Da più di 20 anni ormai la produzione automotive tende a realizzare motori turbo con cilindrata e dimensioni ridotte. Questa virata si chiama downsizing.
A inizio millennio, a qualcuno ha fatto addirittura paura vedere marchi come Volkswagen e Ford farsi principali pionieri di questa tendenza. Abbassare la cilindrata e ridurre la dimensione dei motori poteva sembrare un tradimento.
Ma ben presto si è andati oltre la superficie e si è capito che in questo caso less is more. In fondo riduzione non significa necessariamente mancanza. A volte significa sintesi. Sintesi che corrisponde a una distillazione virtuosa. In altre parole, ottimizzazione.
I perché e i come del downsizing
Innanzitutto, cilindrata e dimensioni dei motori turbo sono state ridotte per abbassare le emissioni. La crescente necessità di ridurre le emissioni è nata principalmente dall’introduzione di nuove Normative Europee ambientali.
In seguito si è innescata l’opinione pubblica, con conseguente aumento della sensibilità degli acquirenti al riguardo. Quindi, i primi perché della riduzione di cilindrata e dimensione dei motori turbo, sono la legge e le persone. Ma non ci fermiamo a questo.
Infatti doversi cimentare in queste opere di riduzione ha stimolato innovazione e ha offerto vantaggi. I motori di cilindrata più piccola consumano meno carburante, quindi risultano più economici per i consumatori. Analogamente sono più economici anche per chi li produce, per ovvie ragioni quali l’impiego di meno materiali.
Alla fine dei giochi i motori con cilindrata e dimensioni ridotte offrono prestazioni assolutamente paragonabili alle generazioni precedenti più grandi e inquinanti.
Questo per una serie di innovazioni tecnologiche che andiamo subito a vedere.
Tecnologie dietro alla riduzione di cilindrata
L’uso di turbocompressori è una delle tecnologie chiave nel downsizing. Un turbo utilizza i gas di scarico per comprimere l’aria in entrata nel motore.
Aumentano la densità dell’aria e la quantità di ossigeno disponibile per la combustione. Così si ottiene più potenza da un motore di piccola cilindrata. Aumentano potenza e coppia motrice. Migliora l’efficienza del carburante. Si riducono le emissioni di CO2.
Un altro esempio? L’iniezione diretta. Si spruzza il carburante direttamente nella camera di combustione ad alta pressione migliorando la precisione della miscela. Così migliora l’efficienza del carburante.
Ancora, abbiamo un utilizzo di diverse tecnologie per la gestione termica. Quindi collettori di scarico integrati nella testata del cilindro e sistemi di raffreddamento avanzati.
Poi, come non citare il rinomato start-stop?
Questi sono solo alcuni esempi chiari che vi rendono l’idea di come le case automobilistiche si sono adattate alla necessità di ridurre cilindrata e dimensioni dei motori mantenendo le prestazioni e migliorando al contempo efficienza e riduzione delle emissioni.
Ora passiamo a qualche auto.
Alcune auto che hanno adottato motori con cilindrata ridotta
Se non vi è bastato parlare di motivazioni e citare alcune tecnologie, da bravi autoappassionati passiamo a un paio di modelli. Ma tenete presente che ce ne sono tanti altri che, se andate a esplorare, riflettono il concetto.
Vi rimandiamo subito alla Casa del Tridente, uno dei marchi top. La Maserati Ghibli offre un motore V6 Twin Turbo di cilindrata ridotta. Un gioiellino tecnico che, indovinate un po’? Ha ben poco da invidiare a un V8. Ed è anche più efficiente!
Infine potremmo parlarvi all’infinito del PureTech lanciato sulla Peugeot 308 e montato su centinaia di veicoli del gruppo PSA in oltre 70 paesi. Semplicemente un motore premiato per 4 anni di fila all’International Engine of the Year Awards.
C’è da dire altro?