Quando si hanno delle linee senza tempo è difficile credere nell’importanza degli anniversari. È il caso di FIAT Barchetta, che nel 2024 spegne 30 candeline. 30 anni fa venne quindi avviata la produzione della vettura italiana che tributava e riproponeva la tradizione spider dei “riding sixties”, grazie alle linee fluide e raffinate nate dalla matita del designer greco Zapatinas e alle prestazioni da piccola sportiva. Tre decenni sono quindi passati dalla nascita di questo piccolo e iconico mito del Made in Italy che, nonostante 30 anni di età, continua a spopolare in tutto il mondo e ad avere un certo appeal alimentato anche da una curiosità: come si sarebbe dovuta chiamare? Perché si chiama proprio così? Scopriamo insieme.
Ruggenti e stravaganti, gli anni ’90 del secolo scorso sono stati molto importanti per il settore automotive. Si tratta di un decennio in cui quasi tutte le case automobilistiche avevano in listino, oltre che alle solite proposte, almeno una coupè e una spider. Non ne era esente la più grande realtà automobilistica italiana, che a listino proponeva FIAT Coupè e FIAT Barchetta. È di quest’ultima che quest’anno si celebra il trentesimo compleanno, la piccola sportiva capace di attrarre a sé l’ammirazione di tutti, anche degli inglesi, i più esigenti al mondo quando si parla di automobili sportive e senza tetto. L’idea di creare una piccola sportiva torinese nacque la vigilia di Natale del 1988, quando Mario Maioli, all’epoca responsabile centro stile del Gruppo FIAT, affidò il progetto di una nuova spider al designer greco Andreas Zapatinas, da sviluppare sul telaio della FIAT Punto. I disegni di Zapatinas vennero poi consegnati alla carrozzeria di Maggiora, che si mise all’opera nel 1992. La produzione venne quindi avviata due anni più tardi, nel 1994, ma la presentazione al pubblico avvenne al Salone di Ginevra 1995. La FIAT Barchetta ebbe la notevole capacità far subito breccia nei cuori degli appassionati di automobili, grazie anche ai dettagli di pregio con cui era impreziosita, un successo innegabile, testimoniato dai 57.000 esemplari realizzati e venduti (principalmente all’estero) in poco più di un decennio.
Per poco più di un decennio, a muovere la FIAT Barchetta è sempre stato lo stesso motore. È un 1.8 da quattro cilindri aspirato, alimentato a benzina e dotato di variatore di fase lato aspirazione. La potenza erogata è di 130 CV, potenza tale da spinge la due posti italiana fino a 201 km/h e, da 0 a 100 km/h, in 8,9 secondi. Questo è quello che sanno tutti, ma c’è dell’altro, un vero e proprio retroscena. Quel che non tutti sanno è che tecnici, progettisti, ingegneri e meccanici di Casa FIAT dovettero modificare ben due volte il powertrain della FIAT Barchetta. La prima volta le modifiche riguardarono l’aspirazione, mentre la seconda ci fu l’aggiunta di un catalizzatore sui collettori per adeguare le emissioni inquinanti alle nuove normative.
Ciò che rendeva atipica la piccola sportiva italiana è il suo layout meccanico, molto differente dalle altre roadster degli anni ’90. Se la Mazda MX-5, la sportiva più venduta di sempre, poteva contare su un motore anteriore longitudinale e la trazione posteriore e le Toyota MR2 e MG F erano dotate di un raffinato schema a motore centrale e trazione posteriore, la Barchetta era l’unica due posti secchi degli anni ’90 con motore anteriore trasversale e trazione anteriore. Nonostante la trazione “dal lato sbagliato”, grazie al peso di 1.060 kg e al vivace 1.8 con variatore di fase è agile e divertente, accoppiato ad uno sterzo preciso e ad un bel cambio manuale a 5 marce.
In Casa FIAT si puntava a sottolineare l’italianità del progetto che avrebbe portato alla realizzazione di questa spider. Quindi per la piccola sportiva torinese, all’inizio, erano stati proposti nomi di pizze, rafforzando quindi il legame tra la nuova spider e la sua terra natia. C’è da sottolineare che in principio i progetti per la FIAT Barchetta erano due e in competizione tra loro. Erano indicati con i nomi di due pizze: la Marinara dalla quale è uscita la forma definitiva della FIAT Barchetta, e la Diavola, una rivisitazione del disegno di Chris Bangle per la Fiat Coupé. Alla fine a Torino venne deciso di battezzare la vettura con il nome di FIAT Barchetta, in omaggio alla Ferrari 166 MM alla quale Zapatinas si era ispirato e che l’avvocato Gianni Agnelli chiamava amichevolmente “Barchetta” per le sue sembianze.
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