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Accise: il gioco delle tre carte continua

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Signore e signori, benvenuti al grande circo delle accise! Oggi in pista il numero più atteso: il Diesel che rincara e la benzina che si fa il lifting di due centesimi. Applaudite, pagate e non fate domande!

Il governo assicura che si tratta di un ribaltone epocale, una riforma che modernizza il sistema fiscale, semplifica la vita alle aziende petrolifere e ai distributori di carburante riducendo gli oneri burocratici, e rende il paese più competitivo. Ma a chi?

Il riallineamento, parte di un’insondabile strategia economica, si tradurrà in una stangata per chi guida Diesel, ossia la maggioranza di lavoratori, trasportatori e pendolari che fino a ieri erano convinti di aver scelto il carburante più economico. Un centesimo in più al litro potrebbe sembrare trascurabile, ma quando si macinano centinaia di chilometri al mese diventa un salasso mascherato da riequilibrio fiscale.

La ciliegina sulla torta? Il governo assicura che il gettito extra sarà destinato al trasporto pubblico locale. Lo stesso trasporto pubblico che, tra ritardi biblici, treni con temperature polari e autobus fantasma, fa notizia solo quando un convoglio prende fuoco o un tram deraglia a Roma, rendendoci la Svizzera del Terzo Mondo.

Intanto, mentre i ministri si complimentano a vicenda per l’ennesima “riforma epocale“, gli italiani sanno già come finirà: chi ha un’auto Diesel pagherà di più, chi usa la benzina risparmierà quanto basta per un caffè (senza cornetto), e lo Stato continuerà a fare cassa. Perché in Italia le accise, come le tasse introdotte in tempo di guerra, sopravvivono sempre alla pace.

Collaudatore

Federico Ferrero

Direttore Autoappassionati.it

Autore
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