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Biocarburanti per auto storiche: salveranno le classiche?

Tempo di lettura: 4 minuti

La transizione verso una mobilità che riesca ad essere il meno impattante possibile sull’ambiente si concentra principalmente sulle tipologie di trasporto più utilizzate, come le nostre automobili di tutti i giorni o i mezzi pubblici. Anche i veicoli mossi principalmente dalla passione, come le automobili d’epoca, devono adeguarsi a questi tempi che cambiano. Per questo, a Milano AutoClassica 2023 ASI ha presentato al grande pubblico i biocarburanti per auto storiche. Secondo ASI, i biocarburanti rappresentano un modo facile, immediato e duraturo per poter utilizzare anche in futuro le automobili del passato, ancora amate da giovani e meno giovani.

Durante la kermesse meneghina, in scena da oggi fino al 19 novembre, l’Automotoclub Storico Italiano ha organizzato delle prove su strada per provare il biocarburante dell’azienda inglese Coryton, chiamato Sustain Classic. Da classiche moderne come Mercedes-Benz CLK e Chevrolet Corvette C4 a vetture d’epoca come il mitico Volkswagen Transporter T1, ASI vuole dimostrare come questo carburante, studiato dalla Coryton specificatamente per i veicoli classici, possa rappresentare una vera soluzione per l’utilizzo sostenibile delle nostre amate auto storiche.

Il biocarburante per salvare l’auto storica? Ecco come si fa

Il biocarburante della britannica Coryton può contare su un numero di ottani uguale o superiore a 98, e ha un contenuto di bioetanolo inferiore all’1%. Sono tutte caratteristiche fondamentali perché i biocarburanti possano essere la salvezza per le vetture classiche nel prossimo futuro. A livello tecnico, i biocarburanti possono essere una ottima soluzione per automobili utilizzate per passione, che fanno pochi chilometri all’anno e che, per la loro scarsissima impronta nel totale delle emissioni del settore dei trasporti, possono fare a meno del powertrain elettrico ed essere ugualmente “leggere” senza rinunciare al loro motore originale.

A livello tecnico, i biocarburanti sono ottenuti mediante la fissazione biologica del carbonio. La materia prima, ovviamente, non è il petrolio, bensì materia organica come scarti di industrie agroalimentari, rifiuti organici, di legna o ramaglie, ottenendo, mediante delle reazioni chimiche controllate, degli idrocarburi pressoché identici a livello di prestazioni tecniche a quelle della benzina prodotta in maniera tradizionale. I biocarburanti, infatti, si ottengono attraverso il processo di fissazione biologica del carbonio. Come fa ad essere “pulita” l’emissione dei biocarburanti? In realtà, utilizzando biocarburanti si emettono sostanze inquinanti, ma in misura inferiore rispetto ad un carburante tradizionale. Coryton dichiara che il suo carburante “Super 80” a 98 ottani, quello dedicato all’utilizzo stradale, è in grado di ridurre di oltre il 65% le emissioni di un’automobile storica.

In più, il carbonio utilizzato nella loro produzione era già presente nelle biomasse, in quanto derivano dall’assorbimento dell’anidride carbonica dall’atmosfera. L’ASI ha dichiarato che il suo obiettivo è quello di agire a garanzia della circolazione dei veicoli storici. Per questo, ASI si sta impegnando con costanza nel “raccogliere e mettere a disposizione dati e numeri certi e univoci, provenienti da fonti terze autorevoli e riconosciute.”. Uno dei grandi punti a favore dell’utilizzo dei biocarburanti sulle auto storiche è la possibilità di utilizzare questa alimentazione fin da subito, senza modificare le vetture su cui sono montate.

Questi biocarburanti, infatti, sono del tutto identici alla tradizionale benzina “verde” senza piombo, utilizzabile quindi (con i dovuti accorgimenti sulle auto non prodotte dalla fabbrica per usare benzine prive di additivi) da tutte le automobili storiche senza doversi sobbarcare l’investimento di migliaia di euro richiesto per una conversione di un’auto storica alla trazione elettrica. Quest’ultima pratica è inoltre invisa a diversi appassionati, che non rinunciano al loro motore termico, specie quando si tratta di propulsori iconici e famosi in tutto il mondo.

“Prosegue senza sosta il nostro percorso virtuoso verso il futuro del settore.”, afferma Alberto Scuro, Presidente ASI. “Grazie al lavoro della nostra Commissione ASI Green, ci stiamo focalizzando su un tema fondamentale: quello della sostenibilità. Abbiamo già dimostrato, numeri ufficiali alla mano, che i veicoli di interesse storico e collezionistico certificati in Italia hanno un’influenza residuale sulle emissioni e per fare ancora di più abbiamo avviato studi approfonditi sui carburanti alternativi. Questi sono già realtà e possono essere utilizzati anche sui motori più datati, come dimostreremo a Milano AutoClassica. Il futuro è già qui, noi vogliamo farne parte perché i veicoli storici non sono un problema ma una ricchezza per il sistema Paese e devono poter continuare a circolare.”.

L’alternativa alla conversione elettrica si chiama biocarburante?

I biocarburanti, per ASI (e non solo), sono quindi un modo per riuscire a dare un futuro e una visione al mondo dell’auto classica, poco impattante per antonomasia e, per la sua importanza storica, tecnica e sociologica va vista come un patrimonio da preservare, e non come un vecchio retaggio del passato da eliminare. Non possiamo poi negare che un’importante parte dell’esperienza di guidare un’auto storica passa per la sua meccanica, iniziando proprio dal motore. Per questo, sebbene si stiano diffondendo sempre di più aziende che si occupano di conversioni elettriche di auto storiche, tantissimi appassionati si dividono sulle cosiddette “electromod”, le conversioni di auto storiche in elettriche, che per molti “snatura” l’essenza stessa di un’auto classica.

Per questo, sebbene le automobili storiche con motore elettrico abbiano il loro indubbio appeal, pensiamo che la presenza di altre possibilità di sviluppo per le auto storiche, come l’utilizzo di biocarburanti, possa dare la flessibilità necessaria a questo settore così importante a livello culturale, emozionale ma anche economico di continuare a fiorire anche con l’imminente diffusione della mobilità elettrica.

La mitica MINI realizzata per Paul Smith dal reparto Recharge della Casa inglese, che si occupa proprio di “electromod”: sono diverse le Case che stanno lanciando progetti simili

Sarà questa la svolta per le auto storiche? Lo scopriremo nei prossimi anni, quando Coryton proporrà in vendita anche in Italia il suo biocarburante. Ci siamo infine fatti una domanda: quanto costa il biocarburante per auto storiche? Presente sul mercato britannico e in continua espansione, al momento in cui scriviamo Coryton propone la sua linea di biocarburanti per auto classiche Sustain Classic a prezzi compresi tra tra le 3,80 sterline al litro (4,34 euro al litro) della “Super 33” con il 33% di biocarburanti alle 5,24 sterline al litro (5,99 euro al litro) della Racing 50 da 102 ottani pensata per le corse.

La “miscela” più interessante è la Super 80, quella che garantisce sempre 98 ottani ma un “taglio” sulle emissioni del 65%: il prezzo di questo biocarburante è di 4,65 sterline al litro, ovvero 5,31 euro al litro. Si tratta di prezzi ancora alti, pensati per un utilizzo più elitario dell’auto storica. Coryton e altri produttori, comunque, contano di poter abbassare i prezzi con il diffondersi del prodotto. Sarà davvero così? Non ci resta che aspettare e vedere. Nel frattempo, sarà possibile provare a Milano AutoClassica diverse auto di epoche differenti alimentate a biocarburanti, per scoprire come potrebbe essere la mobilità (storica) del futuro.

Giulio Verdiraimo

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