Non più tardi di qualche mese fa, chi scrive ha provato la Tesla Model Y in versione “umana”, la Dual Motor. Un’elettrica di grido, oggi tra le auto più vendute in Europa e sempre capace di impressionare, nel bene e nel male. Oggi scendo da una Tesla Model Y Performance, la versione più vitaminizzata del SUV elettrico californiano per la prima volta prodotto in Europa (nella Gigafactory di Berlino) per esaminare similarità e differenze tra le due versioni. Vale la pena, oggigiorno, spendere più di 15.000 euro al netto del listino per una Model Y base e una Model Y Performance capace di raggiungere una potenza di picco di 513 CV?
Modello fondamentale per la crescita globale del Marchio di Elon Musk, Model Y oggi si inizia a vedere spesso sulle strade, anche quelle italiane, e l’arrivo della “Performance” ha rappresentato in un certo senso la quadratura del cerchio. Per lei parlano i dati: fino a 514 chilometri di autonomia promessi, 3,7 secondi per passare da 0 a 100 km/h, nonostante una mole non certo indiferrente, fino a 250 km/h di velocità massima e un assetto, perlopiù ribassato, che spinge chi guida a sentirsi in grado di andare là dove una “normale” Model Y non te lo consentirebbe. Tutto il resto rimane pressochè simile, ma non uguale: interni spaziosi e piuttosto accoglienti, infotainment di livello alto ma non esente da critiche, gestione della ricarica ottimizzata e tutto il fascino che il mondo Tesla esercita sul consumatore dotato di una certa disponibilità economica.
Scopriamo, quindi, come va la Tesla Model Y Performance in questa prova su strada più approfondita.
Dicevamo della sua spaziosità, ovviamente figlia delle dimensioni della Tesla Model Y Performance per altro comuni alle altre versioni in vendita:
Detto delle dimensioni, come si riconosce che questa è una Performance? Ci sono dettagli che non possono sfuggire, in primis gli spettacolari cerchi (ma occhio ai marciapiedi) Uberturbine da 21″ sotto i quali si scorgono con un certo impatto le pinze freno rosse. Altro dettaglio, comune alla Model 3 Performance, lo spettacolare spoiler in carbonio che dipinge il limite posteriore del lato B, molto elegantemente. Spicca sicuramente meno su una Tesla Model Y Performance nera rispetto a una colorazione bianca, quella per altro proposta di serie, ma fa sempre la sua figura. Insieme a queste peculiarità, ci si accorge che è una Performance anche abbassando di poco lo sguardo: il badge Dual Motor è sottolineato di rosso: inequivocabile. Peccato per i Full LED, unica opzione: tanti concorrenti si stanno muovendo verso le luci a matrice di LED adattive, Tesla in questo pecca un poco.
Altro aspetto di cui tenere conto nell’analizzare, da ferma, la Tesla Model Y Performance è la qualità costruttiva. Badate che questo modello, come accennato, è già nato nella fabbrica di Berlino e, rispetto ai modelli prodotti a Shanghai, c’è qualche differenza a livello dei giochi tra le portiere ma, soprattutto, la gradita presenza della cappelliera (rigida e ripiegabile, ma almeno c’è) prima totalmente assente.
Questo, prima di parlare degli interni, era uno degli aspetti che meno mi aveva convinto della Tesla Model Y, non fosse altro per chi non possiede un box o più semplicemente lascia la macchina temporaneamente parcheggiata fuori per una commissione.
Una novità importante che migliora ulteriormente lo sfruttamento degli spazi, ampi, della Tesla Model Y Performance. Partendo proprio dal bagagliaio, dove Tesla non dichiara la capacità minima ma evidenzia che si può arrivare fino a 2.100 litri di carico, il vano è molto ben rifinito: c’è la moquette, due pratiche tasche laterali, ulteriore spazio sotto la copertura piana e, sotto il cofano, un altro “frunk” utile per il cavo nel caso in cui non dobbiate per forza di cose caricare al Supercharger.
Spalancata la porta, lo si fa sia tramite telefono entrando nell’app dedicata o tramite la tessera simile a una carta di credito da appoggiare a metà del montante centrale, l’abitacolo della Tesla Model Y Performance è esattamente come me lo ricordavo: essenziale, minimalista, arioso. Complice il vistoso tetto panoramico, a bordo si sta tutto sommato molto bene anche se mi sarei aspettato fianchetti più contenitivi sui sedili anteriori di un’auto che supera i 500 CV in scioltezza. Migliora, tuttavia, la qualità percepita: i materiali sono di pregio, piace il legno che adorna la plancia, così come il feeling al tatto è promosso sotto diversi punti di vista…e di contatto. Permangono i due ampi vani (davanti al portabottiglie e sotto il bracciolo), entrambi dotati di prese USB di tipo C, così come la doppia piastra di ricarica a induzione. Per vedere in Italia il volante/cloche e il quadro strumenti i clienti Tesla possono già ordinare le versioni Plaid di Model S e Model X, ancora incerta l’introduzione su Model 3 e Model Y.
Migliorato anche il sistema di infotainment, con un software aggiornato che rende più fluidi i passaggi tra le tantissime schermate. Il chip AMD Ryzen rende più fruibile il sistema di intrattenimento, anche se personalmente non capisco la necessità di entrare nell’apposito menù, per esempio, per regolare il recupero di energia in frenata (esclusivamente a vettura in P, mai in movimento) quando tante concorrenti si sono mosse su pratici paddle dietro il volante da utilizzare alla bisogna. Semplicità, sì, ma a voler essere esclusivi a volte si rimane indietro.
Critiche ce ne sono, ma non si può davvero non rimanere estasiati, specie per un appassionato, di fronte all’accelerazione che la Tesla Model Y Performance imprime letteralmente sul corpo di chi siede a bordo. 3,7 secondi per passare da 0 a 100 km/h sono un miglioramento netto rispetto ai 5 della Model Y Long Range provata a inizio anno, così come colpiscono i già citati 250 km/h di velocità massima. Lascia letteralmente senza fiato, ed è notevole per un SUV di questa stazza, il modo in cui la Model Y Performance accellera. Siamo vicini alle due tonnellate e ogni volta è un tuffo allo stomaco, ti lascia senza fiato. Vero, sempre dal generoso schermo si può impostare la risposta del pedale destro su Soft e l’accelerazione assume un aspetto più umano: chi soffre di stomaco vi ringrazierà sentitamente.
Sempre nel confronto tra le due versioni provate, si osserva un assetto molto più preciso accompagnato da uno sterzo altrettanto diretto; anche quest’ultimo è stato migliorato, non tanto per la demoltiplicazione che rimane sempre la stessa, due giri per parte, mentre la durezza, il feeling tra le mani, cambia sostanzialmente impostando le tre modalità concesse dal sistema (Comfort, Standard e Sport). Non ha un raggio di sterzata esagerato, per le manovre in garage spesso ho inserito la retromarcia, ma è promosso. Benino anche i freni, dico benino perchè si torna al discorso sul recupero energetico, o famoso effetto one pedal, che influisce pesantemente sulla risposta del pedale centrale. La corsa è lunga, ma la frenata vera si attiva solo sul fine corsa, con quest’ultima non esagerata nell’estensione. Certo, non avrebbero affatto guastato due paddle per regolare con le dita l’intensità del recupero per non intervenire spesso e volentieri in quello che è a tutti gli effetti il pannello di controllo della vettura: scenografico, sì, ma non esattamente comodo in tutte le situazioni di guida quotidiane.
Impostando la modalità “arresto”, sempre navigando sull’enorme schermo centrale, la Model Y tende tuttavia a fermarsi completamente ed è questa la modalità che userete per la maggior parte del tempo con tanto di salvaguardia quasi totale di pinze e pastiglie. Con quattro freni a disco, e dischi piuttosto generosi, l’impianto è del tutto commisurato alla potenza in gioco. Detto di un assetto che si può definire più vicino a un concetto di sportività rispetto ai classici SUV per famiglie, elettrici o meno, colpisce la risposta delle sospensioni su buche e sconnessioni, sempre considerando che questo esemplare monta i cerchi da 21″.
Lato ADAS, non ci sono grosse novità. L’Autopilot fa il suo e, attivando l’apposita modalità, si attiva l’autosterzatura in autostrada: per attivarla prima si tira giù due volte la leva della modalità D, poi, se la telecamera non rileva l’arrivo di veicoli in prima corsia, con un leggerissimo movimento dello sterzo l’auto supera il veicolo di fronte e con lo stesso movimento nel senso opposto rientra in corsia. Bene anche il Cruise adattivo sempre in grado di frenare dolcemente la vettura fino al completo arresto. Si gode comunque di una buona visibilità di fronte, non certo dietro dove il lunotto estremamente inclinato ancora una volta risulta nemico della visibilità. Bisogna affidarsi alle telecamere ad altissima definizione, praticamente fondamentali per i parcheggi.
514 sono i chilometri che Tesla promette con la batteria da 75 kWh in dotazione alla Model Y Performance, per altro la stessa montata su tutte e tre le versioni. Più di 500 chilometri nel famoso ciclo combinato WLTP, dove i test sono simili ma non uguali alle condizioni di guida che ci si trova ad affrontare nella vita quotidiana. Aggiungo l’appetibilità, se così vogliamo chiamarla, di poter contare su più di 500 CV sulle quattro ruote e la realtà mi porta ad affermare che l’autonomia reale della Tesla Model Y Performance dopo una settimana in sua compagnia si è “fermata” a 456 chilometri, comunque un dato di riferimento considerata la potenza e la mole.
Parlando di consumi, siamo su una media di 19,6 kWh/100 km, quando la Casa dichiara 17,1 kWh/100 km basandosi sull’autonomia dichiarata (anche dal configuratore ufficiale). Vero, durante un tragitto sulla tangenziale milanese, da nord a sud del capoluogo milanese, a velocità da codice, quindi inferiore ai 130 km/h autostradali, ho ottenuto un’autonomia reale della Tesla Model Y pari a 15,2 kWh/100 km, corrispondenti a circa 490 chilometri di strada coperti da una ricarica. Nel viaggio in A4 Torino – Milano, velocità 130 km/h, ho consumato circa il 55% di batteria, arrivando con ampio margine all’arrivo. Certo, per il ritorno, mi sarei dovuto comunque fermare a un Supercharger.
Relativamente alla ricarica della Tesla Model Y Performance, ancora una volta il mondo Tesla e la sua rete di colonnine ultrafast non ha deluso le attese. Il navigatore è oggettivamente superbo nel capire come organizzare al meglio il viaggio (ora tiene conto anche dell’umidità dell’aria) e pre-condiziona la batteria nel tragitto verso il Supercharger. Con una potenza massima di 250 kW in corrente continua, la Model Y Performance si ricarica in meno di un’ora considerando la famosa percentuale dall’80 al 100% che richiede più tempo. A meno di “forzare” la ricarica fino alla fine, caricare da poco sotto il 20% al famoso 80% richiede circa mezz’ora in condizioni ideali, per inciso senza troppe Tesla che caricano tutte assieme nello stesso tempo. Si aspettano ulteriori progressi dal nuovo battery pack, mentre la Model Y Performance della nostra prova montava ancora la versione 4860.
Venendo all’aumento dei prezzi della ricarica al Supercharger, questa è la situazione che mi si è presentata impostando come meta del navigatore le colonnine davanti al Centro Commerciale di Arese, dove i prezzi si distinguono così:
Non mi addentro nelle tariffe flat offerte ai clienti Tesla, non essendolo. Sappiate che si può anche optare per il Wall Connector da installare a casa da 7,4 a 22 kW in base all’impianto con il cavo lungo 7,3 metri.
Il prezzo della Tesla Model Y Performance parte da 71.990 euro, il più alto tra le tre versioni che compongono la gamma del SUV californiano ora prodotto anche in Europa. La versione Long Range, quindi Dual Motor, che abbiamo provato a inizio 2022 ora costa 65.990 euro, prezzo che si distanzia di ben 16.000 euro rispetto alla Model Y “base”, dove con questo termine si intende la Single Motor con la “sola” trazione posteriore. In estrema conclusione, con un prezzo Tesla Model Y Performance di 71.990 euro comprerete un’auto che tocca i 250 km/h dotata dei suoi scenografici cerchi Turbine da 21″, dei freni Performance, delle sospensioni ribassate e dei pedali in lega di alluminio.
Interessanti i dati relativi alle alternative all’acquisto della Model Y Performance. Direttamente dal configuratore ufficiale Tesla si può simulare il costo di un leasing (anticipo minimo 7.298 euro, 10.000 chilometri/anno e 18 mesi), del noleggio a lungo termine (da 36 a 60 mesi, chilometraggio annuo minimo 10.000 chilometri; si possono aggiungere servizi accessori come assicurazione RCA completa, manutenzione ordinaria/straordinaria, assistenza stradale 24/24) o finanziamento (anticipo minimo 7.298 euro, TAN 3,75% TAEG 3,83%). Tesla Model Y, fin dalla base, è esclusa dall’ecobonus statale superando il limite dei 42.700 euro iva compresa. Diverso il discorso per i vantaggi tra cui l’esenzione dal pagamento del bollo auto o i vari incentivi promossi a livello regionale.
Esplorando le variabili che possono incidere sul prezzo della Tesla Model Y Performance, è di serie il Bianco Perla micalizzato, mentre la Tesla Model Y Performance nera (Nero Pastello) costa 1.200 euro mentre le metallizzate/micalizzate (Grigio Scuro, Blu Oceano e Rosso) costano 2.200 euro. I cerchi da 21″ così caratteristici sono, invece, di serie su questo allestimento. Si può aggiungere il gancio traino (1.350 euro), il set di gomme invernali Pirelli sempre sui cerchi da 21″ (3.990 euro), la tonalità bianco/nera per gli interni (1.200 euro), l’Autopilot avanzato (3.800 euro) e la guida autonoma al massimo potenziale (7.500 euro). La wallbox costa 500 euro.
Le concorrenti della Tesla Model Y Performance sono poche ma sanno come tenerle testa: Kia EV6 GT, Polestar 2 e Ford Mustang Mach-E GT, in attesa che qualche altra rivale si affacci alla finestra dei SUV elettrici…che vanno di corsa.
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