Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani è stato molto chiaro: se il pacchetto delle riforme UE sul clima dovesse diventare realtà anche per i marchi ad alte prestazioni come Ferrari, Lamborghini e Pagani; il rischio è quello di chiudere definitivamente il capitolo Motor Valley.
Le riforme al vaglio dell’UE, lo ricordiamo impongono uno stop definitivo alla produzione di veicoli con motore a combustione interna già dal 2035. Abbiamo già approfondito il tema in un nostro articolo.
«In questi giorni stiamo parlando con il settore automotive ed emerge chiaramente che c’è una grandissima opportunità nell’elettrificazione. Ma è stato comunicato dalla commissione Ue che anche le produzioni di nicchia, come Ferrari, Lamborghini, Maserati, McLaren, dovranno adeguarsi al full electric. Questo vuol dire che, a tecnologia costante, con l’assetto costante, la Motor Valley la chiudiamo. Se noi oggi pensassimo di avere una penetrazione del 50% di auto elettriche d’emblée non avremmo neanche le materie prime per farle, né la grid per gestirla. Su un ciclo produttivo di 14 anni, pensare che le nicchie automobilistiche e supersport si riadattino è impensabile». Queste le dure rilevazioni del ministro Cingolani.
Le parole del ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani non rimarranno tali, infatti, si è già messo in moto il MiTe per rispondere e cercare di modificare in tempi brevi il piano “Fit for 55”, che include proprio le modifiche in oggetto, nato per ridurre in Europa del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 e portarle a zero entro il 2050. Secondo diverse fonti i tempi tecnici per apportare tali modiche dovrebbero esserci.
Cingolani non si è esposto solo per i marci di nicchia, le riflessioni si sono dispiegate anche rispetto alla situazione di tanti cittadini che pur volendo non possono cambiare auto per ragioni economiche.
«Se milioni di italiani continuano a circolare su veicoli Euro 0, 1 o 2 non è perché amano le auto inquinanti, ma perché non possono permettersi una ibrida o una full electric. Ma anche ammesso che da domani riuscissimo a trasformare tutto il parco auto, non avremmo energia rinnovabile a sufficienza: finiremmo per ricaricare le batterie con elettricità prodotta bruciando carbone»
In conclusione il ministro ha inviato a riflettere non solo su scala nazionale o europea, ma globale.
«C’è un fattore chiave che a volte le persone non considerano la transizione deve avere un tempo specifico, se siamo troppo lenti falliremo come homo sapiens ma se andiamo troppo veloci falliremo come società. Seconda cosa da considerare: dobbiamo affrontare la disuguaglianza a livello globale che non rende la transizione facile a livello globale. Noi siamo relativamente fortunati perché possiamo parlare di riconversione, idrogeno, mobilità verde… ma che dire di altri 3 miliardi di persone che sul pianeta hanno problema più urgenti? Dobbiamo trovare regole comuni e sostenere i paesi emergenti».
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