Con l’entrata del 2024 si festeggiano i sessant’anni dalla prima presentazione ufficiale della leggendaria Ford Mustang, avvenuta alla futuristica “New York Fair” il 17 aprile 1964. Un’automobile della quale si è scritto ormai tutto, eppure ancora oggi vengono spesso dimenticati i suoi primordi che prefiguravano un veicolo completamente diverso: quello verso la Mustang che conosciamo fu un percorso lungo, più che in termini di tempo bensì di affinamento tipologico/estetico.
L’idea di sviluppare la Mustang prese il via dai cambiamenti sociali e di costume che stavano via via affermandosi nei vittoriosi e propositivi Stati Uniti del secondo dopoguerra. Se Chevrolet scombina le carte lanciando la sua leggenda Corvette nel 1953, Ford dopo l’indimenticabile Thunderbird del 1955 si mette all’opera con l’idea di intercettare questi cambiamenti generazionali.
I cosiddetti “Baby Boomers”, ovvero i nati al tempo del boom economico statunitense e più tardi anche europeo, si affacciavano sul mondo del lavoro in un contesto economico forte, pieno di nuovi stimoli e con una immensa voglia di modernità lontana dagli elementi tradizionali dell’ambiente familiare. A questa generazione nessun costruttore di automobili aveva pensato di rivolgersi con un prodotto specifico, pertanto non esistevano modelli di auto indirizzati specificatamente a loro. Lee Iacocca, al tempo General Manager in Ford, identificò questo settore proponendo una vettura giovanile e sofisticata.
Sportiva e innovativa
La Ford in quel periodo risentiva di una situazione economica difficile dovuta agli scarsi risultati nelle vendite, causa la débâcle con la Edsel e una gamma veicoli non proprio modernissima; verrebbe da pensare che il progetto di Iacocca incontrasse comunque alcuni favori, ma invece successe esattamente il contrario. Nonostante i vari “bastoni tra le ruote” perseverò ottenendo il via libera al progetto nella metà del 1962, con soli 18 mesi a disposizione per progettare e realizzare la proposta. Non solo alla fine il progetto venne portato a termine in un tempo inferiore, ma utilizzò un budget minore di quello preventivato utilizzando alcune componenti già prodotte dalla Ford.
Si pensò di presentare una proposta in forma di concept car per testare l’effettivo interesse del pubblico rispetto ad una vettura che voleva essere radicalmente diversa da qualsiasi altra presente sul mercato americano, e in grado di contrastare le apprezzate proposte europee che imperversavano in USA.
Gli ingegneri Roy Lunn, Hermes Misch e Frank Theyleg seguendo le indicazioni di Lee Iacocca, impostarono una piccola roadster (3.917 in mm lunghezza, 1.575 mm in larghezza e soli 996 mm di altezza) dal design estremo che in qualche modo ricorda ciò che sarebbe stata la Fiat X1/9 nel 1972; questo vale anche per la posizione del motore, sistemando posteriormente in posizione centrale un V4 da 60° di origine Taunus da 1,5 litri e 109 CV gestito da un cambio manuale a quattro marce.
Il telaio è in tubi di acciaio rivestito da una carrozzeria in alluminio realizzata dai costruttori di auto da corsa “Troutman-Barnes” di Culver City in California, portando il peso a soli 700 kg: da queste specifiche si intuisce chiaramente quanto il progetto sia orientato alle prestazioni entusiasmanti, e ad un pubblico sì giovane ma certamente in cerca di emozioni di guida di tipo più “europeo”.
La prima pietra della leggenda
Il team di designer includeva Philip T. Clark, John Najjar, Jim Sipple e Eugene Bordinat, grandi menti che in tre settimane realizzarono il modello in clay delineando una vettura molto bassa e affilata, con fari anteriori a scomparsa, assenza di parabrezza sostituito da un lungo deflettore, ed un ampio roll bar integrato. In fiancata spiccano le grandi prese d’aria relative ai due radiatori; molto particolari i fanali posteriori orizzontali disposti all’interno di due incavi cromati. La livrea è d’eccezione, tipica delle Ford più sportive in bianco con striscia blu, che troveremo sulle sportivissime Ford Shelby e GT40. Fatta l’automobile manca solo il nome.
Il designer Ford e appassionato di aviazione John Najjar propose “Mustang”, derivato dal famoso aereo da combattimento P-51 Mustang che a sua volta deve il nome all’iconico e indomito cavallo selvaggio.
La Ford Mustang Roadster Concept debuttò sul circuito di Watkins Glen a New York il 7 ottobre 1962, con il pilota di Formula 1 Dan Gurney al volante per un giro dimostrativo, portandola comunque alla velocità di 193 Km/h. La concept car ebbe un grande successo, ma dalla direzione venne ritenuta troppo estrema, complessa e stravagante per diventare un veicolo di grande produzione. Nonostante ciò, confermò all’azienda la necessità di proseguire in questa direzione, infatti nel 1963 venne presentata la Ford Mustang Concept II caratterizzata da tratti che anticiparono l’inossidabile modello di serie. Auguri Mustang!
Autore: Federico Signorelli