Il governo ha tagliato i fondi per gli incentivi auto e le colonnine di ricarica domestica per finanziare le politiche del decreto Coesione. In particolare, è stato ridotto del 25% il finanziamento destinato alla filiera automobilistica per il 2025, sollevando preoccupazioni sulla sostenibilità delle iniziative per la transizione ecologica nel settore. Il provvedimento è ora all’esame del Parlamento e potrebbe subire modifiche prima di essere convertito in legge. Scopriamo meglio i tagli del governo inerenti i tanto attesi incentivi auto 2024.
Il governo ha recentemente pubblicato il cosiddetto decreto Coesione, un pacchetto di politiche volte a promuovere l’equità sociale ed economica nel paese. Per finanziare tali iniziative, sono stati tagliati i fondi destinati agli incentivi per l’acquisto di veicoli non inquinanti e alle infrastrutture di ricarica domestica. Questa mossa ha comportato una riduzione di 60 milioni di euro per gli incentivi auto e di 20 milioni per le colonnine di ricarica a uso domestico, nonostante parte di queste risorse non sia stata utilizzata negli anni precedenti. È stato anche ipotecato un quarto dei fondi previsti per il 2025, lasciando interrogativi sul futuro finanziamento di queste iniziative.
La decisione più significativa riguarda però il taglio del 25% (250 milioni di euro) del miliardo di euro destinato alla filiera automobilistica dal decreto Draghi del 2022 per il 2025. Questo fondo era stato concepito per sostenere la transizione ecologica, sia attraverso incentivi all’acquisto di auto a basse emissioni, sia tramite politiche di sostegno alla riconversione dell’industria automobilistica e dei suoi fornitori. La riduzione di questi fondi solleva preoccupazioni sul sostegno futuro per l’industria automobilistica e sulle misure per la transizione ecologica. Il provvedimento ora passa all’esame del Parlamento, dove sarà necessario convertirlo in legge entro 60 giorni, eventualmente apportando modifiche, altrimenti andrà in decadenza. Nel frattempo, il Dpcm che riforma gli incentivi per il 2024 è ancora sotto esame della Corte dei Conti.
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