Giorgetto Giugiaro, leggendario designer automobilistico, continua a essere un punto di riferimento nel settore nonostante si definisca ormai un semplice ‘consulente’. A capo della GFG Style, gestita dal figlio Fabrizio, Giugiaro mantiene un ruolo attivo nel design e nello sviluppo di nuove automobili. In una recente intervista rilasciata al Corriere Torino, ha raccontato la sua ultima avventura in Messico e ha ripercorso alcuni momenti fondamentali della sua carriera.
Un viaggio di lavoro in Messico e una nuova One-Off
Giugiaro ha recentemente visitato un importante cliente in Messico, che ha presentato una nuova vettura esclusiva in un evento privato con oltre mille ospiti. Durante l’evento, ha persino incontrato un collezionista alla guida della prima Alfa Romeo da lui progettata. Sebbene non abbia rivelato dettagli sulla nuova creazione, ha sottolineato il ruolo centrale del figlio Fabrizio nella sua realizzazione.
L’eredità familiare e l’inizio della carriera
Nato nel 1938 a Garessio, Giugiaro proviene da una famiglia di artisti. Suo padre, affrescatore e decoratore, lo spinse a studiare disegno tecnico oltre a quello artistico. Il suo talento emerse già durante gli studi all’Accademia delle Belle Arti, dove venne notato da Dante Giacosa, figura chiave della Fiat. Questo incontro gli aprì le porte dell’Ufficio Studi Stilistici della casa torinese, dando inizio alla sua incredibile carriera.
Dall’apprendistato alla creazione di icone
Dopo un periodo in Fiat, nel 1959 Giugiaro si trasferì alla Carrozzeria Bertone, diventando capo del centro stile. Qui progettò la sua prima auto, l’Alfa Romeo 2600 Sprint, presentata al Salone di Torino. Successivamente, nel 1965, si unì a Ghia come direttore del design, ma il desiderio di indipendenza lo portò a fondare Italdesign nel 1968, in collaborazione con Aldo Mantovani. La società si affermò rapidamente, realizzando modelli iconici come Fiat Panda, Uno e Punto.
La Fiat Panda
Tra tutte le sue creazioni, la Panda occupa un posto speciale nel cuore di Giugiaro. Il progetto nacque su richiesta di Carlo De Benedetti, allora amministratore delegato Fiat, che voleva un’auto compatta, economica e spaziosa. Giugiaro accettò la sfida, lavorando anche durante le vacanze estive del 1976. Tuttavia, quando tornò a Torino, scoprì che De Benedetti aveva lasciato Fiat. Nonostante l’incertezza iniziale, il nuovo ad Tufarelli decise di portare avanti il progetto, imponendo severi limiti di costo. Il risultato? Una vettura essenziale, funzionale e rivoluzionaria, che ha segnato la storia dell’automobile.
Il declino dell’industria italiana
Secondo Giugiaro, l’industria automobilistica italiana ha perso la sua centralità rispetto al passato. La Fiat, un tempo sinonimo di eccellenza globale, oggi è quasi scomparsa. Il designer sottolinea come la mancanza di unità e di una visione chiara abbia penalizzato il settore.
Oggi, attraverso la GFG Style, continua a contribuire al mondo dell’auto, collaborando con marchi asiatici come Hyundai e coltivando il sogno di riportare in auge il brand Bizzarrini. Inoltre, è attivo nel design architettonico e ferroviario con Giugiaro Architettura e GFG Rail.