Italia ultima fra i maggiori mercati europei per quota di auto “con la spina”, ossia elettriche e ibride plug-in. Siamo solo il 7,3% del totale, con il 3,4% di BEV e il 3,9% di PHEV. Parecchio lontane, Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna. Come dare ossigeno alla transizione verde nel nostro Paese? Andrea Cardinali, direttore generale UNRAE (Case estere) reputa necessario rendere disponibili i 240 milioni di fondi residui per gli incentivi 2024, ma anche recuperare i 250 milioni di euro prelevati dal decreto Coesione.
In più, sarebbe opportuno, secondo i costruttori, eliminare il price cap per la fascia 0-20 g/km di CO2 (o almeno equipararlo a quello della fascia 21-60 g/km). In altre parole, si chiede di alzare da 47.700 euro a 54.900 euro il limite di prezzo delle elettriche per accedere agli incentivi, con questi prezzi comprensivi di IVA. E servirebbe anche un piano strategico triennale 2025-2027.
Inedito regime fiscale cercasi
Per l’Unrae, urge riformare il regime fiscale delle auto aziendali, attualmente fermo agli anni 1990. Obiettivo, rendere più competitive le imprese italiane attualmente penalizzate rispetto agli altri mercati europei. Riducendo il periodo di ammortamento. E facendo leva su detraibilità IVA e deducibilità dei costi in funzione delle emissioni di CO2: meno la macchina inquina, meno tasse paga la società.
Unione europea “oscura”
Si attende infine che a Bruxelles si completi l’insediamento degli organi competenti. Dopodiché è auspicabile, chiosa l’Unrae, fare chiarezza su indirizzi e politiche ambientali UE. Tutto questo condiziona le strategie industriali e gli investimenti delle Case auto.
Autore: Mr. Limone