Rappresenta il giusto connubio tra l’irripetibile arte e la tecnologia motoristica, per quasi mezzo secolo la BMW Art Car Collection ha affascinato gli appassionati di automobili e non solo. Questa BMW fanno parte di una collezione permanente, le specialissime versioni sono esposte stabilmente al museo della Casa di Monaco; in questi giorni, però, la quarta vettura della serie, come le altre profondamente reinterpretata, la BMW M1 Gruppo 4 che nel 1979 che partecipò alla 24 Ore di Le Mans, può essere ammirata da vicino nelle sale della mostra “Andy Warhol.
La pubblicità della forma”, curata da Achille Bonito Oliva con la collaborazione di Edoardo Falcioni e allestita alla Fabbrica del Vapore di Milano, palazzo sito in via Procaccini 4, MM fermate Monumentale o Cenisio.
Warhol fu un artista a tutto tondo, oltre che pittore, grafico e regista, divenuto famoso nel mondo poiché grande fautore del concetto della riproducibilità e della commercializzazione dell’opera d’arte. La rassegna racconta l’artista newyorchese, fra i più celebri del ventesimo secolo, con oltre 300 opere, inserendosi anche nel calendario delle celebrazioni del cinquantenario del brand BMW M, la divisione sportiva della Casa di Monaco fondata nel 1972 per volere della BMW.
La BMW M1 dipinta a mano da Warhol
Dal 1975, una ventina di artisti internazionali hanno creato art cars, definite “Rolling Sculptures”, offrendo un’ampia gamma d’interpretazioni. Per cambiarle i connotati e rendere eterna la “BMW M1” del 79 a Warhol occorse circa mezz’ora; l’artista non vedeva alcun conflitto tra tecnologia e creatività e, invece, di progettare in anticipo un modello in scala e lasciare il lavoro di completamento ai suoi assistenti, come di solito succede in questi casi, si riservò il gusto di spennellare la BMW M1 dall’inizio alla fine. “Ho cercato – disse Warhol – di dare una rappresentazione vivida della velocità: se un’auto è davvero veloce, tutti i contorni e i colori risulteranno sfocati”.
In mostra ci sono anche gli oggetti simbolo del consumismo di massa, come ritratti dello star system degli anni 60, la serie “Ladies&Gentlemen” degli anni 70 dedicata alle drag queen, simbolo di emarginazione per eccellenza e considerate alla pari di star mondiali come Marilyn Monroe, sino ad arrivare agli anni 80, quando divenne predominante il suo rapporto con il sacro.
In esposizione anche una ventina di tele, una cinquantina di opere uniche come serigrafie su seta, cotone, carta, oltre a disegni, fotografie, dischi originali, T-shirt, il computer Commodore Amiga 2000 con le sue illustrazioni digitali, la ricostruzione fedele della prima Factory, lo studio d’arte all’avanguardia aperto al quinto piano del 231 East 47th street di Midtown Manhattan dove tutto cominciò, oltre a un’area multimediale con proiezioni di film da gustare con occhialini 3D.
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