Carisma, rumore, follia, assoluta concentrazione. In un mondo dell’auto sempre più educato e civilizzato, con automobili sempre più omologate dove è molto difficile trovare enormi difetti, ma anche grandi pregi, Dodge Challenger SRT Hellcat non è solo una vera Muscle Car, per molti l’ultima vera sportiva “all’americana”. Challenger Hellcat è una macchina del tempo. Enorme, potentissima, dotata di un compressore volumetrico con una cilindrata superiore a quella dell’intero motore della nuova Mercedes-Benz C63 AMG, Dodge Challenger SRT Hellcat è un’automobile totalmente fuori dalle attuali logiche del mondo dell’auto.
Tra una nuova elettrica, una inedita ibrida Plug-In e motori sempre più piccoli ed efficienti, il 6.1 Hemi V8 sovralimentato da un enorme compressore volumetrico non sembra avere uno spazio nel mondo dell’auto di oggi. Solo guardandola, Challenger Hellcat fa sognare, porta la mente a viaggiare verso gli States e la loro cultura automobilistica che da noi è arrivata solo in minima parte. Intimidatoria da guardare, una volta alla guida richiede nervi saldi, capacità di guida superiori alla media e tanto, tanto sangue freddo. Una volta entrati in confidenza, dietro il suo lato folle nasconde una guida che emoziona anche l’appassionato più devoto alla leggerezza, tanta è la capacità del suo motore da oltre 700 CV di dissimulare gli oltre 2.000 kg di questo animale in via di estinzione.
Nel 2023, un’auto così è un’utopia che, in qualche modo, diventa sensata anche in un mondo sempre più uniformato. Il 2023 è anche l’ultimo anno di produzione per questa incredibile vettura. La Hellcat Widebody Jailbreak fa parte infatti della serie di versioni Last Call, un’ultima chiamata verso un modo di intendere l’auto che presto non ci sarà più. Dodge, invece, è pronta a tornare in Europa, e presto scopriremo come riuscirà a portare questo mix di follia, esagerazione ed emozioni sull’auto elettrica. Scopriamo allora dimensioni, interni, motore e prezzo di Dodge Challenger SRT Hellcat Widebody Jailbreak, per capire cosa ci siamo persi e se vale la pena, per chi può, mettersi in garage quest’auto fuori da ogni schema.
Larga, possente, inconfondibile. Da fuori, Dodge Challenger è di per sé un oggetto misterioso e appariscente sulle strade europee, soprattutto sulle nostre strette strade italiane. La cura SRT, le personalizzazioni della versione Hellcat e i passaruota allargati della Widebody non fanno altro che rendere ancora più impressionante questa muscle car, soprattutto agli occhi di un europeo. A livello di dimenisoni, Dodge Challenger supera di slancio i cinque metri, e con il pacchetto Widebody sfonda il muro dei due metri di larghezza. Queste sono, nel dettaglio, le dimensioni di Dodge Challenger SRT Hellcat Widebody Jailbreak:
Rispetto ad una “normale” Dodge Challenger SRT Hellcat, la versione Widebody include, come indica anche il nome, una carrozzeria allargata. L’allargamento della carreggiata, però, non avviene come sulle altre auto moderne, con passaruota integrati con precisione ed eleganza. Alla carrozzeria della già larga Hellcat vengono infatti aggiunti dei passaruota visibilmente aggiunti in un secondo momento, per uno stile da sportiva d’altri tempi davvero accattivante. Una soluzione d’antan che si sposa alla perfezione con il design della Dodge Challenger, una delle più riuscite operazioni di retro-styling degli ultimi 20 anni.
Dal lancio della prima Dodge Challenger moderna datato 2008, le novità estetiche sono state poche, concentrate principalmente su disegno dei paraurti, dei cerchi e dei fari, ora a LED davanti e dietro. Lo stile, invece, è rimasto pressoché invariato, con proporzioni e portamento da vera Muscle Car. Il frontale è cattivissimo, con i fari incastonati nella griglia anteriore rettangolare e i quattro fari sdoppiati alle estremità della carrozzeria. La mascherina ospita il logo SRT, mentre il cofano ha due enormi gobbe con prese d’aria di generose dimensioni per “nutrire” l’enorme motore sotto il cofano. La Hellcat, poi, può contare su uno splitter anteriore molto prominente, caratterizzato dalla banda gialla che protegge lo spoiler e che, da protezione temporanea, negli States è diventata una vera e propria moda.
Spettacolare poi la verniciatura arancione Go Mango, utilizzata anche dalle Dodge d’altri tempi, che la rende appariscente e aggressiva come un’auto così deve essere. Uno dei dettagli estetici più belli e speciali di Dodge Challenger SRT Hellcat è il faro interno del lato guidatore “bucato“. All’interno del ring luminoso circolare, infatti, troviamo un vero e proprio foro. Questa è l’ormai iconica presa d’aria per l’enorme filtro dell’aria a cono che si trova dietro al gruppo ottico. All’interno del corpo del faro, poi, c’è il gatto infernale, l’Hellcat che da il nome al modello.
Lateralmente, le proporzioni sono da vera americana, con cofano e coda molto sviluppate e un abitacolo centrale piuttosto compatto. Spiccano i cerchi da 20 pollici specifici per le versioni Widebody, che al posteriore prevedono enormi gomme da 305 mm di larghezza, i freni Brembo e, sulla destra, il tappo per la benzina con il logo “Fuel” ripreso esattamente dalla Dodge Charger degli anni ’60, alla quale Challenger si ispira in tutto il suo look. Sul parafiamma anteriore notiamo anche l’Hellcat in bella mostra, mentre le maniglie delle portiere un po’ cheap mostrano, una volta azionate, enormi portiere con vetri a giorno, senza cornice.
In coda, le linee iper-squadrate di Challenger Hellcat condividono lo spazio con i grandi fari posteriori orizzontali dagli angoli smussati, l’iconica banda trasversale nera con il nome Dodge al centro, unico luogo dove il nome Dodge compare in tutta l’auto. Da dietro si notano ancora di più i passaruota allargati, mentre un occhio attento nota le due peculiarità della Hellcat, ovvero l’enorme alettone nero opaco, altro tributo alle elaborazioni del passato, e i due scarichi sdoppiati rettangolari, che riprendono il disegno dei fari. Concludendo con le dimensioni di Dodge Challenger SRT Hellcat Widebody Jailbreak, il bagagliaio è davvero enorme con i suoi 458 litri e uno sviluppo in altezza superiore alla media di berline e coupé a tre volumi.
Salendo a bordo di Dodge Challenger SRT Hellcat, gli interni regalano sentimenti piuttosto contrastanti. Da buona auto americana, Challenger bada al sodo nei materiali e nelle componenti, scegliendo un approccio più razionale. Negli States, infatti, le Muscle Car sono automobili che, nelle versioni meno potenti, hanno prezzi da normale auto media, diventando automobili che per guida e stile offrono più di una normale auto da tutti i giorni, ma senza rinunciare a tecnologia e ad un prezzo interessante. Vi basti pensare che, sul mercato americano, una Dodge Challenger con motore 3.6 V6 parte da 31.100 dollari, un prezzo inferiore alla Golf d’Oltreoceano.
Per questo, non deve stupire trovare alcune componenti di origine FCA, un utilizzo di materiali curati ma non lussuosi e una buona dotazione multimediale e di connettività. Nelle sue versioni “normali”, Challenger è una vettura da utilizzare tutti i giorni, e la Hellcat conserva queste caratteristiche senza stravolgerle. Come vedremo, gli stravolgimenti ci sono, ma sotto la scocca. Tornando agli interni di Dodge Challenger SRT Hellcat Widebody Jailbreak, quest’ultima dicitura è in bella vista sulla bocchetta dell’aria del passeggero. L’allestimento Jailbreak è l’unico disponibile in accoppiata alla versione Hellcat per l’ultimo anno di produzione, con differenze interne che vedremo tra un attimo. La prima cosa che si nota salendo a bordo è che il design influisce sull’usabilità dell’auto in modi che, negli ultimi anni, non eravamo più abituati a notare.
Il parabrezza, il lunotto e i finestrini sono infatti molto sottili, limitando non solo la visibilità, ma anche l’ingresso di luce dall’esterno. Il risultato è un abitacolo raccolto che, per le dimensioni di oltre 5 metri dell’auto, offre spazio generoso per i due passeggeri anteriori e non troppo agio a quelli posteriori. Come detto in precedenza, gli interni di Dodge Challenger SRT Hellcat Widebody Jailbreak hanno diverse componenti derivate da modelli più popolari. Nata a cavallo dell’acquisizione di Chrysler da parte del Gruppo FIAT, si possono riconoscere tanti comandi di origine FCA. Il volante, molto bello e dotato di una corona in alluminio e Alcantara e del logo SRT al centro, è dotato dei comandi multifunzione che abbiamo visto anche su FIAT 500X e Tipo.
Anche le palette al volante, qui in alluminio, sono molto simili a quelle delle FIAT e Jeep con cambio automatico, visto che dietro le razze troviamo i comodi tasti multifunzione per il controllo della multimedialità. Ci sono poi altri comandi di origine FCA negli interni di Dodge Challenger SRT Hellcat Widebody Jailbreak, compreso il tasto d’accensione (che però qui è rosso), la leva del cambio condivisa con la penultima Jeep Grand Cherokee e l’infotainment. Al centro della morbida plancia troviamo infatti il sistema UConnect con schermo da 8,4 pollici che abbiamo visto su diversi modelli del Gruppo. Non è il sistema più moderno sul mercato, ma è veloce, completo e ha la connettività con Apple CarPlay e Android Auto (via cavo) molto precisa.
Nella plancetta tra infotainment e cambio, poi, troviamo dei tasti rapidi per la gestione di clima e infotainment, con due tasti speciali: SRT e Launch. Il primo permette di accedere alle schermate specifiche SRT, con decine di indicatori e strumenti digitali come la temperatura di olio, refrigerante e aria entrata nel compressore, pressione si sovralimentazione, posizione dell’acceleratore e così via. In più, nelle schermate SRT è possibile gestire le varie modalità di guida, decidendo l’aggressività di cambio, sterzo, gestione del controllo di trazione ma anche variare la potenza del motore, passando da 500 a 717 CV semplicemente tramite lo schermo. Il tasto Launch, invece, permette di innestare in pochi istanti il Launch Control, e dalla stessa schermata di impostare altri “giochi” come il Line Lock per esibirsi in spettacolari burnout.
Gli interni di Dodge Challenger SRT Hellcat Widebody riescono comunque a darsi un tono grazie a rivestimenti di gran qualità. L’intera plancia è rivestita in pelle con cuciture a contrasto, e i comodi e contenitivi sedili hanno un rivestimento misto pelle-Alcantara, sono riscaldati e climatizzati. Bellissima, ancora, la fibra di carbonio che riveste l’intera consolle centrale e la sezione dove trovano posto infotainment, bocchette dell’aria e quadro strumenti. Quest’ultimo ospita al centro uno schermo multifunzione piccolo ma completo, ai lati del quale troviamo due enormi strumenti analogici per contagiri e tachimetro, dotato di fondoscala a 200 miglia all’ora (320 km/h). Per la velocità in km/h, è necessario impostare la visualizzazione nello schermo digitale al centro. Peccato solo per l’ormai vetusto pedale per il freno di stazionamento, retaggio del periodo DaimlerChrysler.
Arriviamo così ad una delle caratteristiche più attese di questa incredibile vettura, il motore di Dodge Challenger SRT Hellcat Widebody. Prima di parlarvi del 6.1 HEMI sotto il cofano, però, è bene parlare anche della meccanica, davvero molto interessante. Realizzata sulla piattaforma Chrysler LA, dotata di qualche gene proveniente addirittura dalla collaborazione Daimler-Benz e Chrysler dei primi anni ’00, Dodge Challenger ha uno schema sospensivo piuttosto raffinato, diverso da quello che ci potremmo aspettare per una Muscle Car.
Se, fino a pochi anni fa, la storica rivale Mustang aveva ancora il ponte rigido al posteriore, dal 2008 Dodge Challenger ha sospensioni a ruote indipendenti sia davanti che dietro. All’anteriore, troviamo un sistema a bracci oscillanti, derivato dalle raffinate sospensioni della Mercedes-Benz Classe S W220 ma migliorato costantemente negli anni. Dietro, invece, trova posto un Multilink a cinque leve in alluminio e acciaio. Non è solo lo schema delle sospensioni ad essere raffinato, ma le componenti stesse.
La versione Widebody, infatti, sfrutta gli allargamenti della carreggiata per alloggiare non solo gomme molto più larghe, nello specifico 305/35 su cerchi da 20″, ma anche un sistema di ammortizzatori Bilstein derivato dalle competizioni, con regolazione attiva della risposta su tre livelli. Non mancano poi freni Brembo a 6 pistoncini con disco da quasi 16 pollici all’anteriore e barre antirollio più spesse e rigide sia davanti che dietro. A prendersi la scena, però, è ovviamente il motore di Dodge Challenger SRT Hellcat Widebody Jailbreak. Sotto il cofano, infatti, trova posto l’enorme 6.2 V8 HEMI, dotato di distribuzione ad aste e bilancieri, due valvole per cilindro e camera di combustione emisferica.
Leggermente più piccolo del 6.4 HEMI aspirato montato sulle R/T, questo V8 è sovralimentato da un enorme compressore volumetrico dalla capacità di 2.4 litri. Più grande del motore di gran parte del parco circolante europeo e dotato di una capacità più che doppia rispetto all’intero motore di una FIAT Panda Hybrid, il compressore volumetrico porta la potenza del motore di Dodge Challenger SRT Hellcat a ben 717 CV, 10 in più della prima Hellcat grazie all’adozione di differenti prese d’aria. Ora, infatti, in cima al cofano troviamo due prese d’aria centrali, una soluzione che ha consentito il leggero aumento di potenza rispetto alla singola presa d’aria della precedente Hellcat. La coppia, invece, arriva a 848 Nm, ed è scaricata sulle sole ruote posteriori da un cambio automatico ZF a 8 rapporti con convertitore di coppia e un differenziale autobloccante meccanico.
Le dimensioni e il peso (siamo oltre quota 2.000 kg) non sono indifferenti. Grazie a questo incredibile motore, Dodge Challenger SRT Hellcat Widebody Jailbreak ha prestazioni da urlo. L’accelerazione 0-100 km/h è coperta in soli 3,5 secondi utilizzando il Launch Control, mentre la velocità massima non è autolimitata e raggiunge i 317 km/h. Come detto in precedenza, tramite le schermate SRT è possibile configurare la risposta di motore, cambio, sterzo, acceleratore, controllo di trazione e la potenza erogata dal motore. In più, in puro stile Yankee anche la chiave di accensione ha due particolarità. Prodotta a Brampton, in Canada, questa è l’ultima versione della Dodge Challenger, denominata Last Call. Dopo di lei, il modello andrà in pensione. Cosa la sostituirà? Probabilmente la prima, attesissima (e temuta) Dodge elettrica.
Enorme, pesante, dotata di un motore fuori dal tempo e di un mix tra razionalità e emozionalità. Avvicinandomi a questa Muscle Car, è davvero difficile immaginare a priori cosa si può provare in una prova su strada di Dodge Challenger SRT Hellcat. Scelgo allora di non indugiare, e di salire subito in auto. Appena saliti a bordo, l’impressione è quella di essere su un’auto con una lunga storia da raccontare. Dodge Challenger è in circolazione da 15 anni, e infatti la posizione di guida è “d’altri tempi”, in maniera positiva. Gambe distese, seduta bassa e comandi rigidi e faticosi da usare sono tre caratteristiche che ci si aspetta da un’auto così, che non sottosta alle nuove mode che vogliono posizioni di guida alte e comandi leggeri e abbordabili per chiunque.
La visibilità, certo, non è per nulla eccezionale, soprattutto davanti. Se dietro è possibile sfruttare la retrocamera, la visibilità anteriore non è delle migliori, rendendo indispensabili nelle nostre città l’utilizzo dei sensori di parcheggio anteriori, di serie. Nell’utilizzo cittadino, però, al netto delle dimensioni da maxi-SUV Dodge Challenger SRT Hellcat stupisce per una buona agilità. Come da tradizione per le auto americane, il raggio di sterzata è relativamente buono, permettendo di muoversi con (relativa) disinvoltura in città. Il potentissimo V8, poi, in città si rivela incredibilmente pronto e scattante. Rispetto ad altre super-auto con motori altrettanto potenti, l’unione tra la sua grande cilindrata, il compressore volumetrico, il cambio con convertitore di coppia e l’elasticità impressionante del propulsore permette di viaggiare con un filo di gas, anche selezionando la modalità ECO.
Tra le modalità di guida, infatti, c’è anche una modalità pensata per ridurre non solo i consumi, quanto l’esuberanza del motore, che diventa molto più pacioso e amichevole. Parcheggiare è, ovviamente, molto complicato anche a causa degli sbalzi generosi della vettura sia davanti che dietro, che rendono difficile capire dove si trovino splitter e scarichi posteriori. Critica, invece, la situazione specchietti. Se quello centrale consente di vedere piuttosto bene dal piccolo lunotto posteriore, i due specchietti laterali, provati da noi ancora in configurazione americana, sono molto complicati da usare. Dotati di due scale di riduzione delle immagini differenti, una soluzione che necessita di un periodo di apprendistato, sono entrambi molto piccoli, e nelle svolte ostruiscono un po’ la vista anteriore.
A fare da contraltare ci pensano dei sedili comodissimi e dotati di sistema di ventilazione molto potente. In più, la potente aria condizionata (da buona tradizione americana) riesce a rinfrescare l’abitacolo anche in autostrada, quando motore e trasmissione scaldano parecchio. L’esagerato 6.2 si fa sentire, infatti, a livello termico. Il suono dei 8.6 litri di organi meccanici è sempre, perennemente all’interno dell’abitacolo, anche in autostrada. Viaggiando a 130 km/h, i fruscii aerodinamici sono relativamente contenuti. O meglio, sono coperti dall’accoppiata V8 e compressore volumetrico, che fa da colonna sonora a qualsiasi viaggio. L’incredibile elasticità dell’otto cilindri permette di viaggiare a 130 km/h a meno di 2.000 giri in ottava marcia, e mettendo giù senza cambiare la ripresa è già ottima.
Se si svegliano V8 e compressore, la situazione diventa davvero rovente. Senza inserire la modalità di guida più aggressiva e con il controllo di trazione completamente attivo, mettendo giù l’acceleratore da 110 km/h le ruote cominciano a slittare. Da questo primo approccio, capisco che questa è un’auto davvero speciale, diversa da tutte le altre. Comincio a prenderci confidenza, e già in autostrada rimango stupito dalla potenza bruta di questo motore. Ho guidato auto più potenti, tra cui Ferrari 296 GTB e la “mitica” Tesla Model S Plaid. Nessuna di loro mi ha impressionato per la potenza pura che questo V8 così analogico è in grado di generare.
Tanto sornione e docile andando a passeggio, appena si comincia a spingere il sound diventa infernale, la potenza difficile da gestire persino con il controllo di trazione attivo, e la spinta comincia a creare assuefazione. La più grande sorpresa, però, Dodge Challenger SRT Hellcat Widebody me la da tra le curve. Mi aspettavo un’auto lenta e poco incline a curvare, con parecchio rollio e più a suo agio nelle “tirate” sul dritto. Contro ogni mia aspettativa, Dodge Challenger Hellcat sa fare le curve, anche molto bene.
Il merito è sicuramente del pacchetto Widebody. Grazie alle enormi gomme Pirelli PZero da 305 mm e agli ammortizzatori Bilstein regolabili, l’auto è molto più tesa e rigida di quanto ci si aspetti. Anche alzando il ritmo, l’auto è piatta e ben manovrabile. C’è più rollio di Supercar dalla potenza simile, e anche il beccheggio è limitato ma avvertibile. In un’auto di queste dimensioni, però, si tratta di una caratteristica non solo perdonabile, ma utile per capire meglio quando si arriva ai limiti di aderenza e del telaio, alti ma facilmente superabili esagerando con il gas.
Il V8 Hemi è infatti estremamente esuberante, capace di far allargare il posteriore anche con marce alte e un input relativamente limitato. Dodge Challenger SRT Hellcat innesca un sovrasterzo con una facilità disarmante, e nonostante una potenza davvero enorme non è così difficile controllare la sbandata. Il merito è di uno sterzo preciso e piuttosto veloce, anche se dotato di un feeling davvero ridotto, di un raggio di sterzata ampio e di un passo molto lungo, che rende molto più progressivo il sovrasterzo di un’auto da oltre 700 CV. Tutto questo, poi, succede con il controllo di trazione in modalità Sport e l’auto in Track, con sospensioni rigide, potenza di 717 CV e cambio e sterzo più affilati. Disattivando l’ESP totalmente, tutto cambia. Riuscire a tenerle testa diventa molto difficile, una sfida per veri manici.
A impressionare anche con tutti i controlli disattivati è la progressività dell’auto nella perdita di aderenza, permettendo di impostare le traiettorie facendo girare l’auto con il posteriore oltre che con il pesante anteriore. Nella guida meno impegnata, Dodge Challenger SRT Hellcat è più precisa e piacevole di quanto ci si potesse aspettare. L‘unico limite è rappresentato dalle dimensioni, che fanno guidare “sulle uova” sulle strade montane e nel misto, anche quello veloce. L’agilità e il piacere di guida, invece, sono assicurati anche con uno sterzo un po’ inerme.
La vera star della prova su strada di Dodge Challenger SRT Hellcat è il motore e il suo co-protagonista, il compressore volumetrico. Il sound di entrambi è inebriante, crea dipendenza e porta a cambiare e utilizzare gli 8 rapporti del cambio molto più di quanto si farebbe normalmente. La potenza e l’erogazione così vigorosa ma allo stesso tempo lineare del V8 insieme al Supercharger (che, sul suo corpo, ha il logo Hellcat) stupisce chi è abituato ai motori turbo. Qui la spinta cresce progressivamente da poco più di 1.000 giri per arrivare alla linea rossa, posta a poco più di 6.000 giri. Pochi per un motore spinto, tanti per un “vecchio” V8 ad aste e bilancieri. Con un sound così, poi, tutto diventa più bello ed emozionante, muovendo le corde dell’emozione anche a chi, le auto americane, non le ha mai capite.
Tornando su elementi più oggettivi, il cambio si conferma il solito, ottimo ZF a 8 rapporti. Veloce e fluido andando tranquilli, diventa molto aggressivo in modalità Track, tirando dei sonori “calci” nella schiena ad ogni cambiata perfettamente in tono con il “personaggio”. Ottimi anche i freni, che riescono a rallentare in pochi metri un mostro da oltre 700 CV e due tonnellate di peso. Peccato che contro la fisica si può fare poco: dopo qualche decina di km “impegnati”, il fading si fa sentire, e i freni affaticati non hanno più le prestazioni di prima.
Concludiamo la prova su strada di Dodge Challenger SRT Hellcat Widebody Jailbreak con i suoi impressionati consumi. In autostrada, viaggiando al limite autostradale americano (70/80 miglia all’ora, 110/120 km/h), è possibile fare 10 km/l. La mia media, invece, è stata di circa 5 km/l. Spingendo tra le curve, il computer di bordo arriva a mostrare fino a 95 l/100 km. Tradotto, 1,1 km/l. Incredibile.
Aggressiva, cattiva, esagerata, ma anche divertente, comoda e completa. Dodge Challenger SRT Hellcat è un’auto molto particolare, diversa da qualsiasi altra sul mercato oggi. Anche la sua rivale diretta, in vendita ufficialmente in Italia dal 2015, la Ford Mustang, ha un approccio simile al mondo delle Muscle/Pony Car, ma alla guida è molto diversa. Challenger è più rude, più cattiva, più maschia, ma anche più comoda e paciosa quando si va piano. Figlia di un’epoca completamente diversa, è un’auto contraddittoria, unica, particolare, e anche il prezzo di Dodge Challenger SRT Hellcat è particolare. Negli Stati Uniti, per portarsi a casa una Challenger Hellcat servono almeno 72.000 dollari, che diventano 78.000 per una Widebody.
In Europa, il prezzo di Dodge Challenger SRT Hellcat è molto diverso. Dodge e l’altro brand americano del Gruppo, RAM, sono tornati ufficialmente in Europa. Il modello di vendita, però, non prevede la nascita di concessionari, ma l’affidamento della distribuzione a quegli importatori che si sono distinti in Europa per serietà e competenza come KW Automotive e AEC, compresi gli importatori nei singoli Stati come Cavauto per l’Italia. Come succede per decine di altri modelli americani venduti in Europa, l’importazione alza parecchio i prezzi di listino. Per portarsi a casa una Dodge Challenger SRT Hellcat Widebody Jailbreak, infatti, il prezzo sfonda abbondantemente quota 100.000 euro.
Non è un esborso leggero, ma anzi un listino che la mette in concorrenza con vere e proprie sportive e supercar all’europea come Porsche 911, BMW M3 e non solo. Nonostante un prezzo impegnativo, però, Challenger non le sfida davvero. Chi desidera un’auto così, vuole un’auto così e non accetta nessun altro compromesso. Rumorosa, appariscente, con un sound inconfondibile e quell’aura americana che non rovina una dinamica di guida che non ha tanto da invidiare alle rivali d’Oltreoceano. Non sarà la più affilata, precisa e agile sportiva sul mercato. In quanto a puro divertimento e alla passione che è in grado di accendere invece, è quasi impossibile fare meglio. Ci mancheranno tanto auto così. Se potete, portatevene a casa una, prima che sia troppo tardi.
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