Era il 14 agosto di trent’anni fa quando Enzo Ferrari, nato Enzo Anselmo il 18 febbraio 1898, esalava l’ultimo respiro nella sua Modena. Era una domenica e non volava una mosca nella cittadina emiliana e dintorni. Come da lui espressamente dichiarato nel testamento, voleva andarsene senza far rumore, quel rumore che tanto adorava quando la sorgente erano gli scarichi delle sue amate creature. E così fu, i giornali diedero la notizia (il 15 non uscirono i giornali per l’Assunzione) a funerali, e sepoltura, già avvenuta.
Anche nel salutare questo mondo che tante soddisfazioni gli aveva dato, il Drake riuscì a sorprendere tutti. Nel 1947, la sorpresa più bella, la nascita di quella Ferrari che tutto il mondo ci invidia. Nato in una famiglia modesta, Enzo Ferrari come tutti ben sanno si fece sopraffare dalla passione per le corse già in adolescenza, mettendo a segno una carriera da discreto pilota terminata nel 1932, quando nacque lo sfortunato figlio Dino.
Già nel 1937 fondò l’Auto Avio Costruzioni e il caso, anzi la guerra, volle che tutta la produzione fosse trasferita a Maranello, più al riparo dai bombardamenti degli alleati. Proprio lì, nel giro di pochi anni, ormai cinquantenne, tirò fuori il coniglio dal cilindro. Mai nessuno avrebbe scommesso un centesimo su quello che, 71 anni più tardi, rappresenta ancora il sogno di tanti bambini e di tanti adulti mai troppo cresciuti.
“Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un’automobile, sicuramente la farà rossa”
C’è tutto Enzo Ferrari in questa sua famosa citazione che fa capire quanto l’ex pilota diventato imprenditore credesse nella sua creatura, e come dargli torto. Tre anni più tardi nasceva il Campionato del Mondo di Formula 1 e Ferrari iscrisse le sue vetture perché le corse erano nel DNA della Ferrari, come lo erano per la rivale Alfa Romeo che Ferrari considerava la sua “mamma”, metaforicamente uccisa quando nel 1951 arrivò la prima vittoria di Gonzalez proprio contro lo squadrone di Alfa 159.
Da allora sono arrivati 15 titoli piloti e 16 titoli costruttori, rispettivamente 9 e 8 con il Drake ancora in vita che potè così gioire delle vittorie della sua “creatura” nata quando lui era già un cinquantenne con una carriera di pilota alle spalle.
Tra i piloti più amati in vecchiaia, quando arrivarono titoli nella F.1 che stava cambiando volto non si può non citare Niki Lauda, ritratto con lui sulla pista di Fiorano costruita nel 1972 accanto alla Fabbrica, e Gilles Villeneuve, considerato alla stregua di un figlio. Alla sua morte, con Enzo Ferrari già in là con gli anni, quasi in tono da padre che ha appena perso un figlio, o nipote, prediletto, disse alla stampa:
“C’è chi valuta Gilles Villeneuve uno svitato, con il suo ardimento, e con la capacità distruttiva che aveva nel pilotare auto macinando semiassi, cambi e freni ci ha insegnato cosa fare. È stato campione di combattività e ha regalato la notorietà alla Ferrari. Gli volevo bene”.
Un uomo rude il Drake, all’apparenza, profondamente sensibile nel privato, specie dopo la perdita del figlio Dino a causa della distrofia muscolare nel 1956. Questo era ed è stato Enzo Ferrari, un uomo dalle mille sfaccettature che meriterebbe un oscar postumo per aver creato uno dei film più belli che il mondo dell’auto abbia mai visto, quello che porta il suo nome e fa sognare da generazioni tutti gli appassionati del mondo.