Lo smog a Milano ha raggiunto livelli più che preoccupanti, a tal punto da far scattare una vera e propria emergenza. Il tasso di inquinamento del capoluogo meneghino, secondo alcuni, è frutto delle emissioni provenienti dalle vetture che affollano la mobilità milanese, ma siamo davvero sicuri che sia solo colpa delle auto? Scopriamo meglio.
La qualità dell’aria di Milano è sempre più scarsa. La città lombarda, motore dell’economia italiana, lo scorso gennaio si è piazzata in quarta posizione tra le peggiori città del mondo in termini di Pm2.5, quel particolato fine composto da particelle sotto i 2,5 micrometri che, stando ai dati dell’Agenzia europea dell’ambiente, solo in Italia nel 2023 ha causato quasi 47.000 morti. Quindi dopo le varie Dacca, Lahore e Delhi c’è Milano, la cui concentrazione di polveri è 27,4 volte il valore guida annuale della qualità dell’aria indicato dall’Oms. Cifre che sancirebbero quindi divieto di sport all’aperto, finestre chiuse, mascherine, e il dotarsi di un purificatore d’aria. Stando invece ai dati di Arpa Lombardia, il 18 febbraio 2024 il Pm10 a Milano ha avuto una media giornaliera di 118 μg/m³ quando il valore limite è di 50 per l’UE e di 45 per l’Oms, con picchi di 136 μg/m³ nella zona di via Senato e 17 giorni di sforamento da inizio 2024 a oggi. Per il Pm2.5, i dati sono fermi al 17 febbraio e indicano una media giornaliera di 76 μg/m³, tre volte il limite dell’Oms, con il picco di 118 μg/m³ sempre in zona via Senato. Molti attribuiscono questo triste fenomeno alla mobilità, all’eccessiva quantità di automobili che affollano le strade meneghine, ma è davvero così?
Non sarebbe solo il traffico a intossicare l’aria che respirano i milanesi. Il traffico veicolare incide per il 44,11%, di cui il 13% causato da Diesel (dati del 2021), seguito dalla combustione di legna che in città pesa per il 18%. Inoltre pneumatici, freni e frizioni emettono più Pm10 dei gas di scarico dei motori termici Euro 5 ed Euro 6, chiamando quindi in causa anche i veicoli elettrici (auto, tram, filobus). Oltre il particolato poi ecco ossidi di azoto (Nox) che cuba il 67%, quasi interamente a carico dei Diesel. Nell’intera Pianura Padana, però, la situazione non migliora, in quanto gli studi dell’Ispra mostrano che i responsabili principali del Pm2.5 sono i riscaldamenti degli edifici e gli allevamenti intensivi a cui si sommano sostanze provenienti dalla trasformazione in atmosfera di particelle emesse in forma gassosa come ammoniaca, ossidi di azoto e di zolfo. Quindi a livello italiano i riscaldamenti pesano per il 65,9% del particolato primario e per il 38% di quello secondario, in particolare gli allevamenti (1,7% contro 15,1%), l’industria (8,3% contro 11,1%) e, quindi, auto e moto (8,1% contro 9%). Rifocalizzandoci su Milano si evince che il PM2.5 registrato in città è primario solo per il 31% e secondario per il 69%, e cioè che le auto circolanti cubano meno di quanto si pensi.
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