Altro che zone 30 km/h come salvezza per le città al posto delle strade col limite di 50 km/h: uno studio scientifico stronca la nuova moda dei Comuni italiani, specie Bologna e Milano. Il MIT Senseable City Lab diretto da Carlo Ratti, in collaborazione con Unipol Tech, ha condotto una ricerca per valutare gli effetti della riduzione dei limiti di velocità, una mania sempre più diffusa nel nostro Paese con l’obiettivo teorico e non dimostrato di ridurre smog, traffico e incidenti. Come sospettavamo, ecco la conferma: le emissioni di CO2 sono previste aumentare dell’1,5%, mentre quelle di PM (che penetrano in profondità nei polmoni, specie dei bimbi e dei soggetti malati) lievitano del 2,7%.
Non solo: con le zone 30, c’è un incremento del tempo di viaggio “medio” che va da 2 secondi in uno scenario di riduzione dei limiti in tutte le strade della zona più centrale di Milano, al massimo di 89 secondi (7,24% rispetto ai tempi attuali) nell’ipotesi di riduzione dei limiti a tutte le strade non primarie sull’intero territorio cittadino. Uno scenario “medio”, ossia la riduzione a 30 km/h di tutto il territorio cittadino nelle sole strade residenziali e terziarie, comporta un incremento del tempo di viaggio “medio” di 34 secondi (2,86%).
Tutto con criteri scientifici. Per ogni scenario definito, l’incremento dei tempi medi di percorrenza è stato stimato utilizzando ancora una volta i dati prodotti dagli oltre 3,4 milioni di viaggi analizzati grazie alle scatole nere Unipol sulle macchine, in anonimo e nel rispetto della privacy. In particolare, sono state stimate le matrici origine/destinazione nel Comune di Milano in funzione dell’orario giornaliero. Per ogni percorso compreso nella matrice origine/destinazione, è stata calcolata la rotta che consente di minimizzare il tempo di viaggio, usando i profili di velocità su ogni strada in base ai limiti correnti. Il tempo di viaggio risultante è chiamato “tempo base”.
E gli incidenti? Davvero i sinistri calano? Così dicono molti fautori delle zone 30 a Milano, Bologna e altrove, che parlano di riduzione delle conseguenze in base a vari presunti studi. Sentiamo Ratti: “Esamineremo dati aggiuntivi che saranno forniti da Unipol Tech, relativi ad eventi di frenata/accelerazione improvvisa (hars events), che sono associati a un maggior rischio di incidenti. Saranno messi in relazione con i profili di velocità di ogni singola strada, al fine di quantificare se e quanto una riduzione delle velocità si traduca in un incremento della sicurezza stradale”. Vedremo…
Ricapitolando: più smog, più traffico, più stress per i guidatori. Le zone 30 non sono così salutari come ce la raccontano. E chissà a livello di sicurezza stradale come siamo messi.
Autore: Mr. Limone