Tra l’Italia e la Cina distano esattamente 7.562 km, eppure solo nel 2022 nel gigante asiatico sono state vendute 26,8 milioni di auto nuove, contro le “sole” 10,1 milioni vendute qui in Europa, contando ovviamente la somma tra tutti i mercati. Bastano questi due numeri per far capire quanto sia mutevole e particolare, ma soprattutto vivo, il mercato cinese dell’auto; parliamo del più grande del mondo e in grado di esportare fino a 2,5 milioni di auto, giusto per citare un altro dato.
Considerando questa “distanza”, geografica e numerica, fa quasi strano vedere ogni anno sempre più modelli made in China valicare i confini nazionali ed europei. Gli esempi non mancano, come vedremo a breve. Proprio nel paese del Sol Levante vengono prodotte auto con 170 marchi diversi, a differenza del “Vecchio continente”, dove si fermano a una cifra ben inferiore, alle prese con continui restyling, modifiche di model year e rapidissimi cambi di modello per restare sempre in testa alle classifiche.
Quello che possiamo capire è che l’invasione di auto cinesi in Europa è…in fermento. Non è facile riassumere chi viene e chi va dei nuovi marchi cinesi, ma sappiamo che l’invasione di prodotto è un fenomeno di cui dobbiamo tenere conto e che necessitava di un articolo riassuntivo, in continua evoluzione. Per poterli elencare e dividere bisogna prima di tutto dividerli in tre grandi categorie:
Come si può notare sono sempre meno i Marchi cinesi spariti negli ultimi anni, a differenza del “Vecchio continente”, dove molti sono i brand storici che hanno salutato il mercato. Un nome su tutti? Autobianchi in Italia.
Quello che accade in Cina nasce o rinasce un singolo marchio con ritmi mensili e non passa giorno che non venga annunciato un nuovo modello, data la rapidità di quello che accade. Se in Europa siamo abituati a un ciclo di vita per una nuova auto che dura circa 6 anni con un restyling di metà carriera ogni 3 anni, in Cina i temi si accorciano arrivando ad appena 2 anni uno dall’altro e anche per il cambio di generazione bastano 4 anni e tutto cambia.
Tra le centinaia di esempi possiamo pensare alla WEY VV6, il SUV compatto cinese che è stato prodotto per appena quattro anni con motore 2.0 turbo benzina e presto soppiantato dalle nuove sport utility elettriche o ibride plug-in più grosse e europeizzate.
Prendendo invece un modello che è stato e viene ancora venduto in Italia pensiamo alla DR 4, il SUV molisano, ha linee cinesi. Si basa infatti sulla cinese JAC Refine S3, che dopo quello che abbiamo visto nel 2017 ha cambiato marchio diventando EVO4 nel 2020 ed è fresco di restyling.
In questa moltitudine di marchi che vanno e vengono, risulta mutevole e decisamente frenetico rispetto a quello a cui siamo abituati a vedere, ma si sa, il più grande Paese costruttore di auto aggiunge sempre nuovi marchi, soprattutto indipendenti come produttori di auto elettriche, ibride plug-in e range extender.
Proprio in questi troviamo grandi gruppi statali che si sono adeguati al trend e sfornano in continuazione nuovi brand e sotto brand, oltre che modelli totalmente inediti. Il risultato è che più della metà dei marchi cinesi ha meno di 10 anni di vita, una cosa veramente incomprensibile per noi in Europa dove i nostri marchi hanno decenni di storia alle spalle e modelli tanto iconici quanto unici.
Tra i gruppi controllati in maniera diretta dallo Stato si possono ad esempio citare i nuovi marchi Bestune di FAW nato nel 2016, Voyah e Nammi di Dongfeng rispettivamente sorti nel 2020 e nel 2023, Arcfox di BAIC datato 2017, Aion di GAC nato nel 2018 e Omoda di Chery nato appena due anni fa, ma che presto farà il suo debutto.
Vi riportiamo l’elenco completo dei nuovi marchi cinesi nati recentemente da gruppi auto di proprietà dello Stato cinese e le date di creazione dei brand:
Ecco invece l’elenco dei marchi indipendenti più giovani, nati negli ultimi dieci anni e che non hanno a che vedere con lo Stato cinese, se non in parte, anche in questo caso tra parentesi riportata la giovane età dei brand:
Siamo sicuri che saranno molte le auto che vedremo nei prossimi anni date tutte queste case, vedremo molte vetture nel prossimo 2024 e negli anni successivi. Una su tutte è la supercar YangWang BYD U9, ma sono decine le auto che popoleranno i listini anche qui in Europa. Vedremo quindi auto di ogni genere, rigorosamente elettriche, ma che andranno dalla citycar alla supercar ad alte prestazioni.
A questa valanga di nomi più o meno famosi si aggiungono marchi che non sono riusciti a varcare le soglia del continente cinese ed hanno subito una rapida uscita di scena.
Basta ricordare, tra i tanti, i casi di Qoros che fu il primo a cercare la soglia dell’Europa già nel 2015, ma che è fallito nel 2022, oppure di Shuanghuan Auto che dal 1998 al 2016 è riuscita a vendere anche in Italia il suo SUV CEO (famosa per la causa indetta da BMW che la riteneva una copia della sua X5) e la piccola Bubble, anche se con scarso successo.
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