Curiosità

Christian von Koenigsegg, la storia di un vero appassionato

Tempo di lettura: 3 minuti

La fine della produzione della Koenigsegg Agera RS, hypercar da oltre 400 km/h, è la scusa perfetta per raccontare la storia di un uomo di cui non si parla mai abbastanza.

Chi non ha mai sognato di costruirsi un’auto a propria immagine e somiglianza, magari chiamandola anche col proprio cognome? Nella storia dell’industria dell’auto qualcuno ci è riuscito, anche in tempi piuttosto recenti, ma solo uno ha portato a termine quest’impresa creando anche le auto più veloci del mondo. Stiamo parlando di Christian von Koenigsegg e delle supercar che portano il suo nome.

Nei giorni scorsi è uscita di produzione la Agera RS, che è stata prodotta in 26 esemplari – 25 + 1 per rimpiazzarne uno andato distrutto – e detiene ancora cinque record del mondo di velocità. Uno di questi è l’incredibile 0-300-0 km/h della Koenigsegg One:1 che è la regina di questa disciplina con un tempo di 17,95 secondi certificato dal Guinness dei Primati. Ma facciamo un passo indietro.

La storia di Mr. Koenigsegg

Nato nel 1972 a Stoccolma, il piccolo Christian ha sempre subito il fascino delle auto e quando a 6 anni è salito sul primo go-kart ha detto che quello è stato il più bel giorno della sua vita. Poi i lavoretti da adolescente in un concessionario Suzuki, dove ha imparato a truccare i motorini tanto da guadagnarsi una certa fama in città. A 19 anni ha inventato un nuovo modo per posare il parquet, senza colla o chiodi, e la vendita del brevetto gli ha portato i fondi necessari per creare la Koenigsegg Automotive a soli 22 anni. Era il 12 agosto 1994.

Christian von Koenigsegg, creatore del Marchio, con la Regera

Per vedere la prima Koenigsegg su strada, la CC8S, bisogna aspettare il 2002 ma l’auto è già un portento. Omologata come stradale, ruba subito il record di velocità alla McLaren F1 portandolo a 387 km/h e porta con sé due brevetti importanti: il sistema per l’apertura delle porte chiamato dihederal-synchro helix e un inedito convertitore catalitico che aumenta le prestazioni diminuendo il peso.

In due anni ne vengono prodotte sei dopodiché il testimone passa alla CCR e dopo altri due anni alla CCX che alla fine del 2010 totalizza ben 29 unità prima di lasciare spazio alla Agera. Se pensate che siano poche, sappiate che ogni Koenigsegg costa almeno 2,5 milioni di euro ed è realizzata interamente a mano. A differenza di altre auto simili, come per esempio le Pagani, la supercar svedese è spinta da un propulsore sviluppato in house e prodotto dagli specialisti britannici Grainger & Worrall. A dire il vero, la prima CC8 aveva un motore 4,7 Ford V8 dotato di sovralimentazione, ma Christian von Koenigsegg non era contento di tutti i compromessi che bisognava accettare e delle prestazioni non sufficienti (si parla comunque di 655 CV). Così già a partire dalla CCR tutte le supercar svedesi hanno avuto un motore specifico. Motore che sulla Agera è cresciuto fino a 5 litri, sviluppando 940 CV nella prima versione (Agera R), cresciuti fino a 1.160 nella Agera RS, senza contare i 1.360 della Koenigsegg One:1.

Ovviamente la ricerca dei record non si è fermata e se già la “R” raggiungeva i 439 km/h, la “RS” vola fino a 457 km/h, grazie anche al peso che non supera i 1.400 kg. Dietro a questi numeri c’è una cura maniacale per la progettazione, a partire dalla monoscocca in fibra di carbonio/kevlar fino ad arrivare all’aerodinamica che a 250 km/h genera 450 kg di deportanza per non far decollare realmente l’auto. Insomma, per farla breve, le Koenigsegg sono le uniche auto di serie che possono avvicinare e in alcuni casi raggiungere il rapporto peso potenza di 1kg/CV, roba da motociclette da corsa.

Ora è la volta della Regera, la prima Koenigsegg con un powertrain ibrido in cui il 5 litri V8 biturbo è abbonato a un motore elettrico: 1.500 CV di potenza, scatto da 0 a 300 km/h coperto in 10,9 secondi e 0-400 km/h chiuso in soli 20,9 secondi. Anche la Bugatti Chiron sembra lenta al suo cospetto.

Koenigsegg Regera, adesso è il suo turno

Alessandro Vai

Le auto e i motori, una passione diventata una ragione di vita. Volevo fare il pilota ma poi ho studiato marketing e ora il mio mestiere è scrivere

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Alessandro Vai

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