Nella storia dell’automobile sia il mercato che le Case costruttrici decidono se un modello o una tipologia di automobile deve continuare o terminare la propria parabola produttiva. Negli anni abbiamo visto molti modelli essere cancellati o sostituiti da altri, a volte perché poco riusciti, in anticipo o non più capaci di soddisfare i desideri del pubblico di riferimento; l’auto per quanto culmine dei nostri sogni è pur sempre un’oggetto di produzione, sul quale le aziende devono fare cassa. È la dura, ma non sempre esatta, legge del marcato.
Ciò accade oggi anche nei confronti di intere tipologie di automobili, tra queste le monovolume, fenomeno commercialmente nato in seno agli anni Ottanta capace di inventare un nuovo modo di vivere l’automobile espresso da ampie fasce di pubblico: queste sono state lentamente sostituite da SUV e Crossover tipologie di auto che, seppur molto diverse, sono riuscite a spodestare dal podio l’idea di auto spaziosa e da grandi viaggi portata avanti dal monovolume.
La nuova vita del monovolume
A cambiare le cose un fenomeno che da pochi anni vede il ritorno delle monovolume con abiti diversi, sempre più ampi, rifiniti e in relazione a finalità diverse: il monovolume si fa auto di rappresentanza o addirittura limousine. Tra queste si contano le “storiche” Mercedes-Benz EQV e Volkswagen Caravelle, e le nuove Lexus LM, Hyundai Staria, Volkswagen ID-Buzz (passo lungo) e Toyota Alphard e Toyota Vellfire (non vendute in Italia). Ma anche certi fenomeni dell’ultima ora hanno radici lontane. Il marchio Lancia attraverso le monovolume Lancia Z (1994) e ancor più con la Lancia Phedra (2002) lo aveva già inaugurato, nel momento in cui le ampie monovolume erano prettamente orientate alla famiglia. Ma a darne vero e proprio esempio plastico furono i concept Italdesign Columbus del 1992 e la Maserati Buran del 2000 (sempre di Italdesign), con dei contenuti ancora oggi di grande attualità.
Italdesign Columbus. La “Caravella” di Giugiaro
È il 1992 quando Giorgetto Giugiaro presenta al Salone dell’Automobile di Torino l’Italdesign Columbus, studio per una grande monovolume (5997 mm di lunghezza, largo 2190 mm e alto 2060 mm) pensata per affrontare i lunghi viaggi in un’ambiente da business class.
Questa idea del lungo viaggio/trasferimento è ben esemplificata già nel nome “Columbus” che fa riferimento al 500° anniversario della scoperta dell’America da parte europea con Cristoforo Colombo nel 1492; il viaggio per eccellenza. Infatti, subito dopo l’appuntamento torinese viene esposto all’Expo di Genova nella cornice dei festeggiamenti. Descritta al tempo come “una nave pronta a salpare sulla terra ferma”, la possiamo immaginare come una delle Caravelle di Colombo.
L’organizzazione funzionale dello spazio interno ne ha determinato volumi e forme: all’anteriore il posto guida è rialzato, centrale per una massima visibilità, con ai lati ma in posizione arretrata due poltrone per i passeggeri. Seguono altri due sedili in contromarcia e girevoli per comporre un salotto con gli ultimi due posti che completano l’abitacolo. Questo è rifinito in ogni dettaglio, richiamando l’ambiente di un jet privato con luci a fibre ottiche, schermi e lettori VHS per l’intrattenimento di bordo.
La luminosità interna è garantita anche attraverso le tante ed estese superfici vetrate (apribili quelle sopra il posto guida) che vanno a caratterizzare l’aspetto esterno: particolare la doppia porta per l’ingresso dei passeggeri che solleva parte del tetto.
Il motore con l’obiettivo di ottimizzare gli spazi a favore del passeggeri e delle funzioni, è sistemato sotto il sedile del conducente: un maestoso BMW V12 da 4.988 cc e 300 cv disposto trasversalmente. Per contenere il peso la carrozzeria è in fibra di carbonio mentre per facilitare le manovre le quattro ruote sono motrici e sterzanti.
Maserati Buran. Ieri impensabile oggi possibile
La Maserati Buran presentata da Giugiaro nel 2000 al Salone dell’Automobile di Ginevra si presentò come un’oggetto chiaramente atipico rispetto alla radicata immagine granturismo (al massimo berlina) del marchio Maserati. Ma oggi, visto l’ampliamento della gamma risulta forse meno spiazzante.
L’idea fu quella di esprimere secondo una chiave evolutiva il concetto di limousine d’alta gamma, dove il lusso sta nello spazio, la luminosità degli interni e la capacità di accogliere con il massimo del confort i passeggeri. Da qui l’idea di declinarla in una forma monovolume che, come nel Columbus, raccoglie in un solo prodotto queste istanze. Il progetto si concentrò su quella clientela che necessitava di un salotto/ufficio su ruote per i propri lunghi spostamenti, senza rinunciare al blasone Maserati.
Chiamata come un gelido vento siberiano, la Maserati Buran è lunga 4980 mm, larga 1950 mm e alta 1630 mm. Le forme morbide e squadrate insieme infondono sicurezza, lusso e robustezza al primo sguardo, con un’anteriore dominato dalla tipica calandra Maserati incorniciata da due ampi fari che si estendono in parte sulla cresta del parafango, assottigliandone il profilo. La maniglia della porta scorrevole posteriore è nascosta, ed elettrica come l’apertura del portellone che si sposta verticalmente senza però integrare il lunotto, evitando agli occupanti fastidiosi spifferi o gocce di pioggia una volta aperto. Gli snelli e verticali fanali posteriori sono a led.
L’interno è un tripudio di pregiati materiali che si esprimono in particolare nella ricercatezza del cruscotto che integra la leva del cambio in posizione rialzata. Da buona Maserati non lesina in potenza, con il sublime V8 da 3.217 litri e 370 cv longitudinale, ereditato dalla Maserati 3200 GT anch’essa disegnata da Giugiaro, che qui gestisce una trazione di tipo integrale. Come l’Italdesign Columbus, la Maserati Buran era pensata per un trasporto di alto livello in veste monovolume, in anticipo commerciale sui tempi ma perfettamente capace di esprimere quello che sarebbe stato un “imprevisto” sviluppo futuro delle monovolume.
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