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Jeep Grand Cherokee SRT | La prova in pista

Tempo di lettura: 4 minuti

Una delle attività più interessanti del Camp Jeep 2017, che si è tenuto la scorsa settimana a sud di Berlino, è stata la prova in pista della Grand Cherokee SRT.

In un circuito dedicato della lunghezza di circa 5 chilometri abbiamo potuto mettere alla prova le doti dinamiche della più potente Jeep di serie, per capire fin dove può arrivare un SUV in pista. I risultati saranno stati all’altezza delle aspettative? Scopriamolo nel test drive in pista della Grand Cherokee SRT.

Design: tanta cattiveria in più

La Grand Cherokee SRT si differenzia dalle sorelle comuni non solo per l’aumento in lunghezza (4.846 mm) ed in larghezza (1.954 mm), ma anche per l’assetto ribassato (1.749 mm del corpo vettura). La carrozzeria sfoggia ora con orgoglio tutti i suoi muscoli, “gonfiandosi” soprattutto a livello dei passaruota per contenere i quattro pneumatici da 295/45 R20 cui è affidato l’unico contatto con la strada.

Come segni distintivi per la più cattiva della gamma sul frontale c’è un inserto nero che, incornicia i fari bi-xeno adattativi con luci diurne a LED e le sette feritoie della calandra, ed ha il compito di accentuare ulteriormente l’aspetto aggressivo della vettura insieme al paraurti specifico. Il frontale è stato, infatti, ridisegnato e ne ha beneficiato soprattutto la griglia, con la parte inferiore del paraurti che assume una connotazione più aggressiva ed ai fari fendinebbia anch’essi a LED, più filanti.

Difficile poi non notare il cofano motore, che tra le sue forme bombate incorpora due prese d’aria utili a far sfogare il calore generato dal V8. Spostandoci al posteriore troviamo un altro inserto nero a dividere i due grossi scarichi, un nuovo spoiler ed il portellone ad apertura elettrica con badge SRT. I cerchi in lega a cinque razze da 20 pollici Black Vapor Chrome sono di serie sulla versione SRT, ma a richiesta è possibile equipaggiare la vettura con quelli lucidi sempre da 20 pollici, denominati Goliath.

Saliti a bordo, l’atmosfera è ovviamente ispirata al mondo delle corse e presenta inserti in fibra di carbonio sul pannello strumenti e sugli interni delle porte, un nuovo volante sportivo a tre razze marchiato SRT e rivestito in pelle traforata con paddle per il cambio e, non ultimo, il tasto “Start” che con la sua colorazione rossa risalta in mezzo allo scuro carbonio. Spostandosi sul tunnel centrale, proprio dietro alla leva del cambio spicca poi il pulsante del nuovo “Launch Control”.

Bella la corona del volante molto spessa e i paddle per cambiare rapporto, che non sono fissi, ma si raggiungono comodamente.

Dal lato infotainment il sistema UConnect con touchscreen da 8,4″ sulla versione SRT offre l’esclusiva funzionalità Performance Pages, con timer ed indicatori per monitorare le prestazioni, tra cui ad esempio i cavalli, la coppia, i tempi del passaggio da 0-100 km/h o sul quarto di miglio. Una pagina “SRT” è infine presente anche sullo schermo da 7″ al centro del cruscotto TFT con il contagiri in bell’evidenza. In essa troviamo vari dati tra cui i “g” di accelerazione sviluppati dal SUV americano.

Alla guida della Grand Cherokee SRT: 468 CV da domare

La Grand Cherokee SRT l’esemplare Jeep dalle migliori prestazioni di sempre, è equipaggiato con il potente motore V8 6,4 litri in grado di sviluppare 468 CV di potenza e 624 Nm di coppia. A livello di prestazioni non teme concorrenti: la versione SRT ha un’accelerazione da 0 a 100 km/h in meno di 5 secondi, da 0 a 162 km/h in meno di 16,3 secondi ed è in grado di percorrere i famosi 400 metri in meno di 13 secondi. La velocità massima è pari a 257 km/h.

La prima cosa che colpisce appena si mette in moto il V8 è il sound. Dopo aver premuto il pulsante “Start”, infatti, il l’impianto di scarico doppio ci accoglie con il suo personalissimo benvenuto, dato da un bel rombo profondo, corposo e forte, ma, soprattutto, molto naturale.

Durante la guida nel “Ring” tedesco, la Grand Cherokee SRT non ha per nulla sfigurato, permettendo anche una buona dose di divertimento. La massa di 2.350 kg che viene messa in movimento è difficile da nascondere, ma lo sterzo elettrico, che ha preso il posto del classico idraulico, non crea differenze di feedback, garantendo al tempo stesso che i sistemi ADAS aiutino il guidatore nelle varie situazioni di guida. Nonostante il terreno ideale sia l’autostrada, in circuito l’SRT ha divorato le curve come se non esistessero ed annullando quasi del tutto il rollio. La potenza non manca di certo e, nei cambi di direzione la Grand Cherokee si mostra precisa e soprattutto molto sincera.

L’errore più comune, infatti, può essere quello di pensare l’SRT come un’animale da rettilinei infiniti. Invece, il super SUV si destreggia agevolmente anche tra le curve grazie al sistema sportivo di trazione on demand, che ripartisce automatica la coppia, più votata al posteriore (40% davanti e 60% dietro), ed attraverso il differenziale posteriore a slittamento limitato (ELSD) ed anteriore Brake Traction Control System (BTCS) la distribuisce alle ruote che hanno reale esigenza, senza disperderla.

Nella modalità di guida Track siamo stati liberi di scatenare tutti i cavalli a nostro “rischio e pericolo” poiché non c’erano ancora di salvataggio in caso di errore. Invece, in Sport, ci si gode la libertà di sbagliare, ma in uscita dalle curve più strette, il sistema di controllo di trazione vi taglierà frequentemente la potenza.

L’automatico ZF a 8 rapporti, in automatico è docile e abbastanza veloce, mentre in modalità sequenziale, quella usata da noi in pista, offre cambiate fulminee, che rendono molto più dinamica la guida.

A rendere così agile la vettura ci pensano anche le sospensioni, che all’anteriore sono del tipo indipendenti con doppio braccio oscillante (quadrilateri) e al posteriore troviamo dei multi-link a cinque bracci, con molle elicoidali, ammortizzatori a gas a doppio tubo e barre stabilizzatrici irrigidite.

A ricordarci che siamo sulla versione SRT ci pensano però le buche che, seppur filtrate abbastanza bene dagli ammortizzatori attivi presenti di serie, scuotono l’assetto tendenzialmente rigido della vettura. I chili di peso vengono gestiti senza grossi problemi, in accelerazione grazie alla rabbia del propulsore ed in frenata attraverso l’impianto firmato Brembo, optional per il nostro modello con dischi baffati.

Prezzo

La Jeep Grand Cherokee negli anni è diventata un’icona dei SUV americani, ma ora in questa variante SRT riassume al meglio quella che è l’essenza della tradizione motoristica d’oltre oceano. Il tutto ad un costo relativamente basso: 85.000 €, vale a dire mediamente dai 20.000 € ai 30.000 € meno delle dirette rivali, a parità di allestimento. Un affare insomma, a meno che non vi facciate spaventare dagli elevati costi di gestione, comuni a tutte le concorrenti.

Guido Casetta

Laureato in Scienze Politiche, sono cresciuto a pane e automobili. Scrivo per professione, guido per passione!

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Guido Casetta

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