bright designo e Grigio Selenite magno designo) costano dai 1,390,80 ai 2.415,60 euro.
Concorrenti di Mercedes Classe C 2022? Si va a pescare nel premium e più precisamente tra Germania e Inghilterra bisogna guardare a BMW Serie 3, Audi A4 e Jaguar XE; fuori da quei paesi, non dimentichiamoci mai dell’Alfa Romeo Giulia che, oggettivamente, segna il passo nonostante il restyling che ha aggiornato il sistema di infotainment e i sistemi di assistenza alla guida. Segna il passo non tanto per le sensazioni alla guida, difficilmente avvicinabili, bensì per l’auto intesa come oggetto a 360°. Mercedes, motori Diesel crocifissi o meno, ha nuovamente tirato fuori un gran bel prodotto e gli altri potranno solo inseguire, quasi mai essere inseguiti.
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